Alfieri, Racine, Manzoni

Lo studio prende in esame la linea che, attraverso il decisivo apporto alfieriano, collega Racine a Manzoni. Dapprima si verifica la convergenza delle posizioni di Alfieri e Calzabigi in rapporto all’eredità raciniana, la cui «debolezza» sentimentale e drammaturgica è criticata nel nome della nuova attenzione al modello teatrale di matrice shakespeariana. Inoltre, si precisa come la rilettura alfieriana rovesci il cliché raciniano della corte in quanto luogo di discussione sulla ragione politica. Racine è appunto bollato da Alfieri come poeta «cortigiano». Il confronto ravvicinato tra i testi francesi e italiani documenta però in che modo la lezione di Racine resista sotto traccia e riemerga esemplarmente attorno al nodo della passio amoris. La rimodulazione della Phèdre in Mirra convoca infine il Manzoni dell’Adelchi e del Fermo e Lucia, con la diretta ripresa, da parte manzoniana, della prospettiva raciniana mirata sul problema ontologico della colpa.