In questo paper si vogliono discutere alcuni aspetti del cambiamento nella composizione dell’utenza dei servizi sociali territoriali, colti attraverso il punto di vista degli operatori, nell’ambito di una ricerca di taglio qualitativo svolta presso alcuni ATS del Comune di Genova: cosa significa lavorare con un’utenza che comprende in misura sempre maggiore soggetti appartenenti a minoranze etniche, sia adulti che minori; quali sfide e quali cambiamenti può comportare nell’attività professionale quotidiana; quali lacune può eventualmente evidenziare nella formazione e nell’aggiornamento professionale. La ricerca qui presentata si è concentrata sul lavoro degli operatori con famiglie appartenenti a “minoranze etniche”, definite in un contributo a proposito di “black and minority ethnic families”, come «creazioni di decisioni politiche, economiche e sociali che stabiliscono divisioni tra differenti gruppi sociali usando, ad esempio le apparenze fisiche, le origini geografiche, i valori culturali, la lingua, la religione delle persone (…)» (Kriz e Skivenes 2010, p. 2635 – nostra traduzione). Dal momento che questa definizione non si basa su aspetti formali o legali, ma sulla percezione che gli operatori, intesi come “street-level bureaucrats” (Lipsky 1980), hanno di questi soggetti, nel disegno della ricerca si è optato per una prospettiva di taglio qualitativo, tesa alla ricostruzione dei meccanismi di attribuzione di senso e anche all’individuazione delle scelte di metodo (Fargion 2013) degli interventi sul campo da parte di operatori che fondano già il loro agire professionale su un approccio sostanzialmente riflessivo (Sicora 2013). Su queste premesse epistemologiche, sono stati individuati per le interviste complessivamente venti assistenti sociali operanti negli ATS di quattro dei nove Municipi genovesi, due a maggiore e due a minore presenza di stranieri residenti. Tra gli elementi di maggiore criticità emersi nella ricerca: • il lavoro con un’utenza che conosce poco cosa sono e cosa fanno i servizi sociali territoriali; • le strategie d’intervento e le modalità adottate dagli operatori per ricostruire il senso delle situazioni familiari e sociali in presenza di diversi quadri valoriali e stili di vita, anche negli interventi di “child protection”, rispetto alle quali individuare il miglior interesse del minore; • l’impatto delle pressioni esterne, anche da parte di uffici consolari stranieri, sullo svolgimento dell’attività (e sull’identità) professionale degli operatori.

Minoranze etniche e servizi sociali territoriali, nella percezione degli operatori professionali: uno studio nell'area genovese.

Massa Agostino
2017-01-01

Abstract

In questo paper si vogliono discutere alcuni aspetti del cambiamento nella composizione dell’utenza dei servizi sociali territoriali, colti attraverso il punto di vista degli operatori, nell’ambito di una ricerca di taglio qualitativo svolta presso alcuni ATS del Comune di Genova: cosa significa lavorare con un’utenza che comprende in misura sempre maggiore soggetti appartenenti a minoranze etniche, sia adulti che minori; quali sfide e quali cambiamenti può comportare nell’attività professionale quotidiana; quali lacune può eventualmente evidenziare nella formazione e nell’aggiornamento professionale. La ricerca qui presentata si è concentrata sul lavoro degli operatori con famiglie appartenenti a “minoranze etniche”, definite in un contributo a proposito di “black and minority ethnic families”, come «creazioni di decisioni politiche, economiche e sociali che stabiliscono divisioni tra differenti gruppi sociali usando, ad esempio le apparenze fisiche, le origini geografiche, i valori culturali, la lingua, la religione delle persone (…)» (Kriz e Skivenes 2010, p. 2635 – nostra traduzione). Dal momento che questa definizione non si basa su aspetti formali o legali, ma sulla percezione che gli operatori, intesi come “street-level bureaucrats” (Lipsky 1980), hanno di questi soggetti, nel disegno della ricerca si è optato per una prospettiva di taglio qualitativo, tesa alla ricostruzione dei meccanismi di attribuzione di senso e anche all’individuazione delle scelte di metodo (Fargion 2013) degli interventi sul campo da parte di operatori che fondano già il loro agire professionale su un approccio sostanzialmente riflessivo (Sicora 2013). Su queste premesse epistemologiche, sono stati individuati per le interviste complessivamente venti assistenti sociali operanti negli ATS di quattro dei nove Municipi genovesi, due a maggiore e due a minore presenza di stranieri residenti. Tra gli elementi di maggiore criticità emersi nella ricerca: • il lavoro con un’utenza che conosce poco cosa sono e cosa fanno i servizi sociali territoriali; • le strategie d’intervento e le modalità adottate dagli operatori per ricostruire il senso delle situazioni familiari e sociali in presenza di diversi quadri valoriali e stili di vita, anche negli interventi di “child protection”, rispetto alle quali individuare il miglior interesse del minore; • l’impatto delle pressioni esterne, anche da parte di uffici consolari stranieri, sullo svolgimento dell’attività (e sull’identità) professionale degli operatori.
2017
9788894470611
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