Negli ultimi anni si sono rilevati due evidenti cambiamenti nell’ambito delle adozioni in Italia: in primo luogo, si è verificato un intenso aumento delle adozioni internazionali rispetto alle nazionali; in secondo luogo, è aumentata l’età dei bambini al momento del collocamento, che attualmente è prevalentemente compresa tra 3 e 8 anni. Nella prospettiva della teoria dell’attaccamento, questo cambiamento pone interessanti interrogativi sul piano teorico e metodologico. Infatti, mentre esiste una letteratura coerente (Van IJzendoorn e Juffer, 2006) a sostegno dell’ipotesi che nelle famiglie con bambini adottati precocemente lo sviluppo dei legami di attaccamento sia sovrapponibile a quello delle famiglie biologiche, le ricerche sui bambini adottati tardivamente forniscono risultati contrastanti (Steele, Hodges, Kaniuk, Steele, 2010) che invitano a domandarsi, se alcuni fattori, come la sicurezza dei modelli d’attaccamento delle madri adottive, possano facilitare la revisione delle rappresentazioni negative dei bambini late-adopted oppure se le loro difficili esperienze passate di separazione e perdita ostacolino completamente questa possibilità. Dal punto di vista metodologico, inoltre, sembra interessante comprendere quali possano essere gli strumenti più idonei a catturare i modelli operativi interni (MOI) in bambini adottati tardivamente che hanno sperimentato esperienze traumatiche e di abbandono nei primi anni di vita. In linea con questi presupposti teorici, il presente contributo si propone di approfondire lo studio dei MOI in un campione composto da bambini adottati in età pre-scolare e scolare e dalle loro madri adottive nell’arco del primo periodo successivo al collocamento. Alla ricerca-pilota hanno preso parte complessivamente 71 individui. Il gruppo sperimentale è composto da 48 partecipanti, 28 bambini «neo-adottati» – tra i 4 e i 7 anni, privi di handicap fisico, di ritardo mentale, di patologie psichiatriche – e le loro 20 madri adottive. Si è utilizzato un gruppo di controllo, omogeneo a quello sperimentale, formato da 23 partecipanti, 12 bambini e le loro 11 madri biologiche. È stato utilizzato un disegno di ricerca longitudinale-breve con una prima fase di raccolta dati all’inizio dell’adozione e la seconda dopo 7/8 mesi da essa. Per valutare i MOI delle madri adottive è stata somministrata l’Adult Attachment Interview (AAI). Ai bambini sono stati somministrati: 1) la Procedura di Separazione-Riunione (PSR) volta a misurare il comportamento di attaccamento dei bambini in entrambi gli step; 2) il Manchester Child Attachment Story Task (MCAST), un completamento di storie finalizzato ad analizzare la rappresentazione verbale dell’attaccamento dei bambini. Sono emersi i seguenti risultati: 1) solo il 14% dei bambini adottati era stato classificato sicuro nella PSR in T1, ma questa percentuale ha raggiunto il 50 % in T2, mostrando un miglioramento significativo (Test di McNemar, p=.002), nel gruppo dei bambini biologici, invece, non si è evidenziato alcun cambiamento significativo tra primo e secondo step; 2) la distribuzione dei modelli di attaccamento tra madri adottive (60% sicure) e madri biologiche (55% sicure) non ha mostrato differenze significative, inoltre, i bambini adottati da madri adottive sicure-autonome avevano maggiori probabilità di trasformare le proprie strategie comportamentali di attaccamento da insicure a sicure da T1 a T2, rispetto ai bambini adottati da madri distanzianti o preoccupate nell’AAI, che permanevano nella classificazione insicura (Test Esatto di Fisher, p=.047); 3) la distribuzioni delle categorie del MCAST dei bambini adottati (48% sicuri, 11% evitanti, 4% ambivalenti, 37% disorganizzati) e dei bambini biologici (73% sicuri, 9% ambivalenti, 18% disorganizzati), pur mostrando nel primo gruppo una presenza inferiore di classificazioni sicure e più cospicua di categorie disorganizzate, non segnala differenze significative. Questi dati sembrano evidenziare la possibilità, anche per i bambini adottati tardivamente, di poter revisionare i propri modelli di attaccamento prevalentemente insicuri, trasformandoli in pattern sicuri, soprattutto se hanno l’opportunità di essere adottati da madri con uno stato attuale della mente sicuro. Dal punto di vista metodologico si rileva che entrambi gli strumenti di valutazione dell’attaccamento infantile sembrano in grado di cogliere l’insicurezza, ma il MCAST pare più in grado di catturare gli elementi di disorganizzazione dei bambini late-adopted.

I comportamenti e le rappresentazioni dell’attaccamento nei bambini adottati tardivamente e lo stato attuale della mente nelle madri adottive: una ricerca pilota.

VELOTTI, PATRIZIA;PACE, CECILIA SERENA;
2011-01-01

Abstract

Negli ultimi anni si sono rilevati due evidenti cambiamenti nell’ambito delle adozioni in Italia: in primo luogo, si è verificato un intenso aumento delle adozioni internazionali rispetto alle nazionali; in secondo luogo, è aumentata l’età dei bambini al momento del collocamento, che attualmente è prevalentemente compresa tra 3 e 8 anni. Nella prospettiva della teoria dell’attaccamento, questo cambiamento pone interessanti interrogativi sul piano teorico e metodologico. Infatti, mentre esiste una letteratura coerente (Van IJzendoorn e Juffer, 2006) a sostegno dell’ipotesi che nelle famiglie con bambini adottati precocemente lo sviluppo dei legami di attaccamento sia sovrapponibile a quello delle famiglie biologiche, le ricerche sui bambini adottati tardivamente forniscono risultati contrastanti (Steele, Hodges, Kaniuk, Steele, 2010) che invitano a domandarsi, se alcuni fattori, come la sicurezza dei modelli d’attaccamento delle madri adottive, possano facilitare la revisione delle rappresentazioni negative dei bambini late-adopted oppure se le loro difficili esperienze passate di separazione e perdita ostacolino completamente questa possibilità. Dal punto di vista metodologico, inoltre, sembra interessante comprendere quali possano essere gli strumenti più idonei a catturare i modelli operativi interni (MOI) in bambini adottati tardivamente che hanno sperimentato esperienze traumatiche e di abbandono nei primi anni di vita. In linea con questi presupposti teorici, il presente contributo si propone di approfondire lo studio dei MOI in un campione composto da bambini adottati in età pre-scolare e scolare e dalle loro madri adottive nell’arco del primo periodo successivo al collocamento. Alla ricerca-pilota hanno preso parte complessivamente 71 individui. Il gruppo sperimentale è composto da 48 partecipanti, 28 bambini «neo-adottati» – tra i 4 e i 7 anni, privi di handicap fisico, di ritardo mentale, di patologie psichiatriche – e le loro 20 madri adottive. Si è utilizzato un gruppo di controllo, omogeneo a quello sperimentale, formato da 23 partecipanti, 12 bambini e le loro 11 madri biologiche. È stato utilizzato un disegno di ricerca longitudinale-breve con una prima fase di raccolta dati all’inizio dell’adozione e la seconda dopo 7/8 mesi da essa. Per valutare i MOI delle madri adottive è stata somministrata l’Adult Attachment Interview (AAI). Ai bambini sono stati somministrati: 1) la Procedura di Separazione-Riunione (PSR) volta a misurare il comportamento di attaccamento dei bambini in entrambi gli step; 2) il Manchester Child Attachment Story Task (MCAST), un completamento di storie finalizzato ad analizzare la rappresentazione verbale dell’attaccamento dei bambini. Sono emersi i seguenti risultati: 1) solo il 14% dei bambini adottati era stato classificato sicuro nella PSR in T1, ma questa percentuale ha raggiunto il 50 % in T2, mostrando un miglioramento significativo (Test di McNemar, p=.002), nel gruppo dei bambini biologici, invece, non si è evidenziato alcun cambiamento significativo tra primo e secondo step; 2) la distribuzione dei modelli di attaccamento tra madri adottive (60% sicure) e madri biologiche (55% sicure) non ha mostrato differenze significative, inoltre, i bambini adottati da madri adottive sicure-autonome avevano maggiori probabilità di trasformare le proprie strategie comportamentali di attaccamento da insicure a sicure da T1 a T2, rispetto ai bambini adottati da madri distanzianti o preoccupate nell’AAI, che permanevano nella classificazione insicura (Test Esatto di Fisher, p=.047); 3) la distribuzioni delle categorie del MCAST dei bambini adottati (48% sicuri, 11% evitanti, 4% ambivalenti, 37% disorganizzati) e dei bambini biologici (73% sicuri, 9% ambivalenti, 18% disorganizzati), pur mostrando nel primo gruppo una presenza inferiore di classificazioni sicure e più cospicua di categorie disorganizzate, non segnala differenze significative. Questi dati sembrano evidenziare la possibilità, anche per i bambini adottati tardivamente, di poter revisionare i propri modelli di attaccamento prevalentemente insicuri, trasformandoli in pattern sicuri, soprattutto se hanno l’opportunità di essere adottati da madri con uno stato attuale della mente sicuro. Dal punto di vista metodologico si rileva che entrambi gli strumenti di valutazione dell’attaccamento infantile sembrano in grado di cogliere l’insicurezza, ma il MCAST pare più in grado di catturare gli elementi di disorganizzazione dei bambini late-adopted.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/630987
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