Il tema del primato italiano nelle scienze e nelle arti viene ripreso per tutto il Settecento, pur diversamente declinato, caratterizzando l’elaborazione dei miti fondativi basati sulla prisca sapienza italica (tanto nella linea vichiana che in quella toscano-etrusca), e le querelles letterarie che dividono la Francia dall’Italia (quella sul genere dell’elogio ne è l’esempio forse più evidente). Le occorrenze della polemica, che a fine secolo sembra perdere vigore, riaffiorano invece, mutando carattere, proprio nella stagione a cavaliere tra la prima e la seconda Cisalpina, quando le speranze di indipendenza istituzionale sembrano favorite dai nuovi equilibri politici. L’oggetto della rivendicazione, tuttavia, non è più a questo punto il retaggio di un primato «antico» (da riconoscere nella poesia e nelle scienze «morali» in specie) bensì la preminenza moderna anche nelle discipline sperimentali. Muovendosi in una prospettiva ampia, il saggio prende in esame soprattutto alcuni testimoni significativi (tra gli altri: la celebre prolusione di Monti a Pavia, le Vite di Lomonaco, le «dedicatorie» che inaugurano le collane degli Scrittori classici italiani di economia politica e la monumentale collana dei Classici italiani) di questa polemica primo-ottocentesca.

"Dell'obbligo di onorare gli italiani illustri": polemiche sette-ottocentesche sul primato disconosciuto

TONGIORGI, DUCCIO
2010-01-01

Abstract

Il tema del primato italiano nelle scienze e nelle arti viene ripreso per tutto il Settecento, pur diversamente declinato, caratterizzando l’elaborazione dei miti fondativi basati sulla prisca sapienza italica (tanto nella linea vichiana che in quella toscano-etrusca), e le querelles letterarie che dividono la Francia dall’Italia (quella sul genere dell’elogio ne è l’esempio forse più evidente). Le occorrenze della polemica, che a fine secolo sembra perdere vigore, riaffiorano invece, mutando carattere, proprio nella stagione a cavaliere tra la prima e la seconda Cisalpina, quando le speranze di indipendenza istituzionale sembrano favorite dai nuovi equilibri politici. L’oggetto della rivendicazione, tuttavia, non è più a questo punto il retaggio di un primato «antico» (da riconoscere nella poesia e nelle scienze «morali» in specie) bensì la preminenza moderna anche nelle discipline sperimentali. Muovendosi in una prospettiva ampia, il saggio prende in esame soprattutto alcuni testimoni significativi (tra gli altri: la celebre prolusione di Monti a Pavia, le Vite di Lomonaco, le «dedicatorie» che inaugurano le collane degli Scrittori classici italiani di economia politica e la monumentale collana dei Classici italiani) di questa polemica primo-ottocentesca.
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