Bringing Sayad into dialogue with other authors, this article proposes the concept of presentification as a political use of time by nation-states, functional to the subjugation of people. European border policies, in fact, force migrant subjectivities in regimes of legal uncertainty and temporal precariousness, weaponizing time in order to abstract them from History, placing them in a reiterated present. Presentification produces absence from the historical field, while people attempt to make themselves presences. Indeed, this condition is challenged by migrant subjectivities, which try to re-appropriate their own time, activating processes of subjectivation, emerging from the meshes of regimes of subjugation. The “provisional that lasts” produces something where it makes a presence through forms of political activation that interrupt the recursiveness produced by border regimes. This article thus moves from the dialectic between fields of force within which the game of the subject is played out: on the one hand, presentification and individuation, on the other, subjectivation and historicisation.

Facendo dialogare Sayad con altrɜ autorɜ, quest’articolo propone il concetto di presentificazione intendendolo come un uso politico del tempo da parte degli Stati-nazione, funzionale all’assoggettamento delle persone. Le politiche confinarie europee, infatti, pongono le soggettività migranti in regimi di incertezza legale e precarietà temporale, utilizzando il tempo come un’arma per astrarle dalla Storia, collocandole in un presente reiterato. La presentificazione produce assenza dal campo storico, mentre le persone tentano di farsi presenza. Questa condizione viene infatti sfidata dalle soggettività migranti, che provano a riappropriarsi del proprio tempo, attivando processi di soggettivazione,emergenti dalle pieghe dei regimi di assoggettamento. Il “provvisorio che dura” produce qualcosa laddove si fa presenza attraverso forme di attivazione politica che interrompono la ricorsività prodotta dai regimi di frontiera. Questo articolo muove quindi dalla dialettica tra campi di forza all’interno dei quali si gioca la partita del soggetto: da una parte, presentificazione e individuazione, dall’altra soggettivazione e storicizzazione.

Abdelmalek Sayad: dalla doppia assenza alla presentificazione come condizione storica delle migrazioni

Nina Bacchini;Luca Daminelli
2024-01-01

Abstract

Bringing Sayad into dialogue with other authors, this article proposes the concept of presentification as a political use of time by nation-states, functional to the subjugation of people. European border policies, in fact, force migrant subjectivities in regimes of legal uncertainty and temporal precariousness, weaponizing time in order to abstract them from History, placing them in a reiterated present. Presentification produces absence from the historical field, while people attempt to make themselves presences. Indeed, this condition is challenged by migrant subjectivities, which try to re-appropriate their own time, activating processes of subjectivation, emerging from the meshes of regimes of subjugation. The “provisional that lasts” produces something where it makes a presence through forms of political activation that interrupt the recursiveness produced by border regimes. This article thus moves from the dialectic between fields of force within which the game of the subject is played out: on the one hand, presentification and individuation, on the other, subjectivation and historicisation.
2024
Facendo dialogare Sayad con altrɜ autorɜ, quest’articolo propone il concetto di presentificazione intendendolo come un uso politico del tempo da parte degli Stati-nazione, funzionale all’assoggettamento delle persone. Le politiche confinarie europee, infatti, pongono le soggettività migranti in regimi di incertezza legale e precarietà temporale, utilizzando il tempo come un’arma per astrarle dalla Storia, collocandole in un presente reiterato. La presentificazione produce assenza dal campo storico, mentre le persone tentano di farsi presenza. Questa condizione viene infatti sfidata dalle soggettività migranti, che provano a riappropriarsi del proprio tempo, attivando processi di soggettivazione,emergenti dalle pieghe dei regimi di assoggettamento. Il “provvisorio che dura” produce qualcosa laddove si fa presenza attraverso forme di attivazione politica che interrompono la ricorsività prodotta dai regimi di frontiera. Questo articolo muove quindi dalla dialettica tra campi di forza all’interno dei quali si gioca la partita del soggetto: da una parte, presentificazione e individuazione, dall’altra soggettivazione e storicizzazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1203316
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