La concezione sociologica della fotografia come “arte media” è stata utilizzata anche per svalutarne il carattere artistico. In particolare, in ambito filosofico sono state sottoposte a critica le sue presunte meccanicità, oggettività e anautorialità. La concezione della fotografia come segno indicale, che Krauss riprende da Peirce, sottovaluta il suo aspetto iconico e rappresentazionale. L’interpretazione realistica contrassegna però anche la poetica barthesiana del punctum, la quale per altro – insistendo sul valore “noematico” del ça-a-été – tende verso il depauperamento ontologico del referente. A contestare più duramente il carattere rappresentazionale della fotografia sono stati filosofi come Stanley Cavell, Roger Scruton e Kendall L. Walton, dalle posizioni dei quali emerge come denominatore l’accusa di “trasparenza”, ossia il dileguare dell’immaginalità della foto. A questa tesi viene contrapposta quella di Vilém Flusser, per il quale il rapporto della fotografia con il mondo è carico di teoria anche dal punto di vista tecnico. Dopo aver affrontato il tema della differenza fra foto e ready-made, cerco di analizzare le caratteristiche distintive della fotografia digitale, nella quale il carattere rappresentazionale non appare più collegato con il mito della “foto-finestra”.

Gli equivoci di un'"arte media", ovvero le disavventure filosofiche della fotografia

Oscar Meo
2018-01-01

Abstract

La concezione sociologica della fotografia come “arte media” è stata utilizzata anche per svalutarne il carattere artistico. In particolare, in ambito filosofico sono state sottoposte a critica le sue presunte meccanicità, oggettività e anautorialità. La concezione della fotografia come segno indicale, che Krauss riprende da Peirce, sottovaluta il suo aspetto iconico e rappresentazionale. L’interpretazione realistica contrassegna però anche la poetica barthesiana del punctum, la quale per altro – insistendo sul valore “noematico” del ça-a-été – tende verso il depauperamento ontologico del referente. A contestare più duramente il carattere rappresentazionale della fotografia sono stati filosofi come Stanley Cavell, Roger Scruton e Kendall L. Walton, dalle posizioni dei quali emerge come denominatore l’accusa di “trasparenza”, ossia il dileguare dell’immaginalità della foto. A questa tesi viene contrapposta quella di Vilém Flusser, per il quale il rapporto della fotografia con il mondo è carico di teoria anche dal punto di vista tecnico. Dopo aver affrontato il tema della differenza fra foto e ready-made, cerco di analizzare le caratteristiche distintive della fotografia digitale, nella quale il carattere rappresentazionale non appare più collegato con il mito della “foto-finestra”.
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