Tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento, la classe dirigente imprenditoriale, per esprimere il prestigio raggiunto, costruisce le proprie dimore secondo il gusto del tempo, come simboli di una precisa esperienza storica, in modo da “presentarsi” alla città con una fisionomia propria ed inequivocabile. È interessante notare come l’inserimento urbanistico-ambientale di queste residenze rappresenti uno dei punti fermi del carattere di una particolare committenza e costituisca uno degli elementi qualificanti il paesaggio genovese: la committenza, infatti, mostrandosi al passo con le correnti del revival internazionale, addotta per le sue abitazioni suburbane la tipologia ed il concetto del castello medioevale nord-europeo, insediato in posizioni paesisticamente emergenti su promontori ed alture a strapiombo sul mare e su zone collinari eccezionalmente panoramiche. Tra i molteplici artefici di queste residenze-castello una collocazione particolare spetta all’architetto fiorentino Gino Coppedé, autore di molti edifici nella Grande Genova e non solo. Ne sono esempi prestigiosi “castello” Mackenzie, ubicato su di un’area collinare alle spalle di piazza Manin, che si affaccia sulla valle del Bisagno, dominandola, ancora oggi, fino al mare; “castello” Bruzzo, situato su di una lieve altura in circonvallazione a Monte, che emerge garbatamente austero dalla massa arborea di lecci, pini ed allori quasi a formare una corona indifferenziata su ogni suo fronte. Il modello del castello medioevale, che tende a valorizzare le zone collinari prossime all’area urbana, nelle zone del levante trova sporadiche manifestazioni, quasi sempre di tono contenuto, come “castello” Türcke, arroccato sul piccolo promontorio di Santa Chiara, o “castello” Coppedé a Quarto, costruito su una lieve collinetta alle spalle della piccola insenatura di Priaruggia.

Le trasformazioni del paesaggio urbano genovese: le grandi emergenze

BOFFITO, MAURA
2011-01-01

Abstract

Tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento, la classe dirigente imprenditoriale, per esprimere il prestigio raggiunto, costruisce le proprie dimore secondo il gusto del tempo, come simboli di una precisa esperienza storica, in modo da “presentarsi” alla città con una fisionomia propria ed inequivocabile. È interessante notare come l’inserimento urbanistico-ambientale di queste residenze rappresenti uno dei punti fermi del carattere di una particolare committenza e costituisca uno degli elementi qualificanti il paesaggio genovese: la committenza, infatti, mostrandosi al passo con le correnti del revival internazionale, addotta per le sue abitazioni suburbane la tipologia ed il concetto del castello medioevale nord-europeo, insediato in posizioni paesisticamente emergenti su promontori ed alture a strapiombo sul mare e su zone collinari eccezionalmente panoramiche. Tra i molteplici artefici di queste residenze-castello una collocazione particolare spetta all’architetto fiorentino Gino Coppedé, autore di molti edifici nella Grande Genova e non solo. Ne sono esempi prestigiosi “castello” Mackenzie, ubicato su di un’area collinare alle spalle di piazza Manin, che si affaccia sulla valle del Bisagno, dominandola, ancora oggi, fino al mare; “castello” Bruzzo, situato su di una lieve altura in circonvallazione a Monte, che emerge garbatamente austero dalla massa arborea di lecci, pini ed allori quasi a formare una corona indifferenziata su ogni suo fronte. Il modello del castello medioevale, che tende a valorizzare le zone collinari prossime all’area urbana, nelle zone del levante trova sporadiche manifestazioni, quasi sempre di tono contenuto, come “castello” Türcke, arroccato sul piccolo promontorio di Santa Chiara, o “castello” Coppedé a Quarto, costruito su una lieve collinetta alle spalle della piccola insenatura di Priaruggia.
2011
9788854844803
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/390283
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