I nuovi parametri di definizione rispetto a cui i diversi contesti si riconoscono, articolando configurazioni, non concluse e immutabili, ma, al contrario, variabili ed aperte sono sempre più derivazioni, non del posizionamento delle funzioni, ma dell’interazione tra soggetti, realtà e spinte sociali, culturali, politiche ed economiche … Temi e tempi alla base della strutturazione e definizione dei territori sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine d’istanze e sollecitazioni impongono una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi, che, nel dilagare delle geografie del desiderio, rendono, sempre più fondamentale, la comprensione delle aspettative e delle istanze poste dagli utenti la cui stessa definizione, a seguito dell’elevata mobilità raggiunta, si allarga a tal punto da non essere così facile come può apparire ad un primo sguardo, in quanto oggi il numero dei fruitori “stabili” diviene sempre più irrisorio a vantaggio di nuove figure: stagionali, pendolari, contingenti … Se i territori sono, dunque, utilizzati sempre più come un “menu” all’interno del quale ci si sposta sempre più liberamente secondo le proprie necessità, le città, già da tempo, hanno assunto l’accezione di sistemi integrati, apparendo sempre più simili a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo progressivo evolversi delle realtà urbane, i centri storici, in particolare quelli dell’area mediterranea, storicamente, fortemente strutturati, iper-stratificati e densi, inadeguati a rispondere alle nuove necessità della vita odierna, vivono l’estremo paradosso. Sempre più, svuotati di funzioni, rispetto alla scala locale rischiano, infatti, di trasformarsi in musei a cielo aperto, testimonianze del passato, mentre al contrario, indiscutibilmente, sulla scala globale, si riconoscono e impongono sempre più come icone, brand non solo delle città ma anche e sempre più dei territori a cui fanno capo. Fondamentale, in questo senso, diviene, dunque, individuare e riconoscere un nuovo criterio e metodo per la gestione di questi contesti, mirato, non a stravolgerli o snaturarli in nome del progresso, ma, al contrario, a riattivarli nuovamente come nodi propulsivi a partire dalla riscoperta di valenze e funzioni intrinseche alla loro storica dimensione e natura, sulla base una logica sostanzialmente rinnovativo-reinterpretativo. Genova, in particolare, con uno dei più grandi centri storici d’Europa, si propone, in quest’ottica, come un fantastico laboratorio per l’individuazione di strategie e azioni mirate a tracciarne nuovi sviluppi futuribili rispondenti alle odierne logiche attive di sostenibilità, avanzamento e interconnessione locale e globale. Il Centro Storico di Genova costituisce, infatti, non solo in termini dimensionali, una parte di assoluto rilievo della città collocandosi in una posizione, centrale e antistante al antico porto, ormai rinnovato, assolutamente strategica rispetto all’intero sistema urbano. Se la valenza storica e sociale dei centri storici, ne fanno, da sempre, uno dei temi “caldi” dell’amministrazione pubblica, oggi più che mai le nuove necessità e vocazioni, imposte e proposte dalla società anche per l’emergere delle pressanti spinte a uno sviluppo sostenibile ed ecologico del territorio, sottolineano tutte le e criticità e al contempo possibilità di questi ambiti configurandoli come potenziali motori di rinaturactivazione.

The mediterranean historical centers as engines urban-spatial rinacturactivation

NAN, EMANUELA
2013-01-01

Abstract

I nuovi parametri di definizione rispetto a cui i diversi contesti si riconoscono, articolando configurazioni, non concluse e immutabili, ma, al contrario, variabili ed aperte sono sempre più derivazioni, non del posizionamento delle funzioni, ma dell’interazione tra soggetti, realtà e spinte sociali, culturali, politiche ed economiche … Temi e tempi alla base della strutturazione e definizione dei territori sono, di fatto, profondamente cambiati, la velocità dei processi rende, infatti, vane e fuorvianti le operazioni di pianificazione a lungo termine, mentre la moltitudine d’istanze e sollecitazioni impongono una sempre crescente trasformabilità e declinabilità degli interventi, che, nel dilagare delle geografie del desiderio, rendono, sempre più fondamentale, la comprensione delle aspettative e delle istanze poste dagli utenti la cui stessa definizione, a seguito dell’elevata mobilità raggiunta, si allarga a tal punto da non essere così facile come può apparire ad un primo sguardo, in quanto oggi il numero dei fruitori “stabili” diviene sempre più irrisorio a vantaggio di nuove figure: stagionali, pendolari, contingenti … Se i territori sono, dunque, utilizzati sempre più come un “menu” all’interno del quale ci si sposta sempre più liberamente secondo le proprie necessità, le città, già da tempo, hanno assunto l’accezione di sistemi integrati, apparendo sempre più simili a una miscellanea, composita e variabile, alla cui definizione concorrono molteplici dispositivi e la cui comprensione e gestione operativa sembra trovarsi non più nella perimetrazione di registri e contesti formali, ma nell’individuazione di regole e tattiche capaci di guidare e prevedere gli esiti e le evoluzioni delle differenti dinamiche e vocazioni. In questo progressivo evolversi delle realtà urbane, i centri storici, in particolare quelli dell’area mediterranea, storicamente, fortemente strutturati, iper-stratificati e densi, inadeguati a rispondere alle nuove necessità della vita odierna, vivono l’estremo paradosso. Sempre più, svuotati di funzioni, rispetto alla scala locale rischiano, infatti, di trasformarsi in musei a cielo aperto, testimonianze del passato, mentre al contrario, indiscutibilmente, sulla scala globale, si riconoscono e impongono sempre più come icone, brand non solo delle città ma anche e sempre più dei territori a cui fanno capo. Fondamentale, in questo senso, diviene, dunque, individuare e riconoscere un nuovo criterio e metodo per la gestione di questi contesti, mirato, non a stravolgerli o snaturarli in nome del progresso, ma, al contrario, a riattivarli nuovamente come nodi propulsivi a partire dalla riscoperta di valenze e funzioni intrinseche alla loro storica dimensione e natura, sulla base una logica sostanzialmente rinnovativo-reinterpretativo. Genova, in particolare, con uno dei più grandi centri storici d’Europa, si propone, in quest’ottica, come un fantastico laboratorio per l’individuazione di strategie e azioni mirate a tracciarne nuovi sviluppi futuribili rispondenti alle odierne logiche attive di sostenibilità, avanzamento e interconnessione locale e globale. Il Centro Storico di Genova costituisce, infatti, non solo in termini dimensionali, una parte di assoluto rilievo della città collocandosi in una posizione, centrale e antistante al antico porto, ormai rinnovato, assolutamente strategica rispetto all’intero sistema urbano. Se la valenza storica e sociale dei centri storici, ne fanno, da sempre, uno dei temi “caldi” dell’amministrazione pubblica, oggi più che mai le nuove necessità e vocazioni, imposte e proposte dalla società anche per l’emergere delle pressanti spinte a uno sviluppo sostenibile ed ecologico del territorio, sottolineano tutte le e criticità e al contempo possibilità di questi ambiti configurandoli come potenziali motori di rinaturactivazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/810358
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