Il rumore prodotto dai miliardi di dati e informazioni generati e condivisi ogni secondo fuori e dentro la rete rende oggi ogni singola comunicazione sempre meno efficace. Nel contesto attuale, gli unici brand che riescono ad emergere dal mare di frammenti che i mezzi di comunicazione ci propongono quotidianamente sono quelli in grado di dare vita a una strategia narrativa chiara e potente, capace di creare organicità e legare tra loro i piccoli pezzi che gli appartengono. In questo contesto i segni visivi, da sempre primo vettore delle identità di marca, hanno perso la loro forza e incisività, al punto che diventa assolutamente plausibile immaginare brand senza marchio o senza una continuità visiva. Il segno ripetuto sempre uguale a sé stesso non riesce più ad essere rappresentativo della complessità. Dopo essere passati attraverso esperimenti come identità dinamiche o design generativo, quello che oggi il progetto della comunicazione potrebbe accingersi a compiere è un salto ancora più radicale: liberarsi dal fardello di dover fondare la riconoscibilità sul segno, per abbracciare la narrazione come primo strumento per creare un brand. La ricerca analizza ed evidenzia costanti e variabili di una nuova evoluzione della narrazione, quella dell’epoca digitale, e propone una serie di casi studio di successo con l’obiettivo di definire una serie di linee guida e strumenti per un progetto della comunicazione che sia aggiornato alla contemporaneità.
Titolo della tesi: | No (more) logo: la narrazione delle identità collettive nella società connessa |
Autori: | |
Data di discussione: | 9-mag-2018 |
Handle: | http://hdl.handle.net/11567/929562 |
Appare nelle tipologie: | Tesi di dottorato |
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File | Descrizione | Tipologia | |
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phdunige_3221318_1.pdf | pp. 1-91 | Tesi | Open Access Visualizza/Apri |
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