We live in a world that favours high levels of specialisation, divides knowledge into artificially defined “disciplines”, isolates objects, and separates problems instead of understanding their complementary and multidimensional aspects. Professionals working in restoration are used to satisfying the demands of all the different fields of specialisation involved: various skills and various professions are necessary to work on one single study case. Due to unachievable multidisciplinary, interdisciplinary, trans-disciplinary projects, we often have to deal with extremely different viewpoints, where “heretic” and “orthodox” approaches can assume profoundly different and contradictory meanings. Communicating and sharing data and information is essential in bringing these approaches together, but unfortunately not sufficient enough. When the awareness that exhaustive knowledge cannot be achieved prevails and that "doubts" are considered as allies, “the yeast of all critical activities”, an orthodox approach forces us to analyse and give value to each apparently insignificant detail, bearing in mind its countless possible interpretations and its expressive richness. When the will/necessity to provide specific answers prevails, it is necessary to implement experiments based on the simplification of reality, which is essential to investigate one aspect at a time. In this case, models become vital and need to be structured correctly in order to evaluate answers. An orthodox approach consequently means identifying the representativeness of every single part and simplifying, by omitting details, without the object losing its meaning. The studied object, which apparently stays the same, is actually dissembled and reassembled so to become something different in the eyes of the various competent experts. The challenge is to mature a global vision of the project, trying to approach the complexity of both reality and restoration through progressive operations of analysis and synthesis among the various disciplines. Each discipline provides heretic or orthodox answers using respectively heretic or orthodox languages, which often lead to incommunicability.

Viviamo immersi in un mondo che predilige la super-specializzazione, che fraziona il sapere in “discipline” artificialmente circoscritte, isola gli oggetti e disgiunge i problemi anziché riconoscerne complementarietà e multidimensionalità. Nel campo del restauro non è difficile andare incontro alle esigenze di specializzazione: numerose sono le competenze necessarie a operare e sono molteplici le figure professionali coinvolte che rispondono a conoscenze pluridisciplinari indispensabili. I contributi specialistici risultano spesso essenziali a mettere a fuoco in profondità singoli problemi consentendo di affrontare molteplici aspetti, in un continuo esercizio tra analisi e sintesi che richiede capacità di adottare un angolo visuale molto ampio. Un progetto di restauro vede infatti coinvolti architetti, archivisti, chimici, geologi, ingegneri, storici, storici dell’arte ed altri concentrati su un unico oggetto di studio, di per sé luogo di temi e di problemi. In realtà a fronte di fantasticati progetti multi-disciplinari, pluri-disciplinari, inter-disciplinari, meta-disciplinari ci troviamo spesso a fare i conti con visioni molto diverse dove “eresia” e “ortodossia” di pensiero e di azione assumono significati profondamente diversi e talvolta contraddittori. Sono certamente necessari i momenti di confronto e riflessione, la condivisione di informazioni e il dibattito ma questi purtroppo non sono sufficienti. Laddove prevale la consapevolezza dell’impossibilità della conoscenza esaustiva e dove è essenziale praticare il “dubbio” vivendolo come alleato, “lievito di ogni attività critica”, la lettura e lo studio hanno bisogno di tempo, lo spazio in cui i medesimi elementi e materiali, già visti e “compresi”, riescono a essere riletti sempre in chiave differente arricchendo il loro significato ai nostri occhi. In questo senso l’ortodossia ci impone di approfondire e dare valore a ogni più piccolo e apparentemente insignificante dettaglio nella coscienza delle innumerevoli possibilità di lettura e della ricchezza espressiva di ogni segno. Laddove prevale la volontà/necessità di fornire e quantificare risposte occorre ricorrere a sperimentazioni basate sulla semplificazione della realtà, indispensabile per poterne indagare un singolo aspetto alla volta. Diventano necessari i modelli per i quali occorre avere certezze di impostazione per poter valutare le risposte. Questi non possono considerare il dettaglio, fonte di dubbio e di distrazione dall’orientamento generale perseguito. L’ortodossia sta allora nell’individuare la rappresentatività delle singole parti e nel semplificare senza che l’oggetto perda di significato. L’oggetto di studio, apparentemente lo stesso, è in realtà scomposto e ricomposto tanto da diventare altro agli occhi dei diversi specialisti competenti. La sfida è quella di maturare una visione globale del progetto, tentando di avvicinarsi alla complessità della realtà e del restauro attraverso progressive operazioni di analisi e soprattutto di sintesi tra i singoli apporti disciplinari ognuno dei quali fornisce risposte eretiche o ortodosse con linguaggi altrettanto eretici e ortodossi che troppo spesso portano alla incomunicabilità. Il contributo propone una lettura degli apporti disciplinari più frequentemente utilizzati nel campo del restauro attraverso le modalità di analisi, di interpretazione dei dati e di comunicazione degli stessi con riferimento ad alcuni esempi concreti.

Restauro: visione generale o visione particolare?

VECCHIATTINI, RITA
2016-01-01

Abstract

We live in a world that favours high levels of specialisation, divides knowledge into artificially defined “disciplines”, isolates objects, and separates problems instead of understanding their complementary and multidimensional aspects. Professionals working in restoration are used to satisfying the demands of all the different fields of specialisation involved: various skills and various professions are necessary to work on one single study case. Due to unachievable multidisciplinary, interdisciplinary, trans-disciplinary projects, we often have to deal with extremely different viewpoints, where “heretic” and “orthodox” approaches can assume profoundly different and contradictory meanings. Communicating and sharing data and information is essential in bringing these approaches together, but unfortunately not sufficient enough. When the awareness that exhaustive knowledge cannot be achieved prevails and that "doubts" are considered as allies, “the yeast of all critical activities”, an orthodox approach forces us to analyse and give value to each apparently insignificant detail, bearing in mind its countless possible interpretations and its expressive richness. When the will/necessity to provide specific answers prevails, it is necessary to implement experiments based on the simplification of reality, which is essential to investigate one aspect at a time. In this case, models become vital and need to be structured correctly in order to evaluate answers. An orthodox approach consequently means identifying the representativeness of every single part and simplifying, by omitting details, without the object losing its meaning. The studied object, which apparently stays the same, is actually dissembled and reassembled so to become something different in the eyes of the various competent experts. The challenge is to mature a global vision of the project, trying to approach the complexity of both reality and restoration through progressive operations of analysis and synthesis among the various disciplines. Each discipline provides heretic or orthodox answers using respectively heretic or orthodox languages, which often lead to incommunicability.
2016
Viviamo immersi in un mondo che predilige la super-specializzazione, che fraziona il sapere in “discipline” artificialmente circoscritte, isola gli oggetti e disgiunge i problemi anziché riconoscerne complementarietà e multidimensionalità. Nel campo del restauro non è difficile andare incontro alle esigenze di specializzazione: numerose sono le competenze necessarie a operare e sono molteplici le figure professionali coinvolte che rispondono a conoscenze pluridisciplinari indispensabili. I contributi specialistici risultano spesso essenziali a mettere a fuoco in profondità singoli problemi consentendo di affrontare molteplici aspetti, in un continuo esercizio tra analisi e sintesi che richiede capacità di adottare un angolo visuale molto ampio. Un progetto di restauro vede infatti coinvolti architetti, archivisti, chimici, geologi, ingegneri, storici, storici dell’arte ed altri concentrati su un unico oggetto di studio, di per sé luogo di temi e di problemi. In realtà a fronte di fantasticati progetti multi-disciplinari, pluri-disciplinari, inter-disciplinari, meta-disciplinari ci troviamo spesso a fare i conti con visioni molto diverse dove “eresia” e “ortodossia” di pensiero e di azione assumono significati profondamente diversi e talvolta contraddittori. Sono certamente necessari i momenti di confronto e riflessione, la condivisione di informazioni e il dibattito ma questi purtroppo non sono sufficienti. Laddove prevale la consapevolezza dell’impossibilità della conoscenza esaustiva e dove è essenziale praticare il “dubbio” vivendolo come alleato, “lievito di ogni attività critica”, la lettura e lo studio hanno bisogno di tempo, lo spazio in cui i medesimi elementi e materiali, già visti e “compresi”, riescono a essere riletti sempre in chiave differente arricchendo il loro significato ai nostri occhi. In questo senso l’ortodossia ci impone di approfondire e dare valore a ogni più piccolo e apparentemente insignificante dettaglio nella coscienza delle innumerevoli possibilità di lettura e della ricchezza espressiva di ogni segno. Laddove prevale la volontà/necessità di fornire e quantificare risposte occorre ricorrere a sperimentazioni basate sulla semplificazione della realtà, indispensabile per poterne indagare un singolo aspetto alla volta. Diventano necessari i modelli per i quali occorre avere certezze di impostazione per poter valutare le risposte. Questi non possono considerare il dettaglio, fonte di dubbio e di distrazione dall’orientamento generale perseguito. L’ortodossia sta allora nell’individuare la rappresentatività delle singole parti e nel semplificare senza che l’oggetto perda di significato. L’oggetto di studio, apparentemente lo stesso, è in realtà scomposto e ricomposto tanto da diventare altro agli occhi dei diversi specialisti competenti. La sfida è quella di maturare una visione globale del progetto, tentando di avvicinarsi alla complessità della realtà e del restauro attraverso progressive operazioni di analisi e soprattutto di sintesi tra i singoli apporti disciplinari ognuno dei quali fornisce risposte eretiche o ortodosse con linguaggi altrettanto eretici e ortodossi che troppo spesso portano alla incomunicabilità. Il contributo propone una lettura degli apporti disciplinari più frequentemente utilizzati nel campo del restauro attraverso le modalità di analisi, di interpretazione dei dati e di comunicazione degli stessi con riferimento ad alcuni esempi concreti.
978-88-95409-20-7
ISSN 2039-9790
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/842371
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