Il volume è dedicato alla relazione degli scavi eseguiti sul “castellaro di Bergeggi”, come chiamato comunemente, negli anni 1999-2006, frutto di una collaborazione tra il comune di Bergeggi, la Soprintendenza Archeologica e l’Università degli Studi di Genova. La sottoscritta ha curato i saggi L del versante S, mettendo in evidenza le strutture e le frequentazioni del versante comprese nell’area protetta da un muretto a monte. Vengono descritte le operazioni dello scavo e tutte le strutture rinvenute che hanno permesso una ricostruzione degli eventi svoltisi nell’area. L’inizio della frequentazione del versante si ha in un periodo del IV sec. a.C., quando la zona maggiormente frequentata è a N, ma anche in un’area adiacente a quella scavata con i saggi L. In questa area L, invece, si è notata la presenza di una possibile frequentazione anteriore, ma di cui non è stato possibile approfondire la ricerca, quindi la prima frequentazione accertata (strato 6) risale al III sec. a.C. con la preparazione di una piana, ritagliando il versante del monte e affondando anche nella roccia, su cui si è appoggiata una capanna di forma absidata con portico anteriore. La struttura per la parte che appoggia alla roccia ha ritagliato le proprie fondamenta in una canaletta che ha permesso di ricostruir la forma della struttura che invece non è risultata rilevabile verso la attuale scarpata per due ragioni: la prima per la presenza del muro posteriore e la seconda per lo scivolamento di parte della parete a valle. La forma complessiva della capanna è rettangolare absidata preceduta da un portico con tettoia sorretta da travi profondamente infisse nella roccia. All’interno lo spazio era diviso in due parti, quella anteriore molto più grande e quella posteriore più piccola, forse con la presenza di una entrata secondaria per accedere alle strutture, forse magazzini, presenti verso W. Tra le due camere era stato scavato un focolare interrato e esistono dei buchi di palo che possono far pensare alla presenza di separazione tra le due unità. Il tetto probabilmente era a capriata per l’assenza di buchi di travi al centro delle stanze con una copertura in paglia o frasche. I materiali sia locali che importati, in essa rinvenuti, hanno permesso di attribuirne la costruzione e la frequentazione all’interno del III sec. a.C. Il rinvenimento unicamente di stoviglie da consumo fanno inoltre presumere che i contenitori da derrate fossero esterni. Questo dato sarebbe confermato dalla presenza di altre strutture accessorie, la cui base è stata scavata nella roccia alle spalle della capanna. Gli strati seguenti (stato 5 e 4a) corrispondono alla distruzione della capanna e alla edificazione di nuovi ambienti rettangolari appoggiati al muretto di contenimento del versante creato al momento dello spianamento dell’area. Queste tre stanze non hanno sempre avuto uno stesso utilizzo, ma si sono alternati momenti di abitato a momenti di attività artigianali. Esse terminano (strato 3) con la costruzione del muro di cinta in legno con basamento in pietra tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C. Dopo questo momento la zona viene semi abbandonata e si conservano pochi elementi per suffragarne un utilizzo (strato 2). Sono state anche interpretate le costruzioni dei due muri una che circonda l’abitato e una accessoria al livello più basso dove probabilmente avvenivano le attività artigianali, la custodia degli animali e forse un minimo di coltivazioni. Questa costruzione potrebbe essere più vasta di quanto visibile a prima vista e comprendere anche la collina vicina e quindi comprendere anche coltivazioni arboricole e fungere da posto di controllo del territorio. Nel complesso quindi questo si configura come un abitato di altura in un primo tempo e poi come un vero e proprio “castellaro” forse anche a controllo del territorio in cui nel frattempo era stata fondata Vado.

Monte S. Elena (Bergeggi, Prov. di Savona)

ODETTI, GIULIVA
2004-01-01

Abstract

Il volume è dedicato alla relazione degli scavi eseguiti sul “castellaro di Bergeggi”, come chiamato comunemente, negli anni 1999-2006, frutto di una collaborazione tra il comune di Bergeggi, la Soprintendenza Archeologica e l’Università degli Studi di Genova. La sottoscritta ha curato i saggi L del versante S, mettendo in evidenza le strutture e le frequentazioni del versante comprese nell’area protetta da un muretto a monte. Vengono descritte le operazioni dello scavo e tutte le strutture rinvenute che hanno permesso una ricostruzione degli eventi svoltisi nell’area. L’inizio della frequentazione del versante si ha in un periodo del IV sec. a.C., quando la zona maggiormente frequentata è a N, ma anche in un’area adiacente a quella scavata con i saggi L. In questa area L, invece, si è notata la presenza di una possibile frequentazione anteriore, ma di cui non è stato possibile approfondire la ricerca, quindi la prima frequentazione accertata (strato 6) risale al III sec. a.C. con la preparazione di una piana, ritagliando il versante del monte e affondando anche nella roccia, su cui si è appoggiata una capanna di forma absidata con portico anteriore. La struttura per la parte che appoggia alla roccia ha ritagliato le proprie fondamenta in una canaletta che ha permesso di ricostruir la forma della struttura che invece non è risultata rilevabile verso la attuale scarpata per due ragioni: la prima per la presenza del muro posteriore e la seconda per lo scivolamento di parte della parete a valle. La forma complessiva della capanna è rettangolare absidata preceduta da un portico con tettoia sorretta da travi profondamente infisse nella roccia. All’interno lo spazio era diviso in due parti, quella anteriore molto più grande e quella posteriore più piccola, forse con la presenza di una entrata secondaria per accedere alle strutture, forse magazzini, presenti verso W. Tra le due camere era stato scavato un focolare interrato e esistono dei buchi di palo che possono far pensare alla presenza di separazione tra le due unità. Il tetto probabilmente era a capriata per l’assenza di buchi di travi al centro delle stanze con una copertura in paglia o frasche. I materiali sia locali che importati, in essa rinvenuti, hanno permesso di attribuirne la costruzione e la frequentazione all’interno del III sec. a.C. Il rinvenimento unicamente di stoviglie da consumo fanno inoltre presumere che i contenitori da derrate fossero esterni. Questo dato sarebbe confermato dalla presenza di altre strutture accessorie, la cui base è stata scavata nella roccia alle spalle della capanna. Gli strati seguenti (stato 5 e 4a) corrispondono alla distruzione della capanna e alla edificazione di nuovi ambienti rettangolari appoggiati al muretto di contenimento del versante creato al momento dello spianamento dell’area. Queste tre stanze non hanno sempre avuto uno stesso utilizzo, ma si sono alternati momenti di abitato a momenti di attività artigianali. Esse terminano (strato 3) con la costruzione del muro di cinta in legno con basamento in pietra tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C. Dopo questo momento la zona viene semi abbandonata e si conservano pochi elementi per suffragarne un utilizzo (strato 2). Sono state anche interpretate le costruzioni dei due muri una che circonda l’abitato e una accessoria al livello più basso dove probabilmente avvenivano le attività artigianali, la custodia degli animali e forse un minimo di coltivazioni. Questa costruzione potrebbe essere più vasta di quanto visibile a prima vista e comprendere anche la collina vicina e quindi comprendere anche coltivazioni arboricole e fungere da posto di controllo del territorio. Nel complesso quindi questo si configura come un abitato di altura in un primo tempo e poi come un vero e proprio “castellaro” forse anche a controllo del territorio in cui nel frattempo era stata fondata Vado.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/210861
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