Questo intervento ha lo scopo di prendere in considerazione le fonti culturalie figurative che fanno da sfondo a una larga parte della produzione artistica di Sandro Botticelli, prima e dopo il viaggio a Roma del 1481. La familiarità riscontrabile negli ambienti culturali frequentati dal pittore con tematiche relative a una passione antiquaria che aveva coscienza precisa dell’esistenza di una distanza tra i modelli greci e quelli romani, invita a considerare l’opera di una personalità cardine dell’Umanesimo italiano come Ciriaco de’ Pizzecolli, detto Ciriaco d’Ancona. I rapporti – stretti – individuabili tra il letterato marchigiano e il circolo degli intellettuali che si stringevano attorno a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (committente di opere come la Primavera e la Pallade con il centauro) invitano a considerare con maggior cura il corpus di disegni e memorie delle opere viste nei suoi viaggi in Oriente e – purtroppo – in larga parte andati distrutti nel rogo della biblioteca Sforza di Pesaro, nel 1514. È possibile che il Botticelli abbia visto e sia, dunque, stato ispirato da alcuni di questi disegni o direttamente da opere scultoree portate in Occidente dalla Grecia, per eseguire poi alcune delle sue opere più importanti? Qual è il ruolo giocato dalle copie eseguite da Giuliano da Sangallo e viste certamente dall’artista a Roma? Quali opere di greco scalpello – reali o presunte tali – avrebbe potuto vedere l’artista e – inoltre – quali certezze abbiamo che ritrovamenti avvenuti solo nel XIX secolo non fossero già, in parte, noti all’artista alla fine del Quattrocento, forse attraverso copie oggi perdute? L’indagine sulle testimonianze derivanti dall’immenso lavoro di Ciriaco d’Ancona e la comparazione con altre importanti fonti coeve, restituiscono, oggi, indizi che permettono – almeno in parte – di suggerire risposte a queste domande.

Da Ciriaco a Sandro. Modelli culturali e figurativi dell’Antica Grecia dai viaggi del Pizzecolli ai dipinti di Botticelli.

giacomo montanari
2020-01-01

Abstract

Questo intervento ha lo scopo di prendere in considerazione le fonti culturalie figurative che fanno da sfondo a una larga parte della produzione artistica di Sandro Botticelli, prima e dopo il viaggio a Roma del 1481. La familiarità riscontrabile negli ambienti culturali frequentati dal pittore con tematiche relative a una passione antiquaria che aveva coscienza precisa dell’esistenza di una distanza tra i modelli greci e quelli romani, invita a considerare l’opera di una personalità cardine dell’Umanesimo italiano come Ciriaco de’ Pizzecolli, detto Ciriaco d’Ancona. I rapporti – stretti – individuabili tra il letterato marchigiano e il circolo degli intellettuali che si stringevano attorno a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (committente di opere come la Primavera e la Pallade con il centauro) invitano a considerare con maggior cura il corpus di disegni e memorie delle opere viste nei suoi viaggi in Oriente e – purtroppo – in larga parte andati distrutti nel rogo della biblioteca Sforza di Pesaro, nel 1514. È possibile che il Botticelli abbia visto e sia, dunque, stato ispirato da alcuni di questi disegni o direttamente da opere scultoree portate in Occidente dalla Grecia, per eseguire poi alcune delle sue opere più importanti? Qual è il ruolo giocato dalle copie eseguite da Giuliano da Sangallo e viste certamente dall’artista a Roma? Quali opere di greco scalpello – reali o presunte tali – avrebbe potuto vedere l’artista e – inoltre – quali certezze abbiamo che ritrovamenti avvenuti solo nel XIX secolo non fossero già, in parte, noti all’artista alla fine del Quattrocento, forse attraverso copie oggi perdute? L’indagine sulle testimonianze derivanti dall’immenso lavoro di Ciriaco d’Ancona e la comparazione con altre importanti fonti coeve, restituiscono, oggi, indizi che permettono – almeno in parte – di suggerire risposte a queste domande.
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