La ricerca di un maggiore coinvolgimento della comunità e degli attori locali e la realizzazione di nuove pro- gettualità in grado di aumentare il proprio radicamento nel territorio stanno portando le organizzazioni del Terzo settore a caratterizzare il proprio operato tramite approcci sempre più inclusivi e collaborativi. L’ado- zione di tali approcci da parte delle organizzazioni del Terzo settore può essere favorita anche da una ricon- figurazione delle caratteristiche, delle funzioni e delle modalità di utilizzo dei propri spazi fisici che tragga ispirazione dal recente fenomeno degli spazi collaborativi. Attraverso la presentazione dei casi di Fondazio- ne Amendola e Panacea Social Farm, il presente studio intende proporre un modello identificativo delle prati- che con cui le organizzazioni del Terzo settore possono gestire la riconfigurazione dei propri spazi fisici in veri e propri hub di comunità tramite una logica inclusiva e collaborativa che consenta loro di “ibridare” funzioni e attività offerte, di coinvolgere maggiormente comunità e attori locali e di aumentare la propria centralità e il proprio radicamento nel territorio.

La riconfigurazione degli spazi del Terzo settore tramite una logica collaborativa

Monti A.;
2024-01-01

Abstract

La ricerca di un maggiore coinvolgimento della comunità e degli attori locali e la realizzazione di nuove pro- gettualità in grado di aumentare il proprio radicamento nel territorio stanno portando le organizzazioni del Terzo settore a caratterizzare il proprio operato tramite approcci sempre più inclusivi e collaborativi. L’ado- zione di tali approcci da parte delle organizzazioni del Terzo settore può essere favorita anche da una ricon- figurazione delle caratteristiche, delle funzioni e delle modalità di utilizzo dei propri spazi fisici che tragga ispirazione dal recente fenomeno degli spazi collaborativi. Attraverso la presentazione dei casi di Fondazio- ne Amendola e Panacea Social Farm, il presente studio intende proporre un modello identificativo delle prati- che con cui le organizzazioni del Terzo settore possono gestire la riconfigurazione dei propri spazi fisici in veri e propri hub di comunità tramite una logica inclusiva e collaborativa che consenta loro di “ibridare” funzioni e attività offerte, di coinvolgere maggiormente comunità e attori locali e di aumentare la propria centralità e il proprio radicamento nel territorio.
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