Scopo del lavoro. La perdita dell’elemento dentale determina il riassorbimento dell’osso alveolare, rapido entro i primi 3 mesi e più lento per tutta la vita. L’inserimento di impianti in siti postestrattivi immediatamente dopo l’avulsione elimina il riassorbimento e riduce il tempo di trattamento. Nel presente lavoro, gli autori si propongono di apportare un piccolo contributo sulla base della loro esperienza per confermare la possibilità di ottenere un’osteointegrazione adeguata con l’inserimento di impianti nel sito postestrattivo. Per migliorare l’adattamento, nel secondo caso è stato usato un impianto di nuova generazione a forma radicolare. Materiali e metodi. Nel primo caso clinico sono stati estratti 2 molari nel primo quadrante per motivi parodontali e sostituiti con 2 impianti avvitati di forma cilindrica. Nel secondo caso, il centrale superiore di sinistra fratturato è stato estratto e sostituito con un impianto a forma radicolare. Le discrepanze tra sito alveolare postestrattivo e superficie implantare sono state colmate con osso autologo ed eterologo. Dopo 4 mesi, gli impianti integrati, dal punto di vista clinico e radiologico, sono stati protesizzati. Risultati e conclusioni. Le percentuali di successo dell’implantologia tradizionale e di quella postestrattiva sono sovrapponibili e l’integrazione si ottiene a patto che venga eliminato adeguatamente il tessuto infiammatorio e garantita una buona stabilità primaria.
Presupposti ed evoluzione dell’implantologia post-estrattiva
BLASI, GIORGIO;BLASI, SERGIO
2005-01-01
Abstract
Scopo del lavoro. La perdita dell’elemento dentale determina il riassorbimento dell’osso alveolare, rapido entro i primi 3 mesi e più lento per tutta la vita. L’inserimento di impianti in siti postestrattivi immediatamente dopo l’avulsione elimina il riassorbimento e riduce il tempo di trattamento. Nel presente lavoro, gli autori si propongono di apportare un piccolo contributo sulla base della loro esperienza per confermare la possibilità di ottenere un’osteointegrazione adeguata con l’inserimento di impianti nel sito postestrattivo. Per migliorare l’adattamento, nel secondo caso è stato usato un impianto di nuova generazione a forma radicolare. Materiali e metodi. Nel primo caso clinico sono stati estratti 2 molari nel primo quadrante per motivi parodontali e sostituiti con 2 impianti avvitati di forma cilindrica. Nel secondo caso, il centrale superiore di sinistra fratturato è stato estratto e sostituito con un impianto a forma radicolare. Le discrepanze tra sito alveolare postestrattivo e superficie implantare sono state colmate con osso autologo ed eterologo. Dopo 4 mesi, gli impianti integrati, dal punto di vista clinico e radiologico, sono stati protesizzati. Risultati e conclusioni. Le percentuali di successo dell’implantologia tradizionale e di quella postestrattiva sono sovrapponibili e l’integrazione si ottiene a patto che venga eliminato adeguatamente il tessuto infiammatorio e garantita una buona stabilità primaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.