Il motore dell’attuale “società del calcolo” (Cardon), e cioè i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilità che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e tecnologie soprattutto in termini di percezione e comprensione delle seconde da parte dei primi. La “scatola nera” dei calcolatori rappresenta, in particolare, l’incarnazione di un limite (anche politico) alla possibilità di vedere e pensare la presenza della “macchina” che governa la nostra vita quotidiana, al di là degli effetti che essa produce. L’arte contemporanea ha tentato di reagire, spesso in modo polemico, a questa condizione: un lavoro orientato proprio a un superamento di questo limite visivo e, insieme, epistemologico, per mostrare l’operare dell’“intelligenza” della società del calcolo e dei dispositivi di rilevazione e osservazione su cui essa si fonda. Una produzione che mira, complessivamente, a sfondare un limite, per dare a vedere le “nuove immagini” dei big data e degli algoritmi, il modo in cui essi pensano, ci guardano e ci processano.

Nella terra degli algoritmi e dei Big Data: incursioni artistiche nell'invisibile

luca malavasi
2017-01-01

Abstract

Il motore dell’attuale “società del calcolo” (Cardon), e cioè i Big data e i software e gli algoritmi che li computano e calcolano, si regge su un principio di invisibilità che, tra le altre cose, riconfigura i rapporti tra esseri umani e tecnologie soprattutto in termini di percezione e comprensione delle seconde da parte dei primi. La “scatola nera” dei calcolatori rappresenta, in particolare, l’incarnazione di un limite (anche politico) alla possibilità di vedere e pensare la presenza della “macchina” che governa la nostra vita quotidiana, al di là degli effetti che essa produce. L’arte contemporanea ha tentato di reagire, spesso in modo polemico, a questa condizione: un lavoro orientato proprio a un superamento di questo limite visivo e, insieme, epistemologico, per mostrare l’operare dell’“intelligenza” della società del calcolo e dei dispositivi di rilevazione e osservazione su cui essa si fonda. Una produzione che mira, complessivamente, a sfondare un limite, per dare a vedere le “nuove immagini” dei big data e degli algoritmi, il modo in cui essi pensano, ci guardano e ci processano.
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