OBIETTIVI: - Nostri precedenti studi, effettuati in vitro su A549, linea continua di pneumoniti, hanno rilevato un marcato effetto genotossico da esposizione alla componente metallica adsorbita alle polveri fini. Poiché la tossicità varia sensibilmente tra cellule normali e immortalizzate abbiamo voluto valutare su linfociti, mediante indagine ex vivo, gli effetti biologici di questo diffuso inquinante atmosferico. Il biodosimetro utilizzato ha consentito inoltre di verificare la variabilità individuale nel campione di popolazione saggiato. MATERIALI E METODI: - I linfociti, isolati da 13 soggetti(età 35.6¡À11.8),venivano messi in coltura e, quindi, trattati in 3 giornatecon una soluzione costituita da V, Fe e Ni(68.8, 110.5 e 9.4 ¦ÌM rispettivamente),ampiamente presenti nelle aree urbane. Mediante tecniche citoflurimetriche, previo utilizzo di specifici fluorocromi, venivano valutate la citotossicità, il livello citoplasmatico di ROS e quello di8-ossi-dG, marcatore di danno ossidativo del DNA. RISULTATI: - Contro una mortalità media pari a 8.9%(CV% 59.5) nei controlli, quella osservata dopo trattamento raggiungeva il 17.8 %(p<0.01) con valori anche superiori al 30%in due dei campioni esaminati. Maggiore era la variabilità osservata nei livelli di emissione della DCF-DA, utilizzata per la determinazione dei ROS, sia nei controlli (12.3 ¡À9.4) che nei trattati (20.7¡À15.6) Con ¦% compresi tra 2.1 e 281.9significative erano le differenzeK/trattati(p<0.01).L’analisi dell’8-ossi-dG, effettuata mediante uso di avidina, ad elevata affinità per la purina ossidata e marcata con fluoresceina isotiocianato(Avidina-FITC), ha mostrato un incremento medio dopo trattamento pari a 208.5% (p<0.01) con valori compresi tra 51.2 e 346.0(CV% 63.5). CONCLUSIONI: - I significativi effetti osservati, riconducibili alla capacità dei metalli di transizione di catalizzare la produzione di specie radicaliche, confermano il rischio potenziale di questa componente delle polveri fini per la salute pubblica. Infatti, malgrado l’effetto citotossico, in tutti i campioni saggiati significativo era il livello di ossidazione a carico del DNA delle cellule superstiti con possibili implicazioni nel processo di cancerogenesi
Determinazione di ROS ed 8-OSSI-dg in linfociti sottoposti a danno ossidativo da metalli
LA MAESTRA, SEBASTIANO
2008-01-01
Abstract
OBIETTIVI: - Nostri precedenti studi, effettuati in vitro su A549, linea continua di pneumoniti, hanno rilevato un marcato effetto genotossico da esposizione alla componente metallica adsorbita alle polveri fini. Poiché la tossicità varia sensibilmente tra cellule normali e immortalizzate abbiamo voluto valutare su linfociti, mediante indagine ex vivo, gli effetti biologici di questo diffuso inquinante atmosferico. Il biodosimetro utilizzato ha consentito inoltre di verificare la variabilità individuale nel campione di popolazione saggiato. MATERIALI E METODI: - I linfociti, isolati da 13 soggetti(età 35.6¡À11.8),venivano messi in coltura e, quindi, trattati in 3 giornatecon una soluzione costituita da V, Fe e Ni(68.8, 110.5 e 9.4 ¦ÌM rispettivamente),ampiamente presenti nelle aree urbane. Mediante tecniche citoflurimetriche, previo utilizzo di specifici fluorocromi, venivano valutate la citotossicità, il livello citoplasmatico di ROS e quello di8-ossi-dG, marcatore di danno ossidativo del DNA. RISULTATI: - Contro una mortalità media pari a 8.9%(CV% 59.5) nei controlli, quella osservata dopo trattamento raggiungeva il 17.8 %(p<0.01) con valori anche superiori al 30%in due dei campioni esaminati. Maggiore era la variabilità osservata nei livelli di emissione della DCF-DA, utilizzata per la determinazione dei ROS, sia nei controlli (12.3 ¡À9.4) che nei trattati (20.7¡À15.6) Con ¦% compresi tra 2.1 e 281.9significative erano le differenzeK/trattati(p<0.01).L’analisi dell’8-ossi-dG, effettuata mediante uso di avidina, ad elevata affinità per la purina ossidata e marcata con fluoresceina isotiocianato(Avidina-FITC), ha mostrato un incremento medio dopo trattamento pari a 208.5% (p<0.01) con valori compresi tra 51.2 e 346.0(CV% 63.5). CONCLUSIONI: - I significativi effetti osservati, riconducibili alla capacità dei metalli di transizione di catalizzare la produzione di specie radicaliche, confermano il rischio potenziale di questa componente delle polveri fini per la salute pubblica. Infatti, malgrado l’effetto citotossico, in tutti i campioni saggiati significativo era il livello di ossidazione a carico del DNA delle cellule superstiti con possibili implicazioni nel processo di cancerogenesiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.