Tra gli anni ’50 e gli anni ’70 del Novecento, l’Italia fu interessata da un vastissimo movimento interno di popolazione. Milioni di italiani decisero di cercare migliori condizioni di vita e di lavoro lontano dal proprio luogo di origine, contribuendo a quello che gli storici sono soliti indicare come processo di "modernizzazione" del paese. Gli spostamenti dal Sud verso le città del triangolo industriale si rivelarono particolarmente traumatici, soprattutto per le difficoltà da parte delle comunità ospiti a relazionarsi con i nuovi arrivati, generalmente percepiti come "Altri" portatori di cultura, valori e stili di vita "arretrati" rispetto a quelli del luogo di arrivo. In questo contesto, la scuola elementare rappresentò un luogo di discriminazione per molti bambini di origine meridionale, che in misura crescente vennero assegnati alle cosiddette "classi differenziali". Scopo principale di questo articolo è l’analisi del discorso psichiatrico che supportò le pratiche di selezione e marginalizzazione dei piccoli meridionali nelle scuole elementari del Nord-Ovest industrializzato. Spesso tali pratiche disattendevano le indicazioni degli "esperti" sulla spinta di esigenze e interessi contingenti.

"Un’inguaribile incapacità di reazione al nuovo ambiente di vita". Bambini meridionali al Nord e classi differenziali negli anni ’50 e ’60

De MIchele, Grazia
2010-01-01

Abstract

Tra gli anni ’50 e gli anni ’70 del Novecento, l’Italia fu interessata da un vastissimo movimento interno di popolazione. Milioni di italiani decisero di cercare migliori condizioni di vita e di lavoro lontano dal proprio luogo di origine, contribuendo a quello che gli storici sono soliti indicare come processo di "modernizzazione" del paese. Gli spostamenti dal Sud verso le città del triangolo industriale si rivelarono particolarmente traumatici, soprattutto per le difficoltà da parte delle comunità ospiti a relazionarsi con i nuovi arrivati, generalmente percepiti come "Altri" portatori di cultura, valori e stili di vita "arretrati" rispetto a quelli del luogo di arrivo. In questo contesto, la scuola elementare rappresentò un luogo di discriminazione per molti bambini di origine meridionale, che in misura crescente vennero assegnati alle cosiddette "classi differenziali". Scopo principale di questo articolo è l’analisi del discorso psichiatrico che supportò le pratiche di selezione e marginalizzazione dei piccoli meridionali nelle scuole elementari del Nord-Ovest industrializzato. Spesso tali pratiche disattendevano le indicazioni degli "esperti" sulla spinta di esigenze e interessi contingenti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/956971
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