L’interesse della Medicina Legale per le conseguenze psicopatologiche correlate con un lutto familiare nasce e si sviluppa sulla spinta della sentenza della Corte Costituzionale n. 372 del 1994, che ha ritenuto risarcibile il danno alla salute psichica subìto da un prossimo congiunto a seguito della morte di un familiare vittima di fatto illecito altrui, allorquando possa essere provato che la patologia psichica sia causalmente riconducibile all’evento e rappresenti un’alterazione di carattere irreversibile. Affrontare il tema del lutto in una cornice di tipo medico-legale, dunque, implica la soluzione di diverse questioni che riguardano sia la natura fisiologica o patologica delle conseguenze della “sindrome da lutto”, sia il ruolo delle eventuali preesistenze, sia la dimensione del pregiudizio invalidante. Sebbene sia universalmente accettato che l’elaborazione del lutto possa fallire o complicarsi dando luogo a problematiche psicopatologiche, la fase diagnostico-prognostica risulta sempre molto delicata e particolarmente complessa. La ricerca clinica da tempo evidenzia come le manifestazioni del cd. lutto complicato non coincidano tout court con le categorie diagnostiche attualmente presenti nei più diffusi sistemi nosografici internazionali (DSM IV-TR, ICD-10), tanto da suggerire l’introduzione di un’entità clinica autonoma e definita. In realtà, molti Autori ritengono che sia possibile individuare e descrivere in modo specifico la presenza di disturbi psicopatologici derivanti da una elaborazione ritardata o complicata del lutto. L’utilizzo degli strumenti diagnostici proposti dalla ricerca clinica può rendere anche l’indagine medicolegale facilmente controllabile e ripetibile, e cioè basata su evidenze scientifiche. Tali indagini richiedono certamente un accurato e complesso esame comparativo tra la condizione clinica presente al momento dell’accertamento e quella preesistente all’evento, con l’obiettivo di escludere eventuali preesistenze e di differenziare l’aggravamento dalla co-morbidità, il peggioramento dalla recrudescenza. Sul piano, infine, della concreta quantificazione del danno, è necessario partire da una valutazione percentualistica basata sugli inquadramenti nosografici offerti dalle più condivise classificazioni medicolegali, ma occorre procedere lungo un secondo livello di indagine, c.d. “funzionale”, nel quale l’esperto è tenuto a cercare di personalizzare il dato numerico sulla base dei riflessi disfunzionali psico-socio-esistenziali indotti dallo stesso

Tra nosografia e clinica: la valutazione medico-legale del c.d. lutto complicato

BANDINI, TULLIO;ROCCA, GABRIELE
2012-01-01

Abstract

L’interesse della Medicina Legale per le conseguenze psicopatologiche correlate con un lutto familiare nasce e si sviluppa sulla spinta della sentenza della Corte Costituzionale n. 372 del 1994, che ha ritenuto risarcibile il danno alla salute psichica subìto da un prossimo congiunto a seguito della morte di un familiare vittima di fatto illecito altrui, allorquando possa essere provato che la patologia psichica sia causalmente riconducibile all’evento e rappresenti un’alterazione di carattere irreversibile. Affrontare il tema del lutto in una cornice di tipo medico-legale, dunque, implica la soluzione di diverse questioni che riguardano sia la natura fisiologica o patologica delle conseguenze della “sindrome da lutto”, sia il ruolo delle eventuali preesistenze, sia la dimensione del pregiudizio invalidante. Sebbene sia universalmente accettato che l’elaborazione del lutto possa fallire o complicarsi dando luogo a problematiche psicopatologiche, la fase diagnostico-prognostica risulta sempre molto delicata e particolarmente complessa. La ricerca clinica da tempo evidenzia come le manifestazioni del cd. lutto complicato non coincidano tout court con le categorie diagnostiche attualmente presenti nei più diffusi sistemi nosografici internazionali (DSM IV-TR, ICD-10), tanto da suggerire l’introduzione di un’entità clinica autonoma e definita. In realtà, molti Autori ritengono che sia possibile individuare e descrivere in modo specifico la presenza di disturbi psicopatologici derivanti da una elaborazione ritardata o complicata del lutto. L’utilizzo degli strumenti diagnostici proposti dalla ricerca clinica può rendere anche l’indagine medicolegale facilmente controllabile e ripetibile, e cioè basata su evidenze scientifiche. Tali indagini richiedono certamente un accurato e complesso esame comparativo tra la condizione clinica presente al momento dell’accertamento e quella preesistente all’evento, con l’obiettivo di escludere eventuali preesistenze e di differenziare l’aggravamento dalla co-morbidità, il peggioramento dalla recrudescenza. Sul piano, infine, della concreta quantificazione del danno, è necessario partire da una valutazione percentualistica basata sugli inquadramenti nosografici offerti dalle più condivise classificazioni medicolegali, ma occorre procedere lungo un secondo livello di indagine, c.d. “funzionale”, nel quale l’esperto è tenuto a cercare di personalizzare il dato numerico sulla base dei riflessi disfunzionali psico-socio-esistenziali indotti dallo stesso
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