L’impiego della truppa regolata genovese come forza di polizia nella Corsica della prima metà degli anni quaranta del Settecento costituisce una tematica di notevole interesse per le peculiarità che essa presenta in relazione al particolare momento che visse l’isola in quegli anni. Negli stati d’Ancien Régime, solitamente, le truppe regolari sono state impegnate in compiti di polizia solo in circostanze di necessità per coadiuvare le squadre di sbirri e famigli locali (è il caso, ad esempio, dei soldati corsi nella Repubblica di Genova). La Corsica negli anni 1741-1745 visse d’altra parte un momento molto particolare e politicamente convulso, una fase di transizione fra le insurrezioni e le guerre civili degli anni trenta e la successiva grande rivolta nazionale e guerra civile degli anni cinquanta e sessanta. In questa fase Genova, approfittando della pace ottenuta grazie all’ausilio delle armi francesi, tentò di portare a termine la pacificazione dell’isola e ripristinare lo status quo. Nell’ottica del governo genovese due erano i passi da fare per poter considerare definitivamente pacificato il Regno. In primo luogo presidiare la totalità del territorio isolano senza l’ausilio delle truppe francesi, in secondo luogo gestire autonomamente l’amministrazione della giustizia penale e riattivare l’esazione della “taglia”, l’imposta diretta non più esatta dal 1729, anno d’inizio della prima insurrezione. In un clima di diffidenza verso le squadre di famigli e i reparti di milizia isolani, il controllo del territorio e le operazioni di polizia furono affidate esclusivamente alla truppa regolata, senza però la benché minima presenza dei soldati regolari corsi così largamente impiegati nei Domini di Terraferma. Nell’ambito di queste considerazioni generali vanno distinti due momenti. Il primo corrispondente agli anni 1741-1743, anni in cui Genova pone in atto il tentativo di ripristinare lo status quo, stanziando nell’isola oltre il 70% delle sue truppe regolari ed impegnandole attivamente e in cospicua quantità, anche se con non poche difficoltà logistiche ed operative, nella repressione del brigantaggio (che spesso, ma non sempre, era alimentato da irriducibili ribelli fuorusciti), nella cattura di assassini, nella gestione (è proprio il caso di dire gestione) delle faide famigliari e delle lotte di fazione e, più in generali, nel controllo del territorio. Il secondo corrisponde al biennio 1744-1745. Dopo lo scoppio di una nuova insurrezione nell’inverno 1742-1743, rapida e circoscritta ad alcune province del centro-nord, e la firma del trattato di Worms con cui l’Impero cedette ai Savoia i suoi presunti diritti sul marchesato di Finale in cambio dell’entrata nella guerra di Successione austriaca, la Corsica perse la priorità che aveva rivestito sino a quel momento nella politica di difesa genovese. Il susseguente ritiro di gran parte della truppa regolata in Terraferma, in prospettiva di un futuro coinvolgimento genovese nella guerra, e l’avvio di trattative con i capi dell’insurrezione invernale posero i giusdicenti genovesi nella difficile condizione di dover continuare ad esercitare il potere politico, per affermare l’ormai vacillante sovranità genovese sul Regno, amministrando l’ordine pubblico e le operazioni di polizia con le poche truppe regolari disponibili, ricorrendo ad espedienti creativi ed a compromessi di varia natura con i poteri locali, sia per appoggiare e coadiuvare le operazioni della truppa regolare, sia per delegare a tali poteri, in casi limite ma sempre più frequenti, tali compiti

“Far le marce per le esecuzioni di giustizia”. La truppa regolata genovese e l’ordine pubblico nel Regno di Corsica (1741-1745)

BERI, EMILIANO
2013-01-01

Abstract

L’impiego della truppa regolata genovese come forza di polizia nella Corsica della prima metà degli anni quaranta del Settecento costituisce una tematica di notevole interesse per le peculiarità che essa presenta in relazione al particolare momento che visse l’isola in quegli anni. Negli stati d’Ancien Régime, solitamente, le truppe regolari sono state impegnate in compiti di polizia solo in circostanze di necessità per coadiuvare le squadre di sbirri e famigli locali (è il caso, ad esempio, dei soldati corsi nella Repubblica di Genova). La Corsica negli anni 1741-1745 visse d’altra parte un momento molto particolare e politicamente convulso, una fase di transizione fra le insurrezioni e le guerre civili degli anni trenta e la successiva grande rivolta nazionale e guerra civile degli anni cinquanta e sessanta. In questa fase Genova, approfittando della pace ottenuta grazie all’ausilio delle armi francesi, tentò di portare a termine la pacificazione dell’isola e ripristinare lo status quo. Nell’ottica del governo genovese due erano i passi da fare per poter considerare definitivamente pacificato il Regno. In primo luogo presidiare la totalità del territorio isolano senza l’ausilio delle truppe francesi, in secondo luogo gestire autonomamente l’amministrazione della giustizia penale e riattivare l’esazione della “taglia”, l’imposta diretta non più esatta dal 1729, anno d’inizio della prima insurrezione. In un clima di diffidenza verso le squadre di famigli e i reparti di milizia isolani, il controllo del territorio e le operazioni di polizia furono affidate esclusivamente alla truppa regolata, senza però la benché minima presenza dei soldati regolari corsi così largamente impiegati nei Domini di Terraferma. Nell’ambito di queste considerazioni generali vanno distinti due momenti. Il primo corrispondente agli anni 1741-1743, anni in cui Genova pone in atto il tentativo di ripristinare lo status quo, stanziando nell’isola oltre il 70% delle sue truppe regolari ed impegnandole attivamente e in cospicua quantità, anche se con non poche difficoltà logistiche ed operative, nella repressione del brigantaggio (che spesso, ma non sempre, era alimentato da irriducibili ribelli fuorusciti), nella cattura di assassini, nella gestione (è proprio il caso di dire gestione) delle faide famigliari e delle lotte di fazione e, più in generali, nel controllo del territorio. Il secondo corrisponde al biennio 1744-1745. Dopo lo scoppio di una nuova insurrezione nell’inverno 1742-1743, rapida e circoscritta ad alcune province del centro-nord, e la firma del trattato di Worms con cui l’Impero cedette ai Savoia i suoi presunti diritti sul marchesato di Finale in cambio dell’entrata nella guerra di Successione austriaca, la Corsica perse la priorità che aveva rivestito sino a quel momento nella politica di difesa genovese. Il susseguente ritiro di gran parte della truppa regolata in Terraferma, in prospettiva di un futuro coinvolgimento genovese nella guerra, e l’avvio di trattative con i capi dell’insurrezione invernale posero i giusdicenti genovesi nella difficile condizione di dover continuare ad esercitare il potere politico, per affermare l’ormai vacillante sovranità genovese sul Regno, amministrando l’ordine pubblico e le operazioni di polizia con le poche truppe regolari disponibili, ricorrendo ad espedienti creativi ed a compromessi di varia natura con i poteri locali, sia per appoggiare e coadiuvare le operazioni della truppa regolare, sia per delegare a tali poteri, in casi limite ma sempre più frequenti, tali compiti
2013
9788849838923
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/768217
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