Best known for his longest excerptum about Attila and the Huns, Priscus Panita survives mostly in Excerpta Constantiniana de legationibus. He describes with an impressive amount of details a Byzantine embassy and the secret plot to kill Attila in 448/449 A.D., when Priscus himself was involved in a scary situation. He also investigates Theodosius II's age around other borders, such as Caucasus and Aegypt.After a new collation and full reconsideration of all manuscripts, this critical edition provides a complete demonstration of the stemma codicum and an accurate apparatus, both philological desiderata for long. The text is plain and fluent, a good example of V century A.D. rhetorical prose, with a wide range of loci similes in classic authors and a special skill for variatio. From a historical point of view, some nations from Eastern Europe, Asia and Africa find in Priscus a unique source for their roots.

Conosciuto soprattutto per il suo lungo excerptum su Attila e gli Unni (exc. 8, pp. 15-50), il testo di Prisco di Panio è tramandato per la maggior parte nella raccolta degli "Excerpta Constantiniana de Legationibus Romanorum et Gentium" e viaggia insieme a preziosi frammenti storici di Polibio, Dionigi di Alicarnasso, Diodoro, Appiano, Cassio Dione, Dexippo di Atene, Eunapio di Sardi, Malco di Filadelfia, Pietro Patrizio e Menandro Protettore. La raccolta "De legationibus" è un tesoro per gli umanisti del tardo Cinquecento, grazie al ritrovamento di un manoscritto medievale che poi si è perso nell'incendio dell'Escorial nel 1671. Ne restano le copie "recentiores", su cui si sono basate le "editiones principes" di Orsini (1582, per i framementi di autori classici) e Hoeschel (1603, per la parte tardoantica e bizantina). Prisco ci trasmette, tra l'altro, una miniera di informazioni di prima mano sull'ambasceria bizantina ad Attila e su una congiura per uccidere quest'ultimo nel 448/449 d.C. (3 anni prima della battaglia dei Campi Catalaunici), congiura di cui l'ambasciatore stesso e Prisco sono all'oscuro e per cui, ignari, rischiano la vita. L'edizione critica si basa su una nuova collazione ed una completa rivisitazione della tradizione manoscritta, con cui tra l'altro sono stati affrontati i problemi della raccolta "De legationibus" nel suo complesso e dunque anche quelli dei numerosi brani degli autori da Polibio a Cassio Dione. Fornisce inoltre una dimostrazione completa dello stemma codicum di Prisco ed un accurato apparato critico, entrambi "desiderata" della filologia da lungo tempo. Alcuni risultati/contributi dell'edizione: 1. la numerazione dei paragrafi (particolarmente necessaria nell'exc. 8, dove se ne contano ben 196); 2. l'attento studio della lingua e dello stile, su cui si basa l'indicazione in corsivo di quanto, nel testo, non può essere priscano (almeno per la forma); 3. un passo sanato: Exc. 8, 129 (p. 39, 10); 4. correzioni più economiche: 8,2 (p. 16,5); 8, 44 (p. 24,16); 8,50 (p. 25,21); 8, 123 (p. 38,14); 41,2 (p.78,8); 5. conservazione di un passo sano (8,76; p. 30, 21-22), grazie al recupero di un δέ presente nei mss. ma sfuggito agli editori, i quali ipotizzavano una lacuna più ampia o anche due; 6. recupero di un termine tecnico attestato solo una volta altrove (8,77; p. 31,1); 7. conservazione di 2 hapax: 8,73 (p. 30,5) e 30,4 (p. 69,9); 8. si veda anche l'articolo Aspar, l'intrigo e il massacro. Una nuova lettura dell'exc. 39 di Prisco di Panio, "Mediterraneo Antico" 2010, p. 395 n. 32. Il testo di Prisco è piano e scorrevole, un buon esempio di prosa colta del V sec. d.C., con un'ampia gamma di "loci similes" negli autori classici e un particolare gusto per la "variatio". Dal punto di vista storico, alcuni popoli dell'Europa dell'Est, Asia ed Africa trovano in Prisco una fonte unica per le notizie sulle loro radici tardoantiche.

Priscus Panita, Excerpta et Fragmenta

Pia Carolla
2008-01-01

Abstract

Best known for his longest excerptum about Attila and the Huns, Priscus Panita survives mostly in Excerpta Constantiniana de legationibus. He describes with an impressive amount of details a Byzantine embassy and the secret plot to kill Attila in 448/449 A.D., when Priscus himself was involved in a scary situation. He also investigates Theodosius II's age around other borders, such as Caucasus and Aegypt.After a new collation and full reconsideration of all manuscripts, this critical edition provides a complete demonstration of the stemma codicum and an accurate apparatus, both philological desiderata for long. The text is plain and fluent, a good example of V century A.D. rhetorical prose, with a wide range of loci similes in classic authors and a special skill for variatio. From a historical point of view, some nations from Eastern Europe, Asia and Africa find in Priscus a unique source for their roots.
2008
Conosciuto soprattutto per il suo lungo excerptum su Attila e gli Unni (exc. 8, pp. 15-50), il testo di Prisco di Panio è tramandato per la maggior parte nella raccolta degli "Excerpta Constantiniana de Legationibus Romanorum et Gentium" e viaggia insieme a preziosi frammenti storici di Polibio, Dionigi di Alicarnasso, Diodoro, Appiano, Cassio Dione, Dexippo di Atene, Eunapio di Sardi, Malco di Filadelfia, Pietro Patrizio e Menandro Protettore. La raccolta "De legationibus" è un tesoro per gli umanisti del tardo Cinquecento, grazie al ritrovamento di un manoscritto medievale che poi si è perso nell'incendio dell'Escorial nel 1671. Ne restano le copie "recentiores", su cui si sono basate le "editiones principes" di Orsini (1582, per i framementi di autori classici) e Hoeschel (1603, per la parte tardoantica e bizantina). Prisco ci trasmette, tra l'altro, una miniera di informazioni di prima mano sull'ambasceria bizantina ad Attila e su una congiura per uccidere quest'ultimo nel 448/449 d.C. (3 anni prima della battaglia dei Campi Catalaunici), congiura di cui l'ambasciatore stesso e Prisco sono all'oscuro e per cui, ignari, rischiano la vita. L'edizione critica si basa su una nuova collazione ed una completa rivisitazione della tradizione manoscritta, con cui tra l'altro sono stati affrontati i problemi della raccolta "De legationibus" nel suo complesso e dunque anche quelli dei numerosi brani degli autori da Polibio a Cassio Dione. Fornisce inoltre una dimostrazione completa dello stemma codicum di Prisco ed un accurato apparato critico, entrambi "desiderata" della filologia da lungo tempo. Alcuni risultati/contributi dell'edizione: 1. la numerazione dei paragrafi (particolarmente necessaria nell'exc. 8, dove se ne contano ben 196); 2. l'attento studio della lingua e dello stile, su cui si basa l'indicazione in corsivo di quanto, nel testo, non può essere priscano (almeno per la forma); 3. un passo sanato: Exc. 8, 129 (p. 39, 10); 4. correzioni più economiche: 8,2 (p. 16,5); 8, 44 (p. 24,16); 8,50 (p. 25,21); 8, 123 (p. 38,14); 41,2 (p.78,8); 5. conservazione di un passo sano (8,76; p. 30, 21-22), grazie al recupero di un δέ presente nei mss. ma sfuggito agli editori, i quali ipotizzavano una lacuna più ampia o anche due; 6. recupero di un termine tecnico attestato solo una volta altrove (8,77; p. 31,1); 7. conservazione di 2 hapax: 8,73 (p. 30,5) e 30,4 (p. 69,9); 8. si veda anche l'articolo Aspar, l'intrigo e il massacro. Una nuova lettura dell'exc. 39 di Prisco di Panio, "Mediterraneo Antico" 2010, p. 395 n. 32. Il testo di Prisco è piano e scorrevole, un buon esempio di prosa colta del V sec. d.C., con un'ampia gamma di "loci similes" negli autori classici e un particolare gusto per la "variatio". Dal punto di vista storico, alcuni popoli dell'Europa dell'Est, Asia ed Africa trovano in Prisco una fonte unica per le notizie sulle loro radici tardoantiche.
978-3-11-020138-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/940258
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