Nel saggio l’autore si occupa, nella prospettiva di Law & Literature, delle riflessioni di Carlo Emilio Gadda sulla genesi del delitto ne Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Esse paiono discendere soprattutto dagli assunti sviluppati da Gadda nella sua opera “filosofica”, vale a dire la Meditazione milanese: il reato come una delle molteplici manifestazioni del male, le cui cause vanno pertanto investigate con l’ausilio d’una più articolata teoria delle calamità («sosteneva [Ingravallo] che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti»). A questa figurazione del delitto, come evento originato da più fattori, si ricollega una idea in qualche modo “transigente” di responsabilità: e propriamente – si può dire meglio - di corresponsabilità limitata. Da un lato ciascuno è colpevole in quanto abbia concorso alla produzione del fatto, ma dall’altro tale responsabilità è appunto circoscritta. E lo è in un duplice senso: in primo luogo perché condivisa con altri, e poi perché rettamente qualificabile in questi termini solo quando esista e sia riconoscibile uno spazio concreto di libertà del volere. D’altra parte, nella rete aggrovigliata della concatenazione degli eventi esso è in genere modesto, talché la singola azione si riduce di frequente ad essere una sorta di agevolazione contingente del prodursi inesorabile del fatto.

La cognizione del delitto. Reato e macchina della giustizia nel "Pasticciaccio" di Gadda

MARRA, REALINO
2010-01-01

Abstract

Nel saggio l’autore si occupa, nella prospettiva di Law & Literature, delle riflessioni di Carlo Emilio Gadda sulla genesi del delitto ne Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Esse paiono discendere soprattutto dagli assunti sviluppati da Gadda nella sua opera “filosofica”, vale a dire la Meditazione milanese: il reato come una delle molteplici manifestazioni del male, le cui cause vanno pertanto investigate con l’ausilio d’una più articolata teoria delle calamità («sosteneva [Ingravallo] che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti»). A questa figurazione del delitto, come evento originato da più fattori, si ricollega una idea in qualche modo “transigente” di responsabilità: e propriamente – si può dire meglio - di corresponsabilità limitata. Da un lato ciascuno è colpevole in quanto abbia concorso alla produzione del fatto, ma dall’altro tale responsabilità è appunto circoscritta. E lo è in un duplice senso: in primo luogo perché condivisa con altri, e poi perché rettamente qualificabile in questi termini solo quando esista e sia riconoscibile uno spazio concreto di libertà del volere. D’altra parte, nella rete aggrovigliata della concatenazione degli eventi esso è in genere modesto, talché la singola azione si riduce di frequente ad essere una sorta di agevolazione contingente del prodursi inesorabile del fatto.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/255889
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact