Formatosi nell’alveo del tassismo ligure, ma consapevole dell’esigenza di superamento di quel modello, il percorso poetico di Giovan Vincenzo Imperiali interpreta in modo originale il periodo che conduce dalla stagione tassiana all’affermazione di Marino. Attraverso la ricostruzione di alcune occasioni genovesi (i primi esercizi nei volumi che celebrano il dogato, il rapporto con le Accademie degli Addormentati e dei Mutoli, gli Argomenti alla Gerusalemme liberata, il matrimonio del 1604) e la registrazione degli spostamenti su un asse prevalentemente settentrionale, ma anche romano e napoletano, il volume getta uno sguardo su uno spaccato del vivace dibattito culturale primo-secentesco, utilizzando come strumento guida nella complessa geografia letteraria dell’epoca gli itinerari descritti dall’autore nelle relazioni dei Viaggi, che delineano i rapporti con l’area padano-veneta degli Intrepidi ferraresi e con Venezia, con la Bologna dei Gelati, con la Roma di Paolo V e Urbano VIII e con la Napoli degli Oziosi. Celebrata dai contemporanei come modello etico e poetico della letteratura moderna, nella convergenza e nella dissoluzione di più generi letterari la produzione di Imperiali rispecchia l’inquieta riflessione di un’epoca, entrando nel vivo della discussione intorno al poema, alla lirica e al dramma pastorale, anche se la valenza “civile” della sua res rustica gli impedisce di compiere quello strappo deciso rispetto alla tradizione che eseguirà invece Marino nell’Adone. Sebbene Imperiali faccia del poema quello che Tasso aveva fatto di Erminia, sottraendogli l’armatura per ammantarlo di «rozze spoglie», sarà infatti la svolta erotico-mitologica dell’Adone a imprimere uno scarto davvero significativo nei confronti dell’epica, consentendo al solo Marino l’accesso al Parnaso della letteratura italiana.

Tra Tasso e Marino: Giovan Vincenzo Imperiali. Percorsi nella letteratura di primo Seicento

BELTRAMI, LUCA
2015-01-01

Abstract

Formatosi nell’alveo del tassismo ligure, ma consapevole dell’esigenza di superamento di quel modello, il percorso poetico di Giovan Vincenzo Imperiali interpreta in modo originale il periodo che conduce dalla stagione tassiana all’affermazione di Marino. Attraverso la ricostruzione di alcune occasioni genovesi (i primi esercizi nei volumi che celebrano il dogato, il rapporto con le Accademie degli Addormentati e dei Mutoli, gli Argomenti alla Gerusalemme liberata, il matrimonio del 1604) e la registrazione degli spostamenti su un asse prevalentemente settentrionale, ma anche romano e napoletano, il volume getta uno sguardo su uno spaccato del vivace dibattito culturale primo-secentesco, utilizzando come strumento guida nella complessa geografia letteraria dell’epoca gli itinerari descritti dall’autore nelle relazioni dei Viaggi, che delineano i rapporti con l’area padano-veneta degli Intrepidi ferraresi e con Venezia, con la Bologna dei Gelati, con la Roma di Paolo V e Urbano VIII e con la Napoli degli Oziosi. Celebrata dai contemporanei come modello etico e poetico della letteratura moderna, nella convergenza e nella dissoluzione di più generi letterari la produzione di Imperiali rispecchia l’inquieta riflessione di un’epoca, entrando nel vivo della discussione intorno al poema, alla lirica e al dramma pastorale, anche se la valenza “civile” della sua res rustica gli impedisce di compiere quello strappo deciso rispetto alla tradizione che eseguirà invece Marino nell’Adone. Sebbene Imperiali faccia del poema quello che Tasso aveva fatto di Erminia, sottraendogli l’armatura per ammantarlo di «rozze spoglie», sarà infatti la svolta erotico-mitologica dell’Adone a imprimere uno scarto davvero significativo nei confronti dell’epica, consentendo al solo Marino l’accesso al Parnaso della letteratura italiana.
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