Nella corrente ricerca sui sostrati pregreci di Sicilia si può ritenere acquisito il consenso sull’origine italica della lingua dei Siculi e sulla sovrapposizione di questi a un precedente subsostrato sicano, cui vengono ascritti i toponimi (in resa latina) Abacaenum, Adrānus, Amenānus, Assinus, Assōrus, Camarīna, Catina, Cimissa, Entella, Eryx, Galarīna, Halaesa, Herbēssus, Hippana, Hipparis, Hyccara, Hypsās, Ichana, Imāchara, Longāna (con Longānus), Palancaeus, Stielana e Telmissus, ai quali si aggiungono Hīmera (nonché la sua variante Kimara di attestazione numismatica) e Indara. La classificazione anaria di questi nomi è sistematicamente revocata in dubbio dalle loro etimologie indoeuropee (con vistosi riscontri motivazionali nella topografia locale), così come si verifica per gli stessi etnonimi Siculi (*‘Immigrati’), Sicani (*‘Agricoltori’) e addirittura dei mitici preesistenti Lestrigoni. Ne risulta una fonetica storica piuttosto conservativa ove, fra l’altro, le sonore fiatate o mormorate aspirate indoeuropee /*bʱ/, /*dʱ/, /*g̑ʱ/ appaiono rese con occlusive sonore modali /b/, /d/, /g/, come pure nei toponimi Brikinníai, Bidis (e Vizzini), Bruca e forse Bronte (Phorbantia rappresenta nel migliore dei casi un’ellenizzazione precoce; Aetna e Pergus non riflettono per forza /*dʱ/ e /*bʱ/). Tutto ciò rende possibile affiancare al pur ovvio confronto siculo-italico fra Βαιῶτις e il campano Bāiae (*‘Bradisismo’) un’ancor più stringente interpretazione sicana *Bāi̯ōtĭs < indoeuropeo *Bʱăh₂/₄i̯ŏ-h₂ōtĭs (= sloveno bája ‘incantesimo’ + irlandese áith ‘acuto, pungente’) ‘che colpisce con l’incantesimo’, in riferimento all’inesorabile φίλτρον di Afrodite.

Βαιῶτις e il più antico sostrato indoeuropeo nella toponimia della Sicilia

borghi guido
2020-01-01

Abstract

Nella corrente ricerca sui sostrati pregreci di Sicilia si può ritenere acquisito il consenso sull’origine italica della lingua dei Siculi e sulla sovrapposizione di questi a un precedente subsostrato sicano, cui vengono ascritti i toponimi (in resa latina) Abacaenum, Adrānus, Amenānus, Assinus, Assōrus, Camarīna, Catina, Cimissa, Entella, Eryx, Galarīna, Halaesa, Herbēssus, Hippana, Hipparis, Hyccara, Hypsās, Ichana, Imāchara, Longāna (con Longānus), Palancaeus, Stielana e Telmissus, ai quali si aggiungono Hīmera (nonché la sua variante Kimara di attestazione numismatica) e Indara. La classificazione anaria di questi nomi è sistematicamente revocata in dubbio dalle loro etimologie indoeuropee (con vistosi riscontri motivazionali nella topografia locale), così come si verifica per gli stessi etnonimi Siculi (*‘Immigrati’), Sicani (*‘Agricoltori’) e addirittura dei mitici preesistenti Lestrigoni. Ne risulta una fonetica storica piuttosto conservativa ove, fra l’altro, le sonore fiatate o mormorate aspirate indoeuropee /*bʱ/, /*dʱ/, /*g̑ʱ/ appaiono rese con occlusive sonore modali /b/, /d/, /g/, come pure nei toponimi Brikinníai, Bidis (e Vizzini), Bruca e forse Bronte (Phorbantia rappresenta nel migliore dei casi un’ellenizzazione precoce; Aetna e Pergus non riflettono per forza /*dʱ/ e /*bʱ/). Tutto ciò rende possibile affiancare al pur ovvio confronto siculo-italico fra Βαιῶτις e il campano Bāiae (*‘Bradisismo’) un’ancor più stringente interpretazione sicana *Bāi̯ōtĭs < indoeuropeo *Bʱăh₂/₄i̯ŏ-h₂ōtĭs (= sloveno bája ‘incantesimo’ + irlandese áith ‘acuto, pungente’) ‘che colpisce con l’incantesimo’, in riferimento all’inesorabile φίλτρον di Afrodite.
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