Leo Spitzer, uno dei più grandi linguisti e critici letterari del '900, fu censore a Vienna nell'esercito imperial-regio e in tale veste collezionò frammenti di centinaia di lettere di prigionieri di guerra italiani che contenevano perifrasi del concetto di fame. Ai prigionieri di guerra era infatti proibito dire che soffrivano la fame perché le loro lamentele avrebbero contribuito alla propaganda anti-austriaca e leso il prestigio dell'Impero austro-ungarico. L'opera è la raccolta di questi frammenti di lettere nelle quali i prigionieri di tutte le regioni italiane esprimevano in modo cifrato, con diverse circonlocuzioni, in italiano popolare e a volte in dialetto, la loro sofferenza principale nei campi di prigionia: la fame.

Quando non puoi dire 'fame': perifrasi dei prigionieri italiani 1915-1918

Claudia Caffi
2019-01-01

Abstract

Leo Spitzer, uno dei più grandi linguisti e critici letterari del '900, fu censore a Vienna nell'esercito imperial-regio e in tale veste collezionò frammenti di centinaia di lettere di prigionieri di guerra italiani che contenevano perifrasi del concetto di fame. Ai prigionieri di guerra era infatti proibito dire che soffrivano la fame perché le loro lamentele avrebbero contribuito alla propaganda anti-austriaca e leso il prestigio dell'Impero austro-ungarico. L'opera è la raccolta di questi frammenti di lettere nelle quali i prigionieri di tutte le regioni italiane esprimevano in modo cifrato, con diverse circonlocuzioni, in italiano popolare e a volte in dialetto, la loro sofferenza principale nei campi di prigionia: la fame.
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