Il trapianto di fegato è spesso complicato da episodi di trombosi vascolare fino al 15-20% dei casi che possono influenzare o l'arteria epatica o la vena epatica o la vena portale. Tali complicanze portano spesso alla perdita del trapianto e alla morte del paziente. Scopo dello studio era di accertare se la presenza della mutazione puntiforme Leiden nel gene per il Fattore V (FVL), identificata come fattore di rischio trombotico, potesse rappresentare un indice prognostico sfavorevole per la sopravvivenza del trapianto di fegato. La sostituzione di una Guanina (G) con una Adenina (A) a livello del nucleotide 1691 del gene per il Fattore V conduce alla sostituzione di una Arginina (R) con una Glutammina (Q) a livello del residuo 506 del Fattore V plasmatico. In questo modo, viene alterato il sito della Proteina C attivata (APC) preposto all'iniziale clivaggio del Fattore V attivato (FVa). Quest'alterazione molecolare determina il fenomeno della resistenza all'APC. A tale scopo, sono stati analizzati retrospettivamente 108 consecutivi primi trapianti di fegato in riceventi adulti eseguiti presso il nostro Centro Trapianti dal gennaio 1997 al giugno 2001. Il follow-up minimo è stato di sei mesi. La mutazione FVL è stata determinata con la tecnica di PCR-SSP utilizzando primers allele-specifici. All'analisi, 20 riceventi mostravano possedere la mutazione FVL (1 omozigote e 19 eterozigoti) (18,5%) mentre i restanti 88 apparivano omozigoti per il gene normale o wild type (81,4%). Le sopravvivenze attuariali del trapianto tra i due gruppi a sei e a dodici mesi erano rispettivamente del 42,8% e del 38,1% per i pazienti con FVL, del 78,1% e del 75,8% per i pazienti omozigoti per il gene normale (p< 0,002, p< 0,001). In particolare, nel gruppo con FVL, 3 riceventi (2,7% dell\'intero numero di trapianti) avevano subito una perdita dell\'organo trapiantato con conseguente decesso per trombosi vascolare interessante l\'arteria epatica, mentre nessuna perdita del trapianto per trombosi vascolare era invece osservata nel gruppo di pazienti omozigoti per il gene normale del FV (p<0,005). In conclusione, la mutazione FVL, appare giocare un ruolo negativo sulla sopravvivenza del trapianto probabilmente agendo precocemente come addizionale cofattore di rischio nella patogenesi della trombosi epatica arteriosa.

Mutazione Leiden per il Fattore V e perdita precoce dell’innesto nel trapianto di fegato. Casistica di un Centro Trapianti.

SANTORI, GREGORIO;VALENTE, UMBERTO;
2002-01-01

Abstract

Il trapianto di fegato è spesso complicato da episodi di trombosi vascolare fino al 15-20% dei casi che possono influenzare o l'arteria epatica o la vena epatica o la vena portale. Tali complicanze portano spesso alla perdita del trapianto e alla morte del paziente. Scopo dello studio era di accertare se la presenza della mutazione puntiforme Leiden nel gene per il Fattore V (FVL), identificata come fattore di rischio trombotico, potesse rappresentare un indice prognostico sfavorevole per la sopravvivenza del trapianto di fegato. La sostituzione di una Guanina (G) con una Adenina (A) a livello del nucleotide 1691 del gene per il Fattore V conduce alla sostituzione di una Arginina (R) con una Glutammina (Q) a livello del residuo 506 del Fattore V plasmatico. In questo modo, viene alterato il sito della Proteina C attivata (APC) preposto all'iniziale clivaggio del Fattore V attivato (FVa). Quest'alterazione molecolare determina il fenomeno della resistenza all'APC. A tale scopo, sono stati analizzati retrospettivamente 108 consecutivi primi trapianti di fegato in riceventi adulti eseguiti presso il nostro Centro Trapianti dal gennaio 1997 al giugno 2001. Il follow-up minimo è stato di sei mesi. La mutazione FVL è stata determinata con la tecnica di PCR-SSP utilizzando primers allele-specifici. All'analisi, 20 riceventi mostravano possedere la mutazione FVL (1 omozigote e 19 eterozigoti) (18,5%) mentre i restanti 88 apparivano omozigoti per il gene normale o wild type (81,4%). Le sopravvivenze attuariali del trapianto tra i due gruppi a sei e a dodici mesi erano rispettivamente del 42,8% e del 38,1% per i pazienti con FVL, del 78,1% e del 75,8% per i pazienti omozigoti per il gene normale (p< 0,002, p< 0,001). In particolare, nel gruppo con FVL, 3 riceventi (2,7% dell\'intero numero di trapianti) avevano subito una perdita dell\'organo trapiantato con conseguente decesso per trombosi vascolare interessante l\'arteria epatica, mentre nessuna perdita del trapianto per trombosi vascolare era invece osservata nel gruppo di pazienti omozigoti per il gene normale del FV (p<0,005). In conclusione, la mutazione FVL, appare giocare un ruolo negativo sulla sopravvivenza del trapianto probabilmente agendo precocemente come addizionale cofattore di rischio nella patogenesi della trombosi epatica arteriosa.
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