Sempre abbiamo fatto i conti con lei che una volta sentimmo alta, che ancora cerchiamo lungo le asprezze delle poltrone nei pomeriggi lunghi da soddisfare quando il calore della sigaretta tranquillizza lo spietato bevitore appoggiato alla sbarra scivolosa. Forse anche negli autobus affollati di impiegati accigliati nelle mattine grigie dalla periferia verso il centro, nel viso rigato del pastore d’Abruzzo, del venditore ovale di gelati, lei si affianca a quella che disegnò vulcani e giganti mentre Picasso dialogava con Matisse prima di passare a dipingere donne con nasi doppi lui odalische sul mare. Pollock la strizzava dai tubetti, attendeva che allagasse la terra a chiazze a strisce a grumi perché fosse armonia di forze e ritornasse a lui. Poi Ernst s’impadronì di lei e aiutato dalla signora vide la madonna sculacciare il dio, così la forza uscì da lui per non essere risucchiata da colui che vuole dividere. Chi vuole dividere ha vissuto unito,d’invidia ha piena la mente vuole instaurare un dominio diverso da quello in cui fu. La gelosia per chi vive in pace comporta una velocità di decisione per non far diffondere serenità, la soddisfazione adeguata, la vittoria dell’avverso. La velocità è amica della malizia e della malignità che in un gesto si giustifica contro le obiezioni incerte di tutti quelli non in pace e non possono vivere anche se compagni dei triciclici. Ti investe improvvisamente scartando a destra, sbattendo contro il petto con colpo sordo elastico e ti svegli dal piccolo incubo ricordando a fatica i personaggi che ha narrato durante la notte, segnale della vitalità delle energie che ancora rimangono per proseguire a vivere, alternando incubi a paure nella semplicità di un trascorrere gli istanti ricolmi di soddisfazioni di ricchezze che riconosci a stento, che diventano produttrici di mostri non di sogni dolcemente servitori della veglia notturna trapassando le trame concrete di Auden, le peripezie pensate da Eliot, le scorribande di Apollinaire tutti aspiranti al significato oltre ogni senso ed immaginazione, lasciata indietro ogni psicologia, ributtato ogni individualismo, giocata individualità con eternità. Anche Ungaretti gareggiò con l’improvviso avvistamento di quella luce particolare – immensità ne rimase per sempre colpito e altro non ricordò così chiaramente come Dante che tutto vide niente disse seguendo l’insegnamento di Platone e Gesù, come il placido Buddha non rivelò niente se non la completa disposizione a dire tutto quello che aveva imparato,diversamente da Schopenhauer che truccando la vita col vivere insegnò agli altri di rinunziare a tutto quello che lui non disdegnava di raggiungere.

Il labirinto di sabbia

BONESSIO DI TERZET, ETTORE
2005-01-01

Abstract

Sempre abbiamo fatto i conti con lei che una volta sentimmo alta, che ancora cerchiamo lungo le asprezze delle poltrone nei pomeriggi lunghi da soddisfare quando il calore della sigaretta tranquillizza lo spietato bevitore appoggiato alla sbarra scivolosa. Forse anche negli autobus affollati di impiegati accigliati nelle mattine grigie dalla periferia verso il centro, nel viso rigato del pastore d’Abruzzo, del venditore ovale di gelati, lei si affianca a quella che disegnò vulcani e giganti mentre Picasso dialogava con Matisse prima di passare a dipingere donne con nasi doppi lui odalische sul mare. Pollock la strizzava dai tubetti, attendeva che allagasse la terra a chiazze a strisce a grumi perché fosse armonia di forze e ritornasse a lui. Poi Ernst s’impadronì di lei e aiutato dalla signora vide la madonna sculacciare il dio, così la forza uscì da lui per non essere risucchiata da colui che vuole dividere. Chi vuole dividere ha vissuto unito,d’invidia ha piena la mente vuole instaurare un dominio diverso da quello in cui fu. La gelosia per chi vive in pace comporta una velocità di decisione per non far diffondere serenità, la soddisfazione adeguata, la vittoria dell’avverso. La velocità è amica della malizia e della malignità che in un gesto si giustifica contro le obiezioni incerte di tutti quelli non in pace e non possono vivere anche se compagni dei triciclici. Ti investe improvvisamente scartando a destra, sbattendo contro il petto con colpo sordo elastico e ti svegli dal piccolo incubo ricordando a fatica i personaggi che ha narrato durante la notte, segnale della vitalità delle energie che ancora rimangono per proseguire a vivere, alternando incubi a paure nella semplicità di un trascorrere gli istanti ricolmi di soddisfazioni di ricchezze che riconosci a stento, che diventano produttrici di mostri non di sogni dolcemente servitori della veglia notturna trapassando le trame concrete di Auden, le peripezie pensate da Eliot, le scorribande di Apollinaire tutti aspiranti al significato oltre ogni senso ed immaginazione, lasciata indietro ogni psicologia, ributtato ogni individualismo, giocata individualità con eternità. Anche Ungaretti gareggiò con l’improvviso avvistamento di quella luce particolare – immensità ne rimase per sempre colpito e altro non ricordò così chiaramente come Dante che tutto vide niente disse seguendo l’insegnamento di Platone e Gesù, come il placido Buddha non rivelò niente se non la completa disposizione a dire tutto quello che aveva imparato,diversamente da Schopenhauer che truccando la vita col vivere insegnò agli altri di rinunziare a tutto quello che lui non disdegnava di raggiungere.
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