Il lavoro analizza il ruolo attuale esercitato dalle Regioni nella fase discendente del diritto dell’Unione europea, sia alla luce delle più recenti evoluzioni normative – quali, in particolare, la legge n. 131/2003, attuativa della riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione, nonchè la legge n. 11/2005, sostitutiva della previgente disciplina interna sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’UE e sulle procedure di esecuzione degli obblighi dell’Unione –, sia sulla base del significativo contributo offerto a riguardo dalla giurisprudenza costituzionale. L’indagine in tal modo operata consente di ricostruire un principio generale operante in materia: quello secondo cui, in mancanza di specifiche esigenze unitarie evidenziate dalla stessa normativa europea oggetto di recepimento, non si giustificano deroghe, in senso pregiudizievole per le Regioni, del quadro costituzionale di riparto della funzione legislativa. Nel procedere all’attuazione ed esecuzione di atti dell’Unione in materie di loro competenza, si ipotizza così che le Regioni, pur vincolate al rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato (cui si aggiunge, in determinate fattispecie, l’ulteriore limite costituito dai principi fondamentali individuati a livello statale), siano comunque legittimate ad adottare «leggi comunitarie regionali» volte a garantire effettività sul piano interno alle fonti normative europee «non self-executing». Lo studio di tale processo è condotto in modo da coglierne anche i diversi, ma non meno innovativi, profili concernenti (i) le peculiari modalità di proposizione del ricorso per annullamento dinnanzi alla Corte di giustizia da parte delle Regioni in caso di prospettata illegittimità degli atti dell’Unione oggetto di attuazione; (ii) la legittimazione (e l’eventuale obbligazione) della Corte costituzionale a proporre il rinvio pregiudiziale allorché si manifestino dubbi circa la «legittimità comunitaria» degli atti emanati dalle Regioni nell’indicata fase discendente della normativa europea; (iii) l’esigenza di tutela dei singoli danneggiati da provvedimenti adottati dalle Regioni in violazione delle diritto dell’Unione. The article analyzes the role played by the Regions in the implementation of European Union Law (fase discendente), both in the light of the recent legislative evolutions – such as, more specifically, Law no. 131/2003 (implementing the reform of Title V, Part II of the Constitution) and Law no. 11/2005 (which has substituted the previous internal legal framework concerning the participation of Italy to the EU legislative process and the execution of the obligations descending from EU law) – and on the basis of the relevant constitutional case-law. Such inquiry permits to identify the general principle according to which – in the absence of specific reasons (emerging from EU law rules object of implementation) requiring a unitary implementation – constitutional rules concerning distribution of legislative powers cannot be derogated from to the detriment of Regions. It is therefore argued that – as far as execution and implementation of EU legislative acts within regional competence is concerned – Regions (despite being bounded by the procedural rules established by State law as well as, in some cases, by the further limit represented by the fundamental principles recognized at State level) are in any case entitled to enact «communitarian regional laws» (leggi comunitarie regionali) aimed at ensuring the effectiveness of «non self-executing» legislative acts in the internal legal system. The study of such process is carried out with specific regard to the different – but equally innovative – issues concerning (i) the particular rules according to which Regions can take an action for annulment before the European Court of Justice, in case of invalidity of the European acts object of implementation; (ii) the entitlement (and the possible obligation) of the Constitutional Court to make reference to the European Court of Justice for a preliminary ruling, in case of doubt concerning the «communitarian legitimacy» (legittimità comunitaria) of the acts enacted by the Regions in the aforementioned phase of implementation of EU law (fase discendente); (iii) the need of legal protection of the individuals affected by measures adopted by the Regions in violation of EU law.

Esecuzione e attuazione regionale degli atti normativi dell'Unione europea

IVALDI, PAOLA
2006-01-01

Abstract

Il lavoro analizza il ruolo attuale esercitato dalle Regioni nella fase discendente del diritto dell’Unione europea, sia alla luce delle più recenti evoluzioni normative – quali, in particolare, la legge n. 131/2003, attuativa della riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione, nonchè la legge n. 11/2005, sostitutiva della previgente disciplina interna sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’UE e sulle procedure di esecuzione degli obblighi dell’Unione –, sia sulla base del significativo contributo offerto a riguardo dalla giurisprudenza costituzionale. L’indagine in tal modo operata consente di ricostruire un principio generale operante in materia: quello secondo cui, in mancanza di specifiche esigenze unitarie evidenziate dalla stessa normativa europea oggetto di recepimento, non si giustificano deroghe, in senso pregiudizievole per le Regioni, del quadro costituzionale di riparto della funzione legislativa. Nel procedere all’attuazione ed esecuzione di atti dell’Unione in materie di loro competenza, si ipotizza così che le Regioni, pur vincolate al rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato (cui si aggiunge, in determinate fattispecie, l’ulteriore limite costituito dai principi fondamentali individuati a livello statale), siano comunque legittimate ad adottare «leggi comunitarie regionali» volte a garantire effettività sul piano interno alle fonti normative europee «non self-executing». Lo studio di tale processo è condotto in modo da coglierne anche i diversi, ma non meno innovativi, profili concernenti (i) le peculiari modalità di proposizione del ricorso per annullamento dinnanzi alla Corte di giustizia da parte delle Regioni in caso di prospettata illegittimità degli atti dell’Unione oggetto di attuazione; (ii) la legittimazione (e l’eventuale obbligazione) della Corte costituzionale a proporre il rinvio pregiudiziale allorché si manifestino dubbi circa la «legittimità comunitaria» degli atti emanati dalle Regioni nell’indicata fase discendente della normativa europea; (iii) l’esigenza di tutela dei singoli danneggiati da provvedimenti adottati dalle Regioni in violazione delle diritto dell’Unione. The article analyzes the role played by the Regions in the implementation of European Union Law (fase discendente), both in the light of the recent legislative evolutions – such as, more specifically, Law no. 131/2003 (implementing the reform of Title V, Part II of the Constitution) and Law no. 11/2005 (which has substituted the previous internal legal framework concerning the participation of Italy to the EU legislative process and the execution of the obligations descending from EU law) – and on the basis of the relevant constitutional case-law. Such inquiry permits to identify the general principle according to which – in the absence of specific reasons (emerging from EU law rules object of implementation) requiring a unitary implementation – constitutional rules concerning distribution of legislative powers cannot be derogated from to the detriment of Regions. It is therefore argued that – as far as execution and implementation of EU legislative acts within regional competence is concerned – Regions (despite being bounded by the procedural rules established by State law as well as, in some cases, by the further limit represented by the fundamental principles recognized at State level) are in any case entitled to enact «communitarian regional laws» (leggi comunitarie regionali) aimed at ensuring the effectiveness of «non self-executing» legislative acts in the internal legal system. The study of such process is carried out with specific regard to the different – but equally innovative – issues concerning (i) the particular rules according to which Regions can take an action for annulment before the European Court of Justice, in case of invalidity of the European acts object of implementation; (ii) the entitlement (and the possible obligation) of the Constitutional Court to make reference to the European Court of Justice for a preliminary ruling, in case of doubt concerning the «communitarian legitimacy» (legittimità comunitaria) of the acts enacted by the Regions in the aforementioned phase of implementation of EU law (fase discendente); (iii) the need of legal protection of the individuals affected by measures adopted by the Regions in violation of EU law.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/239650
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