Pur collocata in posizione debole e periferica, l’Accademia genovese dei Mutoli offre una testimonianza di un certo rilievo sulla persistenza di alcuni temi di ispirazione neoplatonica nel dibattito letterario primo-secentesco. Patrocinata da Giovan Vincenzo Imperiali, che ai Mutoli dedica una sezione significativa della parte X dello Stato rustico, l’Accademia interpreta la lirica petrarchesca sul topos platonico-ficiniano della securissima scala d’Amore, ma soprattutto attribuisce all’imaginatio onirica una valenza conoscitivo-sapienziale che scardina la concezione rigorosamente mimetica della poesia. Recuperando le antiche teorie sul furore poetico e sulla presunta origine divina della ispirazione artistica, il poeta “mutolo” è infatti colui che nello spazio del raccoglimento spirituale è in grado di porsi all’ascolto della melodia universale delle Muse, trasferendo la loro eloquenza nella dimensione del canto interiore.

Tra «muta lingua» e «cor loquace»: echi neoplatonici nell’Accademia dei Mutoli di Genova

Luca Beltrami
2018-01-01

Abstract

Pur collocata in posizione debole e periferica, l’Accademia genovese dei Mutoli offre una testimonianza di un certo rilievo sulla persistenza di alcuni temi di ispirazione neoplatonica nel dibattito letterario primo-secentesco. Patrocinata da Giovan Vincenzo Imperiali, che ai Mutoli dedica una sezione significativa della parte X dello Stato rustico, l’Accademia interpreta la lirica petrarchesca sul topos platonico-ficiniano della securissima scala d’Amore, ma soprattutto attribuisce all’imaginatio onirica una valenza conoscitivo-sapienziale che scardina la concezione rigorosamente mimetica della poesia. Recuperando le antiche teorie sul furore poetico e sulla presunta origine divina della ispirazione artistica, il poeta “mutolo” è infatti colui che nello spazio del raccoglimento spirituale è in grado di porsi all’ascolto della melodia universale delle Muse, trasferendo la loro eloquenza nella dimensione del canto interiore.
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