Se dal punto di vista normativo la frequenza scolastica di alunni con disabilità non costituisce più una barriera, dal punto di vista didattico risulta evidente la difficoltà della scuola a sostenere percorsi che pratichino una reale inclusione (Scataglini, Cramerotti e Ianes, 2008). Affinché la scuola non diventi essa stessa un fattore di esclusione che trasforma il bisogno educativo speciale in disabilità, secondo il modello dell’ICF (2001), è necessario un approccio all’inclusione dove persone, strumenti e metodologie siano funzionali e di supporto reciproco. Come professionisti dell’educazione e della formazione è necessario domandarsi, quindi, quali siano gli aspetti che rendono inclusivo un modello pedagogico e culturale nel contesto scolastico, le difficoltà che incontrano i docenti nella loro pratica lavorativa quotidiana e il ruolo che possono avere gli strumenti tecnologici per garantire un reale processo di inclusione. A fronte di tale problematiche vengono presentate alcune riflessioni metodologiche che fanno riferimento alle strategie inclusive di insegnamento-apprendimento collaborativo mediato dai pari coniugate sia all’uso di strumentazioni tecnologiche all’avanguardia (LIM, proiettori interattivi, tablet, mobile devices) sia a forme di e-learning che ad arredi versatili capaci di offrire semplici, transizioni senza soluzione di continuità per stili di insegnamento e apprendimento multimodali. L’accento viene posto tuttavia su come, l’introduzione di supporti tecnologici in ambienti scolastici volti all’inclusione di alunni che presentano differenti tipologie di bisogno, di per sé non sia esaustivo ma necessiti, in prima istanza, di una riprogettazione complessiva ad opera del docente, delle attività formative tradizionali abbracciando nuovi modelli, metodi e tecniche d’insegnamento.
Quale modello pedagogico e culturale per l'inclusione? L'insegnante regista e mediatore di processi inclusivi tra progettazione e tecnologie
PENNAZIO V.
2017-01-01
Abstract
Se dal punto di vista normativo la frequenza scolastica di alunni con disabilità non costituisce più una barriera, dal punto di vista didattico risulta evidente la difficoltà della scuola a sostenere percorsi che pratichino una reale inclusione (Scataglini, Cramerotti e Ianes, 2008). Affinché la scuola non diventi essa stessa un fattore di esclusione che trasforma il bisogno educativo speciale in disabilità, secondo il modello dell’ICF (2001), è necessario un approccio all’inclusione dove persone, strumenti e metodologie siano funzionali e di supporto reciproco. Come professionisti dell’educazione e della formazione è necessario domandarsi, quindi, quali siano gli aspetti che rendono inclusivo un modello pedagogico e culturale nel contesto scolastico, le difficoltà che incontrano i docenti nella loro pratica lavorativa quotidiana e il ruolo che possono avere gli strumenti tecnologici per garantire un reale processo di inclusione. A fronte di tale problematiche vengono presentate alcune riflessioni metodologiche che fanno riferimento alle strategie inclusive di insegnamento-apprendimento collaborativo mediato dai pari coniugate sia all’uso di strumentazioni tecnologiche all’avanguardia (LIM, proiettori interattivi, tablet, mobile devices) sia a forme di e-learning che ad arredi versatili capaci di offrire semplici, transizioni senza soluzione di continuità per stili di insegnamento e apprendimento multimodali. L’accento viene posto tuttavia su come, l’introduzione di supporti tecnologici in ambienti scolastici volti all’inclusione di alunni che presentano differenti tipologie di bisogno, di per sé non sia esaustivo ma necessiti, in prima istanza, di una riprogettazione complessiva ad opera del docente, delle attività formative tradizionali abbracciando nuovi modelli, metodi e tecniche d’insegnamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.