L’articolo considera alcuni aspetti dei processi di concentrazione dell’offerta in atto nell’industria di base, ossia nell’industria produttrice di beni a scarsa differenziazione utilizzati direttamente da altre industrie come input produttivi e/o dai consumatori finali (individui e famiglie) solo a seguito di trasformazioni o servizi che ne aumentino considerevolmente il valore di scambio. Più precisamente l’analisi viene riferita a due settori industriali: quello siderurgico e quello energetico, quest’ultimo unicamente per le attività che si collocano nelle fasi iniziali della filiera del gas (estrazione e trasporto a lunga distanza) e di quella elettrica (generazione). Tali settori negli ultimi anni presentano da un lato tassi di sviluppo molto intensi, dall’altro gradi di concentrazione dell’offerta elevati e crescenti. Ciò premesso, il primo obiettivo dell’analisi consiste nel cercare e valutare i fattori sottostanti a quest’ultima tendenza, in principali dei quali non sono – come si vedrà – riconducibili solo alle levate e crescenti economie di scala e di apprendimento che caratterizzano i processi produttivi delle industrie di base in oggetto del nostro esame, ripercuotendosi sulle funzioni dei loro costi di produzione. Il secondo obiettivo consiste nel cercare di proporre alcuni spunti di riflessione ed alcuni interrogativi sui costi e sui benefici collettivi, per il sistema produttivo e per il sistema di consumo dell’UE, riconducibili ai processi di concentrazione in atto. Il terzo obiettivo è quello di cercare di valutare i pro e i contro delle politiche europee, che dovrebbero – a nostro avviso per quanto possibile – orientare tali processi verso esiti positivi per l’UE, specie in termini di: disponibilità a prezzi contenuti degli output produttivi dei settori in esame; conservazione in Europa, seppure compatibilmente con i vincoli imposti dalla divisione internazionale del lavoro, di accettabili livelli qualitativi e quantitativi dell’occupazione settoriale e, specialmente, di importanti centri decisionali strategici in grado di competere con quelli radicati in altri contesti economici e geo-politici. Sulla base dei risultati delle nostre analisi e degli spunti di riflessione critica che ne emergono, nel corso dell’intera trattazione insistere meno, in modo volutamente provocatorio, sull’inadeguatezza dei presupposti teorici con cui vengono spesso giudicate, a livello europeo, parecchie decisioni politiche riguardanti la concentrazione dell’offerta nell’industria di base.

La concentrazione dell'offerta nell'industria di base e il ruolo delle istituzioni europee

GOZZI, ANTONIO
2006-01-01

Abstract

L’articolo considera alcuni aspetti dei processi di concentrazione dell’offerta in atto nell’industria di base, ossia nell’industria produttrice di beni a scarsa differenziazione utilizzati direttamente da altre industrie come input produttivi e/o dai consumatori finali (individui e famiglie) solo a seguito di trasformazioni o servizi che ne aumentino considerevolmente il valore di scambio. Più precisamente l’analisi viene riferita a due settori industriali: quello siderurgico e quello energetico, quest’ultimo unicamente per le attività che si collocano nelle fasi iniziali della filiera del gas (estrazione e trasporto a lunga distanza) e di quella elettrica (generazione). Tali settori negli ultimi anni presentano da un lato tassi di sviluppo molto intensi, dall’altro gradi di concentrazione dell’offerta elevati e crescenti. Ciò premesso, il primo obiettivo dell’analisi consiste nel cercare e valutare i fattori sottostanti a quest’ultima tendenza, in principali dei quali non sono – come si vedrà – riconducibili solo alle levate e crescenti economie di scala e di apprendimento che caratterizzano i processi produttivi delle industrie di base in oggetto del nostro esame, ripercuotendosi sulle funzioni dei loro costi di produzione. Il secondo obiettivo consiste nel cercare di proporre alcuni spunti di riflessione ed alcuni interrogativi sui costi e sui benefici collettivi, per il sistema produttivo e per il sistema di consumo dell’UE, riconducibili ai processi di concentrazione in atto. Il terzo obiettivo è quello di cercare di valutare i pro e i contro delle politiche europee, che dovrebbero – a nostro avviso per quanto possibile – orientare tali processi verso esiti positivi per l’UE, specie in termini di: disponibilità a prezzi contenuti degli output produttivi dei settori in esame; conservazione in Europa, seppure compatibilmente con i vincoli imposti dalla divisione internazionale del lavoro, di accettabili livelli qualitativi e quantitativi dell’occupazione settoriale e, specialmente, di importanti centri decisionali strategici in grado di competere con quelli radicati in altri contesti economici e geo-politici. Sulla base dei risultati delle nostre analisi e degli spunti di riflessione critica che ne emergono, nel corso dell’intera trattazione insistere meno, in modo volutamente provocatorio, sull’inadeguatezza dei presupposti teorici con cui vengono spesso giudicate, a livello europeo, parecchie decisioni politiche riguardanti la concentrazione dell’offerta nell’industria di base.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/224405
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