Nella presentazione di questo numero di Area abbiamo letto criticamente l‘ipotesi di studio proposta da Rem Koolhaas con la sua mostra Elements of Architecture evidenziando alcuni spunti di riflessione incentrati sulla considerazione che la mostra inverte programmaticamente i “fondamentali“ della disciplina confondendo i mezzi con i fini, l‘architettura con gli elementi costruttivi fino al punto di affermare, non solo che in questa Biennale non sono presenti intenzionalmente gli architetti, ma incidentalmente, a mio giudizio, neanche l‘architettura (se non suoi frammenti o parti di questa): scale, rampe, ascensori, corridoi, porte, balconi, sanitari, caminetti, finestre, muri, controsoffitti, facciate e così via. Tuttavia, se la sottolineatura dell‘importanza della conoscenza del valore evolutivo dei singoli elementi costruttivi costituisce un‘intuizione felice che sottrae il progetto dalla schiavitù del gesto eclatante e creativo, rimane da verificare prioritariamente la coerenza della proposta ed in secondo luogo la sua utilità rispetto ai temi e i compiti a cui è chiamato oggi il progetto di architettura. Si tratta di due questioni differenti, la prima attiene alla valutazione del rigore scientifico con cui è stato condotto questo lavoro di ricerca sugli elementi – giudizio che tuttavia non mina il significato intrinseco della mostra – la seconda riguarda viceversa la correttezza e la congruità con il fare contemporaneo di una simile lettura retrospettiva, problematica che invece richiede una attenta verifica in grado di confermare o vanificare l‘efficacia di quanto supposto.
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Titolo: | Elements of Architecture: Delirious Venice |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2014 |
Rivista: | |
Abstract: | Nella presentazione di questo numero di Area abbiamo letto criticamente l‘ipotesi di studio proposta da Rem Koolhaas con la sua mostra Elements of Architecture evidenziando alcuni spunti di riflessione incentrati sulla considerazione che la mostra inverte programmaticamente i “fondamentali“ della disciplina confondendo i mezzi con i fini, l‘architettura con gli elementi costruttivi fino al punto di affermare, non solo che in questa Biennale non sono presenti intenzionalmente gli architetti, ma incidentalmente, a mio giudizio, neanche l‘architettura (se non suoi frammenti o parti di questa): scale, rampe, ascensori, corridoi, porte, balconi, sanitari, caminetti, finestre, muri, controsoffitti, facciate e così via. Tuttavia, se la sottolineatura dell‘importanza della conoscenza del valore evolutivo dei singoli elementi costruttivi costituisce un‘intuizione felice che sottrae il progetto dalla schiavitù del gesto eclatante e creativo, rimane da verificare prioritariamente la coerenza della proposta ed in secondo luogo la sua utilità rispetto ai temi e i compiti a cui è chiamato oggi il progetto di architettura. Si tratta di due questioni differenti, la prima attiene alla valutazione del rigore scientifico con cui è stato condotto questo lavoro di ricerca sugli elementi – giudizio che tuttavia non mina il significato intrinseco della mostra – la seconda riguarda viceversa la correttezza e la congruità con il fare contemporaneo di una simile lettura retrospettiva, problematica che invece richiede una attenta verifica in grado di confermare o vanificare l‘efficacia di quanto supposto. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11567/824983 |
Appare nelle tipologie: | 01.01 - Articolo su rivista |