Quando uscirono nel 1629 i "Pietosi affetti" di Angelo Grillo avevano già alle spalle una lunga tradizione, di stampe ed edizioni, che saldava la stagione tassiana, con le sue ultime illuminazioni spirituali, al profondo Seicento e alla radicalizzazione della poesia religiosa come poesia alta e corroborata da un'attenzione alle dinamiche affettive e passionali di forte suggestione. L'esperienza dei sensi applicata alla visione spirituale del corpo di Cristo sofferente consente di leggere a più livelli gli oltre mille componimenti dell'opera: la sovrapposizione del linguaggio spirituale e amoroso, la diversificazione delle strategie metriche, la strutturazione interna del macrotesto pongono i "Pietosi affetti" al centro del percorso multiforme della lirica secentesca, sacra e profana, in dialogo costante con i maggiori autori del tempo (Tasso, Guarini, Marino) e della tradizione (Petrarca). I continui riferimenti all'iconografia, ai pittori coevi, ma anche alla musica e alla trattatistica spirituale, oltre che alla predicazione, confermano la centralità dell'opera, che non a caso sfocia nel pieno della stagione del classicismo nella Roma di Urbano VIII. L'attraversamento di questo vero oceano di versi rende possibile oggi una lettura più completa del primo tempo della letteratura secentesca italiana, tempo dedicato alla novitas e alla discontinuità, più di quanto si pensi normalmente.

Angelo Grillo, "Pietosi affetti", edizione a cura di M. Chiarla

CHIARLA, MYRIAM
2013-01-01

Abstract

Quando uscirono nel 1629 i "Pietosi affetti" di Angelo Grillo avevano già alle spalle una lunga tradizione, di stampe ed edizioni, che saldava la stagione tassiana, con le sue ultime illuminazioni spirituali, al profondo Seicento e alla radicalizzazione della poesia religiosa come poesia alta e corroborata da un'attenzione alle dinamiche affettive e passionali di forte suggestione. L'esperienza dei sensi applicata alla visione spirituale del corpo di Cristo sofferente consente di leggere a più livelli gli oltre mille componimenti dell'opera: la sovrapposizione del linguaggio spirituale e amoroso, la diversificazione delle strategie metriche, la strutturazione interna del macrotesto pongono i "Pietosi affetti" al centro del percorso multiforme della lirica secentesca, sacra e profana, in dialogo costante con i maggiori autori del tempo (Tasso, Guarini, Marino) e della tradizione (Petrarca). I continui riferimenti all'iconografia, ai pittori coevi, ma anche alla musica e alla trattatistica spirituale, oltre che alla predicazione, confermano la centralità dell'opera, che non a caso sfocia nel pieno della stagione del classicismo nella Roma di Urbano VIII. L'attraversamento di questo vero oceano di versi rende possibile oggi una lettura più completa del primo tempo della letteratura secentesca italiana, tempo dedicato alla novitas e alla discontinuità, più di quanto si pensi normalmente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/772919
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