The complex relationship between archive and performance is one of the issues on which international theatre studies have focused their attention for at least twenty years. This problem arises within the intangible and immaterial nature of the performative event, which clashes with the concrete needs of the archive as a place suitable for preserving the material traces that the event itself leaves behind. As the performances they generate, even creative processes are intangible and ephemeral. However, these also leave traces, which can be found in the documents that come from the material culture of scenic creation, produced in support of the creation itself, once their function as an aid to the work of the actors has been exhausted, they can become memory-sources at the service of the scholar. This research aims to identify, within the archival memory, the documentary traces deriving from a performance's production and creative process and plan their organization. Its goal is to create a digital environment that makes these traces accessible and analyzable for scholars and researchers in theatre and performance studies. The methodological approach adopted is interdisciplinary: together with performance studies, it takes into consideration the archival discipline, the theories of documentation, the modalities of knowledge organization and representation deriving from information sciences and applicable both in the archival and library science, as well as media theories and epistemological points of view aimed at highlighting the potential and limits of digital environments built for the representation of archives that preserve documentary sets and traces of live performances. The first chapter focuses on the methods, techniques and tools adopted in the archival field to represent an archive on the web, focusing mainly on the most widespread metadata practices and the possibilities granted by the tools created more recently to organize and represent archival knowledge in a digital environment. The second chapter is instead oriented towards analyzing experiences which, through the modelling of existing ontologies and metadata schemas, have attempted to formalize and make usable and accessible a posteriori the immaterial knowledge conveyed by the performing arts through documentation related to the performance. The third chapter examines some case studies, real online archives linked to the performing arts and analyzes them both from a technical point of view, analyzing the methods and tools used for the online representation of documents and their relationships, and theoretical, starting from the data visualization and the critical and meta-informative devices provided to the user. Although the case studies analyzed in the third chapter represent excellent examples of representation of online archives, which therefore respect the dictates of the archival discipline by adapting to the languages of the web, they mainly focus on the documentation of public performances, giving a secondary space to the creative processes from which the performances themselves derive. Thus, the fourth chapter, starting from historical and anthropological considerations and comparing them with the "Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage" signed by UNESCO in 2003, focuses on the creative process and its identification as a cultural asset. Furthermore, a large space is dedicated to the sources and documents that derive from the artistic creation, definable precisely as “remains” that testify to the steps and dynamics that lead from the conception of the performance to its first public representation. The objective of the fifth chapter is to apply, through the case study represented by the Odin Teatret Archives, some of the tools and techniques analyzed in the first two chapters to the theories and concepts highlighted concerning the creative process as a cultural asset in order to provide researchers and scholars in the field of performing arts and theatre studies with access points and online tools valid for the study and analysis of artistic-performative creation. The conclusions intend to affirm the anthropological and cultural importance of creative processes and, although the related representation online is fragmented and fragmentary, it could offer users specialized in theatre and performance studies points of privileged access to both the performing arts archives and the creative processes, since the latter have been the main object of research in their respective disciplinary fields over the last forty years.

Il complesso rapporto tra archivio e performance è una delle problematiche su cui gli studi teatrali internazionali hanno focalizzato da almeno un ventennio la loro attenzione. Tale problematica si costituisce in seno alla natura intangibile e immateriale dell’evento performativo, che si scontra con le necessità concrete dell’archivio in quanto luogo atto a custodire le tracce materiali che l’evento stesso lascia dietro di sé. Come le performance che essi generano, anche i processi creativi sono intangibili ed effimeri. Ma anche questi lasciano delle tracce, riscontrabili nei documenti che provengono dalla cultura materiale della creazione scenica, prodotti a supporto dalla creazione stessa, che una volta esaurita la loro funzione di ausilio al lavoro degli attuanti possono diventare memoria-fonte al servizio dello studioso. L’obiettivo di questa ricerca è quello di individuare, all’interno della memoria archivistica, le tracce documentarie derivanti dalla produzione e dal processo creativo di un evento spettacolare e pianificare una loro organizzazione, al fine di realizzare un ambiente digitale che le renda accessibili e analizzabili per studiosi e ricercatori che si occupano di studi teatrali e Performance Studies. L’approccio metodologico adottato è interdisciplinare: insieme agli studi sulla performance, tiene in considerazione la disciplina archivistica, le teorie della documentazione, le modalità di organizzazione e rappresentazione della conoscenza derivanti dalle scienze dell’informazione applicabili sia in ambito archivistico che biblioteconomico, nonché teorie dei media e punti di vista epistemologici atti a evidenziare potenzialità e limiti di ambienti digitali costruiti per la rappresentazione di archivi che conservano insiemi documentali e tracce dello spettacolo dal vivo. Il primo capitolo si concentra sulle modalità, sulle tecniche e sugli strumenti adottati in ambito archivistico per rappresentare un archivio in rete, concentrandosi principalmente sulle più diffuse pratiche di metadatazione e sulle possibilità concesse dagli strumenti creati più recentemente per organizzare e rappresentare la conoscenza archivistica in ambito digitale. Il secondo capitolo si orienta invece verso l’analisi di esperienze che attraverso la modellazione di ontologie e metadata schemas esistenti hanno tentato di formalizzare e rendere fruibile e accessibile a posteriori la conoscenza immateriale veicolata dalle arti performative attraverso la documentazione correlata allo spettacolo. Il terzo capitolo prende in esame alcuni casi studio, veri e propri archivi in rete legati alle arti performative e li analizza sia da un punto di vista tecnico, analizzando le modalità e gli strumenti utilizzati per la rappresentazione in rete dei documenti e delle loro relazioni, che teorico, a partire dalla data visualization e dagli apparati critici e metainformativi forniti all’utente. Sebbene i casi studio analizzati nel terzo capitolo rappresentino eccellenti esempi di rappresentazione di archivi in rete, che quindi rispettano i dettami della disciplina archivistica adattandosi ai linguaggi del web, essi si concentrano per lo più sulla documentazione degli eventi performativi, e quindi degli spettacoli, dando uno spazio secondario ai processi creativi da cui gli spettacoli stessi derivano. Ecco perché il quarto capitolo, a partire da considerazioni di carattere storico e antropologico e confrontando le stesse con la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” sottoscritta dall’UNESCO nel 2003, si focalizza sul processo creativo e sulla sua identificazione come bene culturale. Inoltre, un ampio spazio è dedicato alle fonti e ai documenti che derivano dalla creazione artistica, definibili appunto come remains, resti che testimoniano i passaggi e le dinamiche che conducono dall’ideazione dello spettacolo alla sua prima rappresentazione. L’obiettivo del quinto capitolo è quello di applicare, attraverso il caso di studio rappresentato dagli Odin Teatret Archives, alcuni degli strumenti e delle tecniche analizzati nei primi due capitoli alle teorie e ai concetti evidenziati rispetto al processo creativo in quanto bene culturale, al fine di fornire a ricercatori e studiosi nell’ambito delle arti performative e dello spettacolo punti di accesso e strumenti in rete utili allo studio e all’analisi della creazione artistico-performativa. Le conclusioni intendono affermare l’importanza antropologia e culturale dei processi creativi e, sebbene la relativa rappresentazione in rete sia frammentata e frammentaria, essa potrebbe offrire a un’utenza specializzata nelle discipline dello spettacolo, nei theatre and performance studies e nella performance theory punti di accesso privilegiati tanto agli archivi dello spettacolo quanto ai processi creativi, dal momento che quest’ultimi sono stati negli ultimi quarant’anni l’oggetto principale della ricerca nei rispettivi ambiti disciplinari.

Creation Remains. Archivi Digitali, Arti Performative, Processi Creativi

DRAGONE, SIMONE
2024-04-17

Abstract

The complex relationship between archive and performance is one of the issues on which international theatre studies have focused their attention for at least twenty years. This problem arises within the intangible and immaterial nature of the performative event, which clashes with the concrete needs of the archive as a place suitable for preserving the material traces that the event itself leaves behind. As the performances they generate, even creative processes are intangible and ephemeral. However, these also leave traces, which can be found in the documents that come from the material culture of scenic creation, produced in support of the creation itself, once their function as an aid to the work of the actors has been exhausted, they can become memory-sources at the service of the scholar. This research aims to identify, within the archival memory, the documentary traces deriving from a performance's production and creative process and plan their organization. Its goal is to create a digital environment that makes these traces accessible and analyzable for scholars and researchers in theatre and performance studies. The methodological approach adopted is interdisciplinary: together with performance studies, it takes into consideration the archival discipline, the theories of documentation, the modalities of knowledge organization and representation deriving from information sciences and applicable both in the archival and library science, as well as media theories and epistemological points of view aimed at highlighting the potential and limits of digital environments built for the representation of archives that preserve documentary sets and traces of live performances. The first chapter focuses on the methods, techniques and tools adopted in the archival field to represent an archive on the web, focusing mainly on the most widespread metadata practices and the possibilities granted by the tools created more recently to organize and represent archival knowledge in a digital environment. The second chapter is instead oriented towards analyzing experiences which, through the modelling of existing ontologies and metadata schemas, have attempted to formalize and make usable and accessible a posteriori the immaterial knowledge conveyed by the performing arts through documentation related to the performance. The third chapter examines some case studies, real online archives linked to the performing arts and analyzes them both from a technical point of view, analyzing the methods and tools used for the online representation of documents and their relationships, and theoretical, starting from the data visualization and the critical and meta-informative devices provided to the user. Although the case studies analyzed in the third chapter represent excellent examples of representation of online archives, which therefore respect the dictates of the archival discipline by adapting to the languages of the web, they mainly focus on the documentation of public performances, giving a secondary space to the creative processes from which the performances themselves derive. Thus, the fourth chapter, starting from historical and anthropological considerations and comparing them with the "Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage" signed by UNESCO in 2003, focuses on the creative process and its identification as a cultural asset. Furthermore, a large space is dedicated to the sources and documents that derive from the artistic creation, definable precisely as “remains” that testify to the steps and dynamics that lead from the conception of the performance to its first public representation. The objective of the fifth chapter is to apply, through the case study represented by the Odin Teatret Archives, some of the tools and techniques analyzed in the first two chapters to the theories and concepts highlighted concerning the creative process as a cultural asset in order to provide researchers and scholars in the field of performing arts and theatre studies with access points and online tools valid for the study and analysis of artistic-performative creation. The conclusions intend to affirm the anthropological and cultural importance of creative processes and, although the related representation online is fragmented and fragmentary, it could offer users specialized in theatre and performance studies points of privileged access to both the performing arts archives and the creative processes, since the latter have been the main object of research in their respective disciplinary fields over the last forty years.
17-apr-2024
Il complesso rapporto tra archivio e performance è una delle problematiche su cui gli studi teatrali internazionali hanno focalizzato da almeno un ventennio la loro attenzione. Tale problematica si costituisce in seno alla natura intangibile e immateriale dell’evento performativo, che si scontra con le necessità concrete dell’archivio in quanto luogo atto a custodire le tracce materiali che l’evento stesso lascia dietro di sé. Come le performance che essi generano, anche i processi creativi sono intangibili ed effimeri. Ma anche questi lasciano delle tracce, riscontrabili nei documenti che provengono dalla cultura materiale della creazione scenica, prodotti a supporto dalla creazione stessa, che una volta esaurita la loro funzione di ausilio al lavoro degli attuanti possono diventare memoria-fonte al servizio dello studioso. L’obiettivo di questa ricerca è quello di individuare, all’interno della memoria archivistica, le tracce documentarie derivanti dalla produzione e dal processo creativo di un evento spettacolare e pianificare una loro organizzazione, al fine di realizzare un ambiente digitale che le renda accessibili e analizzabili per studiosi e ricercatori che si occupano di studi teatrali e Performance Studies. L’approccio metodologico adottato è interdisciplinare: insieme agli studi sulla performance, tiene in considerazione la disciplina archivistica, le teorie della documentazione, le modalità di organizzazione e rappresentazione della conoscenza derivanti dalle scienze dell’informazione applicabili sia in ambito archivistico che biblioteconomico, nonché teorie dei media e punti di vista epistemologici atti a evidenziare potenzialità e limiti di ambienti digitali costruiti per la rappresentazione di archivi che conservano insiemi documentali e tracce dello spettacolo dal vivo. Il primo capitolo si concentra sulle modalità, sulle tecniche e sugli strumenti adottati in ambito archivistico per rappresentare un archivio in rete, concentrandosi principalmente sulle più diffuse pratiche di metadatazione e sulle possibilità concesse dagli strumenti creati più recentemente per organizzare e rappresentare la conoscenza archivistica in ambito digitale. Il secondo capitolo si orienta invece verso l’analisi di esperienze che attraverso la modellazione di ontologie e metadata schemas esistenti hanno tentato di formalizzare e rendere fruibile e accessibile a posteriori la conoscenza immateriale veicolata dalle arti performative attraverso la documentazione correlata allo spettacolo. Il terzo capitolo prende in esame alcuni casi studio, veri e propri archivi in rete legati alle arti performative e li analizza sia da un punto di vista tecnico, analizzando le modalità e gli strumenti utilizzati per la rappresentazione in rete dei documenti e delle loro relazioni, che teorico, a partire dalla data visualization e dagli apparati critici e metainformativi forniti all’utente. Sebbene i casi studio analizzati nel terzo capitolo rappresentino eccellenti esempi di rappresentazione di archivi in rete, che quindi rispettano i dettami della disciplina archivistica adattandosi ai linguaggi del web, essi si concentrano per lo più sulla documentazione degli eventi performativi, e quindi degli spettacoli, dando uno spazio secondario ai processi creativi da cui gli spettacoli stessi derivano. Ecco perché il quarto capitolo, a partire da considerazioni di carattere storico e antropologico e confrontando le stesse con la “Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale” sottoscritta dall’UNESCO nel 2003, si focalizza sul processo creativo e sulla sua identificazione come bene culturale. Inoltre, un ampio spazio è dedicato alle fonti e ai documenti che derivano dalla creazione artistica, definibili appunto come remains, resti che testimoniano i passaggi e le dinamiche che conducono dall’ideazione dello spettacolo alla sua prima rappresentazione. L’obiettivo del quinto capitolo è quello di applicare, attraverso il caso di studio rappresentato dagli Odin Teatret Archives, alcuni degli strumenti e delle tecniche analizzati nei primi due capitoli alle teorie e ai concetti evidenziati rispetto al processo creativo in quanto bene culturale, al fine di fornire a ricercatori e studiosi nell’ambito delle arti performative e dello spettacolo punti di accesso e strumenti in rete utili allo studio e all’analisi della creazione artistico-performativa. Le conclusioni intendono affermare l’importanza antropologia e culturale dei processi creativi e, sebbene la relativa rappresentazione in rete sia frammentata e frammentaria, essa potrebbe offrire a un’utenza specializzata nelle discipline dello spettacolo, nei theatre and performance studies e nella performance theory punti di accesso privilegiati tanto agli archivi dello spettacolo quanto ai processi creativi, dal momento che quest’ultimi sono stati negli ultimi quarant’anni l’oggetto principale della ricerca nei rispettivi ambiti disciplinari.
Archivi digitali; arti performative; processi creativi; organizzazione della conoscenza; rappresentazione della conoscenza; patriomonio culturale immateriale
Digital archives; performing arts; creative processes; knowledge organization; knowledge representation; intangible cultural heritage
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1170595
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