È noto come la lettura dello spazio figurato nei dipinti rinascimentali e la sua restituzione prospettica consentano di ricreare quegli ambienti che il pittore sembra aver copiato dal vero ma che, in realtà erano solo nella mente dell’artista. Esiste, però, un diverso aspetto della rappresentazione dello spazio: presumibilmente meno noto, forse più simbolico, senz’altro più universale. Mi riferisco a quelle figurazioni pittoriche, parietali, vascolari, rupestri, su tela o legno, a rilievo come bassorilievi od altorilievi, che, apparentemente prive di tridimensionalità, manifestano al loro interno conformità a precisi schemi geometrici e dimostrano, se analizzate, un accentuato dinamismo dietro un’apparente staticità. Studiare questa figure consente alla nostra mente di percorrere spazi infiniti in un tempo senza tempo, dal momento che nella cultura di un qualsiasi popolo le forme artistiche non hanno ragione di essere in quanto tali, ma piuttosto per la stretta connessione rilevabile fra arte, mitologia e religione. Indagare nelle figure più diverse, vuol dire entrare nella memoria di ogni cultura e scoprire, nei loro miti e nelle loro leggende, contenuti essenziali comuni. Si è notato che la struttura geometrica di tali rappresentazioni varia a seconda del tipo di immagine, anche se il cerchio, il quadrato, la croce ed il triangolo sono figure generalmente utilizzate. Queste elementari forme geometriche consentivano all’uomo, ed in talune culture consentono ancora, di esprimere la propria interiorità e di affermare, in una più generale visione del mondo, che ciascun uomo è un’unità cosmica e che la società in cui vive è il riflesso di una delle mappe del cosmo.

Il disegno come "segno" della spiritualità dei popoli.

BOFFITO, MAURA
1999-01-01

Abstract

È noto come la lettura dello spazio figurato nei dipinti rinascimentali e la sua restituzione prospettica consentano di ricreare quegli ambienti che il pittore sembra aver copiato dal vero ma che, in realtà erano solo nella mente dell’artista. Esiste, però, un diverso aspetto della rappresentazione dello spazio: presumibilmente meno noto, forse più simbolico, senz’altro più universale. Mi riferisco a quelle figurazioni pittoriche, parietali, vascolari, rupestri, su tela o legno, a rilievo come bassorilievi od altorilievi, che, apparentemente prive di tridimensionalità, manifestano al loro interno conformità a precisi schemi geometrici e dimostrano, se analizzate, un accentuato dinamismo dietro un’apparente staticità. Studiare questa figure consente alla nostra mente di percorrere spazi infiniti in un tempo senza tempo, dal momento che nella cultura di un qualsiasi popolo le forme artistiche non hanno ragione di essere in quanto tali, ma piuttosto per la stretta connessione rilevabile fra arte, mitologia e religione. Indagare nelle figure più diverse, vuol dire entrare nella memoria di ogni cultura e scoprire, nei loro miti e nelle loro leggende, contenuti essenziali comuni. Si è notato che la struttura geometrica di tali rappresentazioni varia a seconda del tipo di immagine, anche se il cerchio, il quadrato, la croce ed il triangolo sono figure generalmente utilizzate. Queste elementari forme geometriche consentivano all’uomo, ed in talune culture consentono ancora, di esprimere la propria interiorità e di affermare, in una più generale visione del mondo, che ciascun uomo è un’unità cosmica e che la società in cui vive è il riflesso di una delle mappe del cosmo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/200117
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