Filippo Tommaso Marinetti, Massimo Bontempelli, Antonio Beltramelli, Lucio D’Ambra, Alessandro De Stefani, Fausto Maria Martini, Guido Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare Giulio Viola e Luciano Zuccoli, scrittori molto diversi per parabola biografica e produzione letteraria ma tutti popolari e uniti dagli stessi “interessi”, decisero alla fine degli anni Venti di formare un collettivo, il Gruppo dei Dieci, e di dare alle stampe Approcci (1928) e Lo zar non è morto (1929). Il contributo propone un approfondimento sul semisconosciuto Approcci, 99 lettere amorose che si presentano come manuale pronto all’uso, parodia della tradizione letteraria del segretario galante e specchio di una nuova Italia tutta modernità, sfacciataggine e semplificazione. Approcci provò, per esempio, ad aiutare il mittente che, «la mattina dopo un ballo, nel quale si è bevuto molto e del quale si ha un ricordo incerto», volesse scrivere alla «signora che è stata compagna alla festa»; e ambì, in generale, come si legge nell’iperbolica prefazione di Marinetti, a essere per l’amore ciò che il telegrafo era stato per le comunicazioni.

«Approcci» 1928. Il segretario galante del Gruppo dei Dieci

Alessandro Ferraro
2019-01-01

Abstract

Filippo Tommaso Marinetti, Massimo Bontempelli, Antonio Beltramelli, Lucio D’Ambra, Alessandro De Stefani, Fausto Maria Martini, Guido Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare Giulio Viola e Luciano Zuccoli, scrittori molto diversi per parabola biografica e produzione letteraria ma tutti popolari e uniti dagli stessi “interessi”, decisero alla fine degli anni Venti di formare un collettivo, il Gruppo dei Dieci, e di dare alle stampe Approcci (1928) e Lo zar non è morto (1929). Il contributo propone un approfondimento sul semisconosciuto Approcci, 99 lettere amorose che si presentano come manuale pronto all’uso, parodia della tradizione letteraria del segretario galante e specchio di una nuova Italia tutta modernità, sfacciataggine e semplificazione. Approcci provò, per esempio, ad aiutare il mittente che, «la mattina dopo un ballo, nel quale si è bevuto molto e del quale si ha un ricordo incerto», volesse scrivere alla «signora che è stata compagna alla festa»; e ambì, in generale, come si legge nell’iperbolica prefazione di Marinetti, a essere per l’amore ciò che il telegrafo era stato per le comunicazioni.
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