Sempre più spesso gli psicologi e gli psichiatri forensi vengono richiesti di fornire un parere tecnico al magistrato nel delicato campo dell’affidamento dei minori in caso di separazione o divorzio dei genitori. Ciò si è verificato anche in riferimento alle sempre più numerose ricerche che hanno messo in evidenza come la persistente conflittualità parentale si collochi tra i più rilevanti fattori di rischio nell’insorgenza di disturbi psico-evolutivi. In questo contesto, i quesiti ai quali il Consulente tecnico può essere chiamato a rispondere sono molto differenziati, in quanto fanno riferimento soprattutto alla generica nozione di “interesse del minore” e risentono dei sempre più tumultuosi mutamenti culturali che in questi ultimi anni hanno investito l’istituzione familiare. Negli scorsi decenni, infatti, i quesiti erano prevalentemente centrati sulla eventuale inidoneità genitoriale, ed in particolare sul clichè della presenza di un eventuale disturbo psichiatrico in uno dei genitori. Con la Legge n. 54 del 2006, il fuoco dell’indagine si è, invece, spostato sulle globali interazioni, le dinamiche, e gli spazi di dialogo e tutela della prole, che caratterizzano il concreto contesto delle singole famiglie in esame. Nel nuovo contesto di genitorialità condivisa la consulenza assume, così, una funzione di mediazione e progettazione degli interventi più adeguati ad accompagnare e sostenere il percorso trasformativo della famiglia, salvaguardandone gli affetti e le risorse emotive. Superata la tradizionale richiesta di valutazione del genitore “più o meno idoneo”, l’indagine peritale deve essere indirizzata, quindi, verso l’individuazione e la ricerca delle risorse affettive, pedagogiche e relazionali che tutti i componenti della famiglia sono in grado di fornire per promuovere un armonico sviluppo psico-fisico del minore, lungo il suo percorso evolutivo. Si impone, pertanto, in termini ancora più incisivi rispetto al passato, un dovere di cooperazione e interazione tra tutte le figure professionali investite del delicato compito di tutela del bambino, al fine di favorire il processo maturativo genitoriale e di consentire nuovi modelli di espressione della affettività tra i genitori e i figli.

Disfunzione genitoriale e affidamento dei figli alla luce della Legge 8 Febbraio 2006, n. 54: riflessioni psichiatrico-forensi

BANDINI, TULLIO;ROCCA, GABRIELE
2011-01-01

Abstract

Sempre più spesso gli psicologi e gli psichiatri forensi vengono richiesti di fornire un parere tecnico al magistrato nel delicato campo dell’affidamento dei minori in caso di separazione o divorzio dei genitori. Ciò si è verificato anche in riferimento alle sempre più numerose ricerche che hanno messo in evidenza come la persistente conflittualità parentale si collochi tra i più rilevanti fattori di rischio nell’insorgenza di disturbi psico-evolutivi. In questo contesto, i quesiti ai quali il Consulente tecnico può essere chiamato a rispondere sono molto differenziati, in quanto fanno riferimento soprattutto alla generica nozione di “interesse del minore” e risentono dei sempre più tumultuosi mutamenti culturali che in questi ultimi anni hanno investito l’istituzione familiare. Negli scorsi decenni, infatti, i quesiti erano prevalentemente centrati sulla eventuale inidoneità genitoriale, ed in particolare sul clichè della presenza di un eventuale disturbo psichiatrico in uno dei genitori. Con la Legge n. 54 del 2006, il fuoco dell’indagine si è, invece, spostato sulle globali interazioni, le dinamiche, e gli spazi di dialogo e tutela della prole, che caratterizzano il concreto contesto delle singole famiglie in esame. Nel nuovo contesto di genitorialità condivisa la consulenza assume, così, una funzione di mediazione e progettazione degli interventi più adeguati ad accompagnare e sostenere il percorso trasformativo della famiglia, salvaguardandone gli affetti e le risorse emotive. Superata la tradizionale richiesta di valutazione del genitore “più o meno idoneo”, l’indagine peritale deve essere indirizzata, quindi, verso l’individuazione e la ricerca delle risorse affettive, pedagogiche e relazionali che tutti i componenti della famiglia sono in grado di fornire per promuovere un armonico sviluppo psico-fisico del minore, lungo il suo percorso evolutivo. Si impone, pertanto, in termini ancora più incisivi rispetto al passato, un dovere di cooperazione e interazione tra tutte le figure professionali investite del delicato compito di tutela del bambino, al fine di favorire il processo maturativo genitoriale e di consentire nuovi modelli di espressione della affettività tra i genitori e i figli.
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