Lo studio riguarda gli istituti della prescrizione e della decadenza in materia di lavoro. L'autore osserva come la materia registri notevoli tensioni interpretative. Prescrizione e decadenza sono istituti infatti che evidenziano, al massimo grado di intensità, il conflitto tra due esigenze contrapposte: la garanzia dei diritti della parte ritenuta debole del rapporto, cioè il lavoratore, da un lato; la certezza dei rapporti giuridici, dall’altro. Tanto che gli effetti generati dall’operare dei due istituti sono parsi a molti interpreti in potenziale contraddizione con la vocazione del diritto del lavoro ad essere strumento per la piena tutela dei diritti del lavoratore, attraverso la garanzia di ampia azionabilità in giudizio degli stessi. Alla luce di questa latente tensione, l'autore procede nella disamina delle varie questioni ricostruttive e interpretative implicate, osservando come le politiche interpretative volte ad una attenuazione degli effetti preclusivi propri della prescrizione e della decadenza abbiano avuto per le lungo tempo in dottrina e in giurisprudenza, oltre che presso il giudice delle leggi, ampio successo. Tale tendenza pare tuttavia essersi arrestata negli ultimi anni. Crescente è la tendenza alla rivalutazione, da parte del legislatore e degli interpreti, dell’interesse alla certezza dei rapporti giuridici, che sempre più entra in bilanciamento con il tradizionale interesse alla protezione “a senso unico” del contraente debole in condizione di subordinazione. Per lungo tempo gli aggiustamenti negli equilibri, ancorché percepibili, sono stati modesti. Solo in qualche occasione la giurisprudenza, in nome della certezza dei rapporti giuridici, ha escogitato soluzioni interpretative volte a evitare il prolungamento eccessivo delle questioni pendenti. Anche il contributo del legislatore, pur impegnato ormai da qualche anno a introdurre istituti volti, nelle intenzioni, a coniugare deflazione del contenzioso giudiziario e certezza dei rapporti giuridici, è stato sovente caratterizzato più dalla buona volontà che dall’efficacia. Il quadro però pare essere mutato significativamente a seguito dell’approvazione della l. n. 183 del 4 novembre 2010 (c.d. “collegato lavoro”), contenente norme che introducono limitazioni temporali alla tutela giudiziale di posizioni soggettive del lavoratore attraverso l’introduzione di nuove ipotesi di decadenza legale, alcune delle quali caratterizzate dal decorso dei termini in costanza di rapporto di lavoro. Relativamente a tali questioni, l'autore ritiene ineludibile affrontare la questione degli effetti che le nuove discipline introducono nel sistema e nei principi da lungo tempo consolidatisi in materia, verificando se, ed entro quali limiti, il sistema stesso abbia al proprio interno anticorpi in grado di assorbire almeno in parte gli effetti più dirompenti delle novità normative. In quest'ottica si tratta in particolare di verificare se le novità normative siano in grado di superare il vaglio di eventuali scrutini di legittimità costituzionale e di conformità al diritto dell'Unione europea. L'indagine affronta separatamente i due istituti (prescrizione e decadenza), ma, secondo l'opzione metodologica adottata dall'autore, gli stessi sono accomunati, nell'analisi svolta, sotto il profilo degli effetti impeditivi della tutela in giudizio delle posizioni soggettive che entrambi producono.

Prescrizione e decadenza

NOVELLA, MARCO
2012-01-01

Abstract

Lo studio riguarda gli istituti della prescrizione e della decadenza in materia di lavoro. L'autore osserva come la materia registri notevoli tensioni interpretative. Prescrizione e decadenza sono istituti infatti che evidenziano, al massimo grado di intensità, il conflitto tra due esigenze contrapposte: la garanzia dei diritti della parte ritenuta debole del rapporto, cioè il lavoratore, da un lato; la certezza dei rapporti giuridici, dall’altro. Tanto che gli effetti generati dall’operare dei due istituti sono parsi a molti interpreti in potenziale contraddizione con la vocazione del diritto del lavoro ad essere strumento per la piena tutela dei diritti del lavoratore, attraverso la garanzia di ampia azionabilità in giudizio degli stessi. Alla luce di questa latente tensione, l'autore procede nella disamina delle varie questioni ricostruttive e interpretative implicate, osservando come le politiche interpretative volte ad una attenuazione degli effetti preclusivi propri della prescrizione e della decadenza abbiano avuto per le lungo tempo in dottrina e in giurisprudenza, oltre che presso il giudice delle leggi, ampio successo. Tale tendenza pare tuttavia essersi arrestata negli ultimi anni. Crescente è la tendenza alla rivalutazione, da parte del legislatore e degli interpreti, dell’interesse alla certezza dei rapporti giuridici, che sempre più entra in bilanciamento con il tradizionale interesse alla protezione “a senso unico” del contraente debole in condizione di subordinazione. Per lungo tempo gli aggiustamenti negli equilibri, ancorché percepibili, sono stati modesti. Solo in qualche occasione la giurisprudenza, in nome della certezza dei rapporti giuridici, ha escogitato soluzioni interpretative volte a evitare il prolungamento eccessivo delle questioni pendenti. Anche il contributo del legislatore, pur impegnato ormai da qualche anno a introdurre istituti volti, nelle intenzioni, a coniugare deflazione del contenzioso giudiziario e certezza dei rapporti giuridici, è stato sovente caratterizzato più dalla buona volontà che dall’efficacia. Il quadro però pare essere mutato significativamente a seguito dell’approvazione della l. n. 183 del 4 novembre 2010 (c.d. “collegato lavoro”), contenente norme che introducono limitazioni temporali alla tutela giudiziale di posizioni soggettive del lavoratore attraverso l’introduzione di nuove ipotesi di decadenza legale, alcune delle quali caratterizzate dal decorso dei termini in costanza di rapporto di lavoro. Relativamente a tali questioni, l'autore ritiene ineludibile affrontare la questione degli effetti che le nuove discipline introducono nel sistema e nei principi da lungo tempo consolidatisi in materia, verificando se, ed entro quali limiti, il sistema stesso abbia al proprio interno anticorpi in grado di assorbire almeno in parte gli effetti più dirompenti delle novità normative. In quest'ottica si tratta in particolare di verificare se le novità normative siano in grado di superare il vaglio di eventuali scrutini di legittimità costituzionale e di conformità al diritto dell'Unione europea. L'indagine affronta separatamente i due istituti (prescrizione e decadenza), ma, secondo l'opzione metodologica adottata dall'autore, gli stessi sono accomunati, nell'analisi svolta, sotto il profilo degli effetti impeditivi della tutela in giudizio delle posizioni soggettive che entrambi producono.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/297719
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