La collocazione storica del lavoro di Superstudio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento ci consente, oggi, di poterlo osservare da almeno due prospettive diverse. La prima è la più consueta, la stessa che "ssa i presupposti della varia produzione dei gruppi di architettura radicale nel quadro delle neo-avanguardie operanti in Europa nella seconda metà del Novecento, la seconda vale a identi"care un’azione progressiva del pensiero e dell’attività di Superstudio che prende le mosse dal periodo di fondazione del gruppo (il riferimento consolidato è quello della mostra Superarchitettura, inaugurata alla galleria d’arte Jolly2 di Pistoia il 4 dicembre del 1966), per prolungarsi nella cultura del cinquantennio seguente. Intanto, in America le architetture di S.I.T.E. sembrano fatte della stessa sostanza del mercato. «E questa è stata la fortuna-sfortuna di James Wines che ha potuto trasformare un’opera di architettura concettuale in un prodotto finito, costruito tridimensionalmente a sfidare le leggi di gravità e del buonsenso» (Toraldo di Francia, 1989, p. 9).
Ottobre '69
SCELSI, VALTER
2013-01-01
Abstract
La collocazione storica del lavoro di Superstudio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del Novecento ci consente, oggi, di poterlo osservare da almeno due prospettive diverse. La prima è la più consueta, la stessa che "ssa i presupposti della varia produzione dei gruppi di architettura radicale nel quadro delle neo-avanguardie operanti in Europa nella seconda metà del Novecento, la seconda vale a identi"care un’azione progressiva del pensiero e dell’attività di Superstudio che prende le mosse dal periodo di fondazione del gruppo (il riferimento consolidato è quello della mostra Superarchitettura, inaugurata alla galleria d’arte Jolly2 di Pistoia il 4 dicembre del 1966), per prolungarsi nella cultura del cinquantennio seguente. Intanto, in America le architetture di S.I.T.E. sembrano fatte della stessa sostanza del mercato. «E questa è stata la fortuna-sfortuna di James Wines che ha potuto trasformare un’opera di architettura concettuale in un prodotto finito, costruito tridimensionalmente a sfidare le leggi di gravità e del buonsenso» (Toraldo di Francia, 1989, p. 9).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.