Il saggio è un contributo sulla scienza giuridica in ricordo di Giovanni Tarello, e si sostanzia essenzialmente un una critica delle concezioni formalitiche del diritto (soprattutto Puchta, Windscheid e Kelsen). Sono presi in considerazione in particolare il formalismo epistemologico che considera il diritto come forma invariabile e dunque, in un certo senso, universale di tutte le esperienze giuridiche, ed il formalismo scientifico che studia il diritto “astrattamente” e “in se stesso”, nella dimensione, considerata più autentica e “reale”, di struttura giuridica fissa. La riflessione attorno a queste correnti diviene l’occasione per un tentativo di associare il contributo di Giovanni Tarello ad un modello di scienza giuridica orientato verso un realismo “scientifico”. La meta-giurisprudenza descrittiva, avalutativa e storicizzante di Giovanni Tarello indica con precisione sia l’oggetto che il metodo di una scienza giuridica compiutamente realistica. L’oggetto è lo “storico accadere” del diritto, il suo manifestarsi in problemi, soluzioni, parole-chiave sempre diversi. Esso è «cultura giuridica», vale a dire l’insieme delle operazioni concettuali concretamente praticate da tutti gli operatori del diritto in «frangenti determinati». L’indagine è necessariamente storica in quanto considera appunto modalità specifiche di manifestazione nel tempo (anche nel tempo “presente”) della cultura giuridica, e inoltre perché cerca di ricostruire le condizioni oggettive che di questa hanno consentito l’esistenza e la diffusione. È rigorosamente descrittiva nel senso che si limita a raccontare ciò che si dà di volta in volta nella cultura giuridica, ed è pertanto contraria ad ogni orientamento “attivo” della scienza (nel senso di purificazione, perfezionamento, e simili).

Per una scienza di realtà del diritto (contro il feticismo giuridico),

MARRA, REALINO
2008-01-01

Abstract

Il saggio è un contributo sulla scienza giuridica in ricordo di Giovanni Tarello, e si sostanzia essenzialmente un una critica delle concezioni formalitiche del diritto (soprattutto Puchta, Windscheid e Kelsen). Sono presi in considerazione in particolare il formalismo epistemologico che considera il diritto come forma invariabile e dunque, in un certo senso, universale di tutte le esperienze giuridiche, ed il formalismo scientifico che studia il diritto “astrattamente” e “in se stesso”, nella dimensione, considerata più autentica e “reale”, di struttura giuridica fissa. La riflessione attorno a queste correnti diviene l’occasione per un tentativo di associare il contributo di Giovanni Tarello ad un modello di scienza giuridica orientato verso un realismo “scientifico”. La meta-giurisprudenza descrittiva, avalutativa e storicizzante di Giovanni Tarello indica con precisione sia l’oggetto che il metodo di una scienza giuridica compiutamente realistica. L’oggetto è lo “storico accadere” del diritto, il suo manifestarsi in problemi, soluzioni, parole-chiave sempre diversi. Esso è «cultura giuridica», vale a dire l’insieme delle operazioni concettuali concretamente praticate da tutti gli operatori del diritto in «frangenti determinati». L’indagine è necessariamente storica in quanto considera appunto modalità specifiche di manifestazione nel tempo (anche nel tempo “presente”) della cultura giuridica, e inoltre perché cerca di ricostruire le condizioni oggettive che di questa hanno consentito l’esistenza e la diffusione. È rigorosamente descrittiva nel senso che si limita a raccontare ciò che si dà di volta in volta nella cultura giuridica, ed è pertanto contraria ad ogni orientamento “attivo” della scienza (nel senso di purificazione, perfezionamento, e simili).
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