Una delle principali cause dell’innesco di dissesti e frane superficiali è da ricercarsi nell’incremento delle pressioni interstiziali nel sottosuolo, sia in relazione a possibili innalzamenti del livello di falda sia in relazione alla progressiva saturazione di strati parzialmente saturi. Nonostante tali fenomeni di instabilità possano non coinvolgere elevati volumi di terreno, il loro verificarsi e le modalità di accadimento e sviluppo inducono spesso a ingenti danni alle attività antropiche. Per tali ragioni gli interventi atti a ridurne il rischio, sia in un’ottica preventiva sia in un processo di stabilizzazione definitiva del versante, sono particolarmente di interesse. In tale ambito le trincee drenanti, viste come sistema di regolazione delle oscillazione di falda e di riduzione delle pressioni interstiziali, risultano una soluzione particolarmente idonea, versatile e efficace. La scelta e il dimensionamento di un intervento con trincee drenanti è legato ad aspetti quali le caratteristiche del sottosuolo, la morfologia del versante, il regime idrologico, i materiali, l’accessibilità al sito. I materiali drenanti di apporto possono essere naturali o sintetici, entrambe le categorie caratterizzate da pregi e possibili controindicazioni. Nonostante si tratti di una soluzione sostanzialmente semplice, la modellazione dei fenomeni che regolano il corretto dimensionamento è complessa e caratterizzata da molti fattori e da fonti di incertezza, queste ultime legate soprattutto ai processi transitori e stazionari di drenaggio. Il presente articolo, dopo alcune sintetiche considerazioni relative alle frane superficiali e al dimensionamento di sistemi di trincee drenanti, si concentra su alcuni aspetti di rilievo in riferimento all’utilizzo di materiali geosintetici come componenti di tali trincee.

Frane superficiali: prevenzione e stabilizzazione mediante trincee drenanti” Conferenza ad invito.

BERARDI, RICCARDO
2011-01-01

Abstract

Una delle principali cause dell’innesco di dissesti e frane superficiali è da ricercarsi nell’incremento delle pressioni interstiziali nel sottosuolo, sia in relazione a possibili innalzamenti del livello di falda sia in relazione alla progressiva saturazione di strati parzialmente saturi. Nonostante tali fenomeni di instabilità possano non coinvolgere elevati volumi di terreno, il loro verificarsi e le modalità di accadimento e sviluppo inducono spesso a ingenti danni alle attività antropiche. Per tali ragioni gli interventi atti a ridurne il rischio, sia in un’ottica preventiva sia in un processo di stabilizzazione definitiva del versante, sono particolarmente di interesse. In tale ambito le trincee drenanti, viste come sistema di regolazione delle oscillazione di falda e di riduzione delle pressioni interstiziali, risultano una soluzione particolarmente idonea, versatile e efficace. La scelta e il dimensionamento di un intervento con trincee drenanti è legato ad aspetti quali le caratteristiche del sottosuolo, la morfologia del versante, il regime idrologico, i materiali, l’accessibilità al sito. I materiali drenanti di apporto possono essere naturali o sintetici, entrambe le categorie caratterizzate da pregi e possibili controindicazioni. Nonostante si tratti di una soluzione sostanzialmente semplice, la modellazione dei fenomeni che regolano il corretto dimensionamento è complessa e caratterizzata da molti fattori e da fonti di incertezza, queste ultime legate soprattutto ai processi transitori e stazionari di drenaggio. Il presente articolo, dopo alcune sintetiche considerazioni relative alle frane superficiali e al dimensionamento di sistemi di trincee drenanti, si concentra su alcuni aspetti di rilievo in riferimento all’utilizzo di materiali geosintetici come componenti di tali trincee.
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