During the rule of the emperor Leo I (457-474), a minority of ancient mazdeists is granted freedom of worship in the Byzantine empire, according to Priscus of Panion; the Arab chronicle of al-Ṭabarī attests Sasanian care for mazdeist minority under Byzantine control also in the VI century. This is a peculiar and somewhat curious sample of 'reciprocity' in religious politics, as regards minorities: although non-Christian religions had long been forbidden at Byzantium, mazdeism was preserved in the Roman empire and exchanged with protection of a Christian minority under the Sasanids. Far from being peaceful, especially in Armenia, the evolution of religious minorities is analyzed through the sources (Socrat. Schol., Prisc., Vita Danielis Stylitae, the Armenian chronicle of Ełishē, the Syriac one of Pseudo-Joshua Stylite, Menander Prot., Teophanes, the Arabic chronicle of al-Ṭabarī etc.) and traces an interesting picture of the religious, political and economic situation on the border between the two empires in the V century. Gereon Siebigs, in his monography on the emperor, suggests that Leo I did not play a passive role on the eastern border; maybe a further step is possible, with the hypothesis that diplomatic relations were even double: those from Leo, towards the Hephthalytes Huns, and those of Ardabur, Aspar's son, towards the Persian emperor.

Sotto l'imperatore Leone I (457-474) è attestata la libertà di culto di un'antica minoranza mazdea in territorio bizantino ed anche nel VI secolo, secondo fonti arabe, la Persia riconosce alcuni suoi correligionari da tutelare nell'impero di Costantinopoli. Per quanto sorprendente nei secoli V-VI, in presenza di norme che vietano i culti non cristiani nell'impero bizantino, il fenomeno si spiega con una politica di tutela reciproca delle minoranze: quella mazdea sotto Bisanzio, quella cristiana sotto i Sasanidi. Esaminando tali minoranze religiose nel loro contesto politico, l'analisi delle fonti (tra cui Socrate Scolastico, Prisco di Panion, la Vita di Daniele Stilita, la cronaca armena di Ełishē, quella siriaca di Pseudo-Joshua lo Stilita, Menandro Protettore, Teofane, la cronaca araba di al-Ṭabarī e altri) lascia emergere un quadro significativo delle problematiche religiose, politiche ed economiche al confine tra i due imperi nel V secolo. Sviluppando lo spunto di Gereon Siebigs, che scagiona Leone I dall'accusa di 'passività' sul fronte orientale, si avanza qui l'ipotesi di un doppio tentativo diplomatico: quello voluto da Leone I e diretto verso gli Unni Eftaliti, da un lato, e quello di Ardabur, figlio di Aspar, verso l'imperatore persiano, dall'altro.

La minoranza mazdea e l’imperatore Leone I. Considerazioni sulla politica bizantina in margine alla monografia di G. Siebigs

Pia Carolla
2013-01-01

Abstract

During the rule of the emperor Leo I (457-474), a minority of ancient mazdeists is granted freedom of worship in the Byzantine empire, according to Priscus of Panion; the Arab chronicle of al-Ṭabarī attests Sasanian care for mazdeist minority under Byzantine control also in the VI century. This is a peculiar and somewhat curious sample of 'reciprocity' in religious politics, as regards minorities: although non-Christian religions had long been forbidden at Byzantium, mazdeism was preserved in the Roman empire and exchanged with protection of a Christian minority under the Sasanids. Far from being peaceful, especially in Armenia, the evolution of religious minorities is analyzed through the sources (Socrat. Schol., Prisc., Vita Danielis Stylitae, the Armenian chronicle of Ełishē, the Syriac one of Pseudo-Joshua Stylite, Menander Prot., Teophanes, the Arabic chronicle of al-Ṭabarī etc.) and traces an interesting picture of the religious, political and economic situation on the border between the two empires in the V century. Gereon Siebigs, in his monography on the emperor, suggests that Leo I did not play a passive role on the eastern border; maybe a further step is possible, with the hypothesis that diplomatic relations were even double: those from Leo, towards the Hephthalytes Huns, and those of Ardabur, Aspar's son, towards the Persian emperor.
2013
Sotto l'imperatore Leone I (457-474) è attestata la libertà di culto di un'antica minoranza mazdea in territorio bizantino ed anche nel VI secolo, secondo fonti arabe, la Persia riconosce alcuni suoi correligionari da tutelare nell'impero di Costantinopoli. Per quanto sorprendente nei secoli V-VI, in presenza di norme che vietano i culti non cristiani nell'impero bizantino, il fenomeno si spiega con una politica di tutela reciproca delle minoranze: quella mazdea sotto Bisanzio, quella cristiana sotto i Sasanidi. Esaminando tali minoranze religiose nel loro contesto politico, l'analisi delle fonti (tra cui Socrate Scolastico, Prisco di Panion, la Vita di Daniele Stilita, la cronaca armena di Ełishē, quella siriaca di Pseudo-Joshua lo Stilita, Menandro Protettore, Teofane, la cronaca araba di al-Ṭabarī e altri) lascia emergere un quadro significativo delle problematiche religiose, politiche ed economiche al confine tra i due imperi nel V secolo. Sviluppando lo spunto di Gereon Siebigs, che scagiona Leone I dall'accusa di 'passività' sul fronte orientale, si avanza qui l'ipotesi di un doppio tentativo diplomatico: quello voluto da Leone I e diretto verso gli Unni Eftaliti, da un lato, e quello di Ardabur, figlio di Aspar, verso l'imperatore persiano, dall'altro.
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