Testo inedito conservato in tre copie manoscritte, non autografe: la pubblicazione presenta il testo corredato da note esplicativeTramandato da soli tre esemplari manoscritti, il Ristretto delle bellezze della città di Firenze venne redatto nei primi mesi del 1592 dal conte Giovanni de’ Bardi come estrema forma di captatio benevolentiae nei confronti di Cristina di Lorena, giovane moglie del Granduca Ferdinando I, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma al servizio di papa Clemente VIII Aldobrandini. Bardi, singolare figura di intellettuale, uomo politico, condottiero e scrittore, fondatore e solido finanziatore di quel cenacolo artistico che oggi noi conosciamo proprio con il nome di Camerata dei Bardi, nonché esponente di spicco dell’accademia letteraria degli Alterati, era infatti legato a Francesco de’ Medici, il duca scomparso nel 1587, per il quale aveva scritto perdute composizioni per musica (L’amico fido), a testimonianza di una consuetudine di studi e di una frequentazione più che decennale che lo avevano reso sgradito agli occhi del nuovo sovrano di Firenze. L’agile testo di Bardi, che mostra di ben conoscere la trattatistica architettonica sul tema della città (da Alberti a Pietro Cataneo), rappresenta un interessante sguardo d’insieme sulla Firenze di tardo Cinquecento nel passaggio fra il regno di Francesco I a quello di Ferdinando I – attento com’è allo svolgersi della vita cittadina e al complesso rituale della corte – e nello stesso tempo non manca di illustrare il panorama artistico fiorentino, prestando particolare attenzione alle dimore gentilizie e alle residenze medicee.Tramandato da soli tre esemplari manoscritti, il Ristretto delle bellezze della città di Firenze venne redatto nei primi mesi del 1592 dal conte Giovanni de’ Bardi come estrema forma di captatio benevolentiae nei confronti di Cristina di Lorena, giovane moglie del Granduca Ferdinando I, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma al servizio di papa Clemente VIII Aldobrandini. Bardi, singolare figura di intellettuale, uomo politico, condottiero e scrittore, fondatore e solido finanziatore di quel cenacolo artistico che oggi noi conosciamo proprio con il nome di Camerata dei Bardi, nonché esponente di spicco dell’accademia letteraria degli Alterati, era infatti legato a Francesco de’ Medici, il duca scomparso nel 1587, per il quale aveva scritto perdute composizioni per musica (L’amico fido), a testimonianza di una consuetudine di studi e di una frequentazione più che decennale che lo avevano reso sgradito agli occhi del nuovo sovrano di Firenze. L’agile testo di Bardi, che mostra di ben conoscere la trattatistica architettonica sul tema della città (da Alberti a Pietro Cataneo), rappresenta un interessante sguardo d’insieme sulla Firenze di tardo Cinquecento nel passaggio fra il regno di Francesco I a quello di Ferdinando I – attento com’è allo svolgersi della vita cittadina e al complesso rituale della corte – e nello stesso tempo non manca di illustrare il panorama artistico fiorentino, prestando particolare attenzione alle dimore gentilizie e alle residenze medicee.

"Giovanni de' Bardi e il 'Ristretto delle bellezze della città di Firenze'

Carrara E.
2014-01-01

Abstract

Testo inedito conservato in tre copie manoscritte, non autografe: la pubblicazione presenta il testo corredato da note esplicativeTramandato da soli tre esemplari manoscritti, il Ristretto delle bellezze della città di Firenze venne redatto nei primi mesi del 1592 dal conte Giovanni de’ Bardi come estrema forma di captatio benevolentiae nei confronti di Cristina di Lorena, giovane moglie del Granduca Ferdinando I, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma al servizio di papa Clemente VIII Aldobrandini. Bardi, singolare figura di intellettuale, uomo politico, condottiero e scrittore, fondatore e solido finanziatore di quel cenacolo artistico che oggi noi conosciamo proprio con il nome di Camerata dei Bardi, nonché esponente di spicco dell’accademia letteraria degli Alterati, era infatti legato a Francesco de’ Medici, il duca scomparso nel 1587, per il quale aveva scritto perdute composizioni per musica (L’amico fido), a testimonianza di una consuetudine di studi e di una frequentazione più che decennale che lo avevano reso sgradito agli occhi del nuovo sovrano di Firenze. L’agile testo di Bardi, che mostra di ben conoscere la trattatistica architettonica sul tema della città (da Alberti a Pietro Cataneo), rappresenta un interessante sguardo d’insieme sulla Firenze di tardo Cinquecento nel passaggio fra il regno di Francesco I a quello di Ferdinando I – attento com’è allo svolgersi della vita cittadina e al complesso rituale della corte – e nello stesso tempo non manca di illustrare il panorama artistico fiorentino, prestando particolare attenzione alle dimore gentilizie e alle residenze medicee.Tramandato da soli tre esemplari manoscritti, il Ristretto delle bellezze della città di Firenze venne redatto nei primi mesi del 1592 dal conte Giovanni de’ Bardi come estrema forma di captatio benevolentiae nei confronti di Cristina di Lorena, giovane moglie del Granduca Ferdinando I, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma al servizio di papa Clemente VIII Aldobrandini. Bardi, singolare figura di intellettuale, uomo politico, condottiero e scrittore, fondatore e solido finanziatore di quel cenacolo artistico che oggi noi conosciamo proprio con il nome di Camerata dei Bardi, nonché esponente di spicco dell’accademia letteraria degli Alterati, era infatti legato a Francesco de’ Medici, il duca scomparso nel 1587, per il quale aveva scritto perdute composizioni per musica (L’amico fido), a testimonianza di una consuetudine di studi e di una frequentazione più che decennale che lo avevano reso sgradito agli occhi del nuovo sovrano di Firenze. L’agile testo di Bardi, che mostra di ben conoscere la trattatistica architettonica sul tema della città (da Alberti a Pietro Cataneo), rappresenta un interessante sguardo d’insieme sulla Firenze di tardo Cinquecento nel passaggio fra il regno di Francesco I a quello di Ferdinando I – attento com’è allo svolgersi della vita cittadina e al complesso rituale della corte – e nello stesso tempo non manca di illustrare il panorama artistico fiorentino, prestando particolare attenzione alle dimore gentilizie e alle residenze medicee.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/994860
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