Il contributo esamina tre casi genovesi di reimpiego di sculture trecentesche diversi per scopi e modalità. Il primo caso è quello dei rilievi campionesi della prima metà del XIV secolo disposti intorno al 1522 con pura funzione decorativa all'esterno delle parti alte del presbiterio della Cattedrale di San Lorenzo. Il secondo è quello dei resti della tomba monumentale del cardinale Luca Fieschi, eseguita per lo spazio presbiteriale interno prospiciente la cappella“civica” di San Giovanni Battista da una bottega pisana intorno al 1340, parzialmente riaccomodati, con opportune integrazioni, nella lunetta di un nuovo portale realizzato nel muro sud dello stesso edificio con finalità memoriali e di prestigio. Il terzo e ultimo concerne le statue e i gruppi statuari della imponente e articolata tomba di Margherita di Brabante, realizzata fra il 1313 e il 1314 da Giovanni Pisano su commissione dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, riusati (anche in questo caso con interventi e integrazioni accortamente studiati) circa il 1602 in una cappella e in un altare-cappella della chiesa di San Francesco di Castelletto per volontà di Costanza Doria duchessa di Tursi allo scopo di celebrare la casata e segnalarne lo status tutto particolare e i meriti politici ricordandone l’ininterrotto legame con l’Impero, già vivo in età medievale e nel 1529 gloriosamente rinnovato col soggiorno di Carlo V presso Andrea Doria, vero e proprio “sigillo” simbolico della rifondazione politica e costituzionale della Repubblica.

Sculture trecentesche in età moderna: reimpiego, riallestimento selettivo, rifunzionalizzazione. Tre casi genovesi

Clario Di Fabio
2021-01-01

Abstract

Il contributo esamina tre casi genovesi di reimpiego di sculture trecentesche diversi per scopi e modalità. Il primo caso è quello dei rilievi campionesi della prima metà del XIV secolo disposti intorno al 1522 con pura funzione decorativa all'esterno delle parti alte del presbiterio della Cattedrale di San Lorenzo. Il secondo è quello dei resti della tomba monumentale del cardinale Luca Fieschi, eseguita per lo spazio presbiteriale interno prospiciente la cappella“civica” di San Giovanni Battista da una bottega pisana intorno al 1340, parzialmente riaccomodati, con opportune integrazioni, nella lunetta di un nuovo portale realizzato nel muro sud dello stesso edificio con finalità memoriali e di prestigio. Il terzo e ultimo concerne le statue e i gruppi statuari della imponente e articolata tomba di Margherita di Brabante, realizzata fra il 1313 e il 1314 da Giovanni Pisano su commissione dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, riusati (anche in questo caso con interventi e integrazioni accortamente studiati) circa il 1602 in una cappella e in un altare-cappella della chiesa di San Francesco di Castelletto per volontà di Costanza Doria duchessa di Tursi allo scopo di celebrare la casata e segnalarne lo status tutto particolare e i meriti politici ricordandone l’ininterrotto legame con l’Impero, già vivo in età medievale e nel 1529 gloriosamente rinnovato col soggiorno di Carlo V presso Andrea Doria, vero e proprio “sigillo” simbolico della rifondazione politica e costituzionale della Repubblica.
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