Nel 1964 Raffaello Fagnoni pubblica un piccolo volume che raccoglie il suo discorso di benvenuto alle matricole all’apertura dell’anno accademico: testimonianza della sua inquietudine, del peso ma anche della ricchezza legata alla responsabilità professionale e didattica, espressione della voce di un’epoca, o meglio, di più epoche travagliate della nostra storia. Quelle parole, rilette oggi, non lasciano percepire i 54 anni di distanza. Se alcuni passaggi palesano i riferimenti temporali, altri sono addirittura anticipatori di un futuro presente. Il titolo di questo intervento trova origine proprio nelle parole di quel volumetto. Qui infatti Raffaello parla del ruolo dell’architetto in un mondo, come lui stesso descrive ben prima di Bauman, assai fluido, in cui tutto viene rimesso in discussione. «Se un punto occorre chiarire, preliminarmente, questo è la funzione (direi meglio l’azione) dell’architetto nella società moderna, in quella di oggi e soprattutto di un prevedibile domani. Noi viviamo un’epoca di intensa, di rapida trasformazione di funzioni, di impieghi, di rapporti umani: non diremo solo che viviamo un’epoca di progresso per non cadere nell’equivoco positivista, o nella retorica; ma sappiamo di vivere in un mondo assai fluido, in cui tutto viene rimesso in discussione, in cui la problematica è sempre più vasta ed aperta». (Fagnoni, 1964, p. 6)

Raffaello Fagnoni. L’architetto superartigiano, regista tecnico umanista

Raffaella Fagnoni
2018-01-01

Abstract

Nel 1964 Raffaello Fagnoni pubblica un piccolo volume che raccoglie il suo discorso di benvenuto alle matricole all’apertura dell’anno accademico: testimonianza della sua inquietudine, del peso ma anche della ricchezza legata alla responsabilità professionale e didattica, espressione della voce di un’epoca, o meglio, di più epoche travagliate della nostra storia. Quelle parole, rilette oggi, non lasciano percepire i 54 anni di distanza. Se alcuni passaggi palesano i riferimenti temporali, altri sono addirittura anticipatori di un futuro presente. Il titolo di questo intervento trova origine proprio nelle parole di quel volumetto. Qui infatti Raffaello parla del ruolo dell’architetto in un mondo, come lui stesso descrive ben prima di Bauman, assai fluido, in cui tutto viene rimesso in discussione. «Se un punto occorre chiarire, preliminarmente, questo è la funzione (direi meglio l’azione) dell’architetto nella società moderna, in quella di oggi e soprattutto di un prevedibile domani. Noi viviamo un’epoca di intensa, di rapida trasformazione di funzioni, di impieghi, di rapporti umani: non diremo solo che viviamo un’epoca di progresso per non cadere nell’equivoco positivista, o nella retorica; ma sappiamo di vivere in un mondo assai fluido, in cui tutto viene rimesso in discussione, in cui la problematica è sempre più vasta ed aperta». (Fagnoni, 1964, p. 6)
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