Nonostante Luigi Einaudi intendesse fin da giovane la ricerca scientifica come la propria professione elettiva, egli mostrava già di possedere quelle doti di giornalista che ne avrebbero caratterizzato la prolifica attività pubblicistica. Un documento rivelatore dell'importanza attribuita dall'economista italiano al proprio impegno al «Corriere della sera» nelle vesti di commentatore e interprete di fatti economici e sociali e di scelte di politica economica dal 1903 al 1925, è costituito dalla lettera scritta in occasione del commiato dal quotidiano, avvenuto in concomitanza con l'allontanamento di Luigi Albertini dalla direzione e l'inizio del processo di fascistizzazione: “se nell'animo mio”, scriveva Einaudi, “era la scintilla di quella fiamma per cui nello scrivere ci si sente sacerdoti di un'idea, quella scintilla non avrebbe potuto alimentare la fiamma se Luigi Albertini non mi avesse coll'esempio, con lo stimolo continuo, con l'ardore del suo entusiasmo persuaso che il sacerdozio giornalistico era ugualmente nobile ed alto come il sacerdozio scientifico”. La produzione giornalistica di Einaudi fu caratterizzata da uno specifico stile letterario, che fece di lui lo scrittore di riferimento per una vasta platea di lettori, appartenenti soprattutto - ma non solo - al ceto medio; va inoltre sottolineato come, al di là dell'apparente facilità e immediatezza della prosa, egli fosse comunque uno scrittore impegnativo, poco incline a eccessive concessioni per ciò che concerneva il livello di approfondimento dell'analisi.

L'"Impresa di Tripoli": Luigi Einaudi opinion maker

Bianchi Giulia
2015-01-01

Abstract

Nonostante Luigi Einaudi intendesse fin da giovane la ricerca scientifica come la propria professione elettiva, egli mostrava già di possedere quelle doti di giornalista che ne avrebbero caratterizzato la prolifica attività pubblicistica. Un documento rivelatore dell'importanza attribuita dall'economista italiano al proprio impegno al «Corriere della sera» nelle vesti di commentatore e interprete di fatti economici e sociali e di scelte di politica economica dal 1903 al 1925, è costituito dalla lettera scritta in occasione del commiato dal quotidiano, avvenuto in concomitanza con l'allontanamento di Luigi Albertini dalla direzione e l'inizio del processo di fascistizzazione: “se nell'animo mio”, scriveva Einaudi, “era la scintilla di quella fiamma per cui nello scrivere ci si sente sacerdoti di un'idea, quella scintilla non avrebbe potuto alimentare la fiamma se Luigi Albertini non mi avesse coll'esempio, con lo stimolo continuo, con l'ardore del suo entusiasmo persuaso che il sacerdozio giornalistico era ugualmente nobile ed alto come il sacerdozio scientifico”. La produzione giornalistica di Einaudi fu caratterizzata da uno specifico stile letterario, che fece di lui lo scrittore di riferimento per una vasta platea di lettori, appartenenti soprattutto - ma non solo - al ceto medio; va inoltre sottolineato come, al di là dell'apparente facilità e immediatezza della prosa, egli fosse comunque uno scrittore impegnativo, poco incline a eccessive concessioni per ciò che concerneva il livello di approfondimento dell'analisi.
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