The overcoming of the traditional western dualism between human and nature is sought by landscape design at a point of contact between the two entities. Especially in the perspective of a necessary alliance between city and nature, the roof garden has acquired over time the curious role of hybridiser: it is a palimpsest architecture - vegetal and technological, biological and artefactual - that is grafted into the cities with the aim of renaturalising them. From the Mausoleum of Augustus to the Roof Garden Theatres in the United States; from Le Corbusier’s toit-jardin to the polychrome expressions of Burle Marx; from Hundertwasser’s third skin to the experimentation of Barcelona’s Canòpia Urbana: the roof garden, while subject to certain dynamics of greenwashing and verdolatry, has shown undeniable benefits for the city, especially in its role of reconciling, precisely, the anthropic system with the natural one. But a re-reading of its evolution will reveal a different scenario, subverting one of the perspectives that is taken for granted in landscape design: reconciliation. The dynamics of the hanging phenomenon - marginal perhaps compared to higher and broader expressions of the landscape project - will show, in fact, that the undoubted rift to be healed between society and the environment is but one version among many and, as such, neither absolute nor universal. Through this research work we aim to investigate the dynamics that have led to the popularity - or decline - of the roof garden within certain cultures throughout history, demonstrating that its appearance and its design characteristics are closely linked to the particular vision of the human-nature relationship that sees in nature an other world, an alterity, precisely. The final outcome will allow some key elements of landscape design to be reread in a different light. Where the categories of the contemporary struggle to cope with the ecological issues that alarm human beings, the roof garden project proves to be an unexpected key to reinterpretation; it is a tool from which to borrow a different outlook, one that overturns the idea of the otherness of the naura and redesigns a small part of the geography of the landscape, a piece in a larger mosaic.

Il superamento del tradizionale dualismo occidentale tra umano e natura viene ricercato dal progetto di paesaggio in un punto di contatto tra le due entità. Specialmente nell’ottica di una necessaria alleanza tra città e natura, il giardino pensile ha acquisito nel tempo il curioso ruolo di ibridatore: è un’architettura palinsesto – vegetale e tecnologica, biologica e artefatta – che viene innestata nelle città con l’obiettivo di rinaturarle. Dal Mausoleo di Augusto ai Roof Garden Theatres statunitensi; dal toit-jardin di Le Corbusier alle espressioni policrome di Burle Marx; dalla terza pelle di Hundertwasser alla sperimentazione della Canòpia Urbana barcellonese: il giardino pensile, pur soggetto a certe dinamiche di greenwashing e di verdolatria, ha dimostrato di poter portare innegabili benefici per la città, soprattutto nel suo ruolo di riconciliare, appunto, il sistema antropico con quello naturale. Ma la rilettura della sua evoluzione rivelerà uno scenario diverso, sovvertendo una delle prospettive che nel progetto di paesaggio è data per scontata: la riconciliazione. La dinamica del fenomeno pensile – marginale forse rispetto ad espressioni più alte e più ampie del progetto di paesaggio – mostrerà, infatti, che l’indubbia frattura da risanare tra società e ambiente non è che una versione fra le tante e, come tale, né assoluta né universale. Attraverso il presente lavoro di ricerca ci si propone di indagare le dinamiche che hanno portato alla popolarità – o al declino – del giardino pensile in seno ad alcune culture nella storia, dimostrando che la sua comparsa e i relativi caratteri progettuali risultano strettamente legati alla particolare visione del rapporto umano-natura che vede nella natura un mondo altro, un’alterità, appunto. L’esito finale permetterà di rileggere sotto una diversa luce alcuni elementi chiave del progetto di paesaggio. Laddove le categorie del contemporaneo faticano a reggere il confronto con le problematiche ecologiche che allarmano l’essere umano, il progetto di giardino pensile si dimostra un’imprevista chiave di reinterpretazione; è uno strumento da cui mutuare uno sguardo diverso, che ribalta l’idea di alterità della natura e ridisegna una piccola parte della geografia del paesaggio, un tassello in un mosaico più grande.

Il giardino pensile - Le alterità della natura nel progetto di paesaggio

MELLI, STEFANO
2023-05-31

Abstract

The overcoming of the traditional western dualism between human and nature is sought by landscape design at a point of contact between the two entities. Especially in the perspective of a necessary alliance between city and nature, the roof garden has acquired over time the curious role of hybridiser: it is a palimpsest architecture - vegetal and technological, biological and artefactual - that is grafted into the cities with the aim of renaturalising them. From the Mausoleum of Augustus to the Roof Garden Theatres in the United States; from Le Corbusier’s toit-jardin to the polychrome expressions of Burle Marx; from Hundertwasser’s third skin to the experimentation of Barcelona’s Canòpia Urbana: the roof garden, while subject to certain dynamics of greenwashing and verdolatry, has shown undeniable benefits for the city, especially in its role of reconciling, precisely, the anthropic system with the natural one. But a re-reading of its evolution will reveal a different scenario, subverting one of the perspectives that is taken for granted in landscape design: reconciliation. The dynamics of the hanging phenomenon - marginal perhaps compared to higher and broader expressions of the landscape project - will show, in fact, that the undoubted rift to be healed between society and the environment is but one version among many and, as such, neither absolute nor universal. Through this research work we aim to investigate the dynamics that have led to the popularity - or decline - of the roof garden within certain cultures throughout history, demonstrating that its appearance and its design characteristics are closely linked to the particular vision of the human-nature relationship that sees in nature an other world, an alterity, precisely. The final outcome will allow some key elements of landscape design to be reread in a different light. Where the categories of the contemporary struggle to cope with the ecological issues that alarm human beings, the roof garden project proves to be an unexpected key to reinterpretation; it is a tool from which to borrow a different outlook, one that overturns the idea of the otherness of the naura and redesigns a small part of the geography of the landscape, a piece in a larger mosaic.
31-mag-2023
Il superamento del tradizionale dualismo occidentale tra umano e natura viene ricercato dal progetto di paesaggio in un punto di contatto tra le due entità. Specialmente nell’ottica di una necessaria alleanza tra città e natura, il giardino pensile ha acquisito nel tempo il curioso ruolo di ibridatore: è un’architettura palinsesto – vegetale e tecnologica, biologica e artefatta – che viene innestata nelle città con l’obiettivo di rinaturarle. Dal Mausoleo di Augusto ai Roof Garden Theatres statunitensi; dal toit-jardin di Le Corbusier alle espressioni policrome di Burle Marx; dalla terza pelle di Hundertwasser alla sperimentazione della Canòpia Urbana barcellonese: il giardino pensile, pur soggetto a certe dinamiche di greenwashing e di verdolatria, ha dimostrato di poter portare innegabili benefici per la città, soprattutto nel suo ruolo di riconciliare, appunto, il sistema antropico con quello naturale. Ma la rilettura della sua evoluzione rivelerà uno scenario diverso, sovvertendo una delle prospettive che nel progetto di paesaggio è data per scontata: la riconciliazione. La dinamica del fenomeno pensile – marginale forse rispetto ad espressioni più alte e più ampie del progetto di paesaggio – mostrerà, infatti, che l’indubbia frattura da risanare tra società e ambiente non è che una versione fra le tante e, come tale, né assoluta né universale. Attraverso il presente lavoro di ricerca ci si propone di indagare le dinamiche che hanno portato alla popolarità – o al declino – del giardino pensile in seno ad alcune culture nella storia, dimostrando che la sua comparsa e i relativi caratteri progettuali risultano strettamente legati alla particolare visione del rapporto umano-natura che vede nella natura un mondo altro, un’alterità, appunto. L’esito finale permetterà di rileggere sotto una diversa luce alcuni elementi chiave del progetto di paesaggio. Laddove le categorie del contemporaneo faticano a reggere il confronto con le problematiche ecologiche che allarmano l’essere umano, il progetto di giardino pensile si dimostra un’imprevista chiave di reinterpretazione; è uno strumento da cui mutuare uno sguardo diverso, che ribalta l’idea di alterità della natura e ridisegna una piccola parte della geografia del paesaggio, un tassello in un mosaico più grande.
La superación del tradicional dualismo occidental entre el ser humano y la naturaleza se busca mediante el paisajismo en un punto de contacto entre ambas entidades. Especialmente en la perspectiva de una necesaria alianza entre ciudad y naturaleza, el jardin colgante ha adquirido con el tiempo el curioso papel de hibridador: es una arquitectura palimpsesto - vegetal y tecnológica, biológica y artefactual - que se injerta en las ciudades con el fin de renaturalizarlas. Del Mausoleo de Augusto a los Roof Garden Theatres en Estados Unidos; del toit-jardin de Le Corbusier a las expresiones policromadas de Burle Marx; de la tercera piel de Hundertwasser a la experimentación de la Canòpia Urbana de Barcelona: el roof garden, aunque sujeto a ciertas dinámicas de greenwashing y verdolatría, ha mostrado innegables beneficios para la ciudad, especialmente en su papel de reconciliar, precisamente, el sistema antrópico con el natural. Pero una relectura de su evolución revelará un escenario diferente, subvirtiendo una de las perspectivas que se dan por sentadas en el diseño paisajístico: la reconciliación. La dinámica del fenómeno colgante - marginal quizá en comparación con expresiones más elevadas y amplias del proyecto paisajístico - demostrará, de hecho, que la indudable fractura que hay que cerrar entre la sociedad y el medio ambiente no es más que una versión entre muchas y, como tal, ni absoluta ni universal. A través de este trabajo de investigación pretendemos indagar en las dinámicas que han propiciado la popularidad - o el declive - del jardin colgante dentro de determinadas culturas a lo largo de la historia, demostrando que su apariencia y sus características de diseño están estrechamente ligadas a la particular visión de la relación hombre-naturaleza que ve en la naturaleza un mundo otro, una alteridad, precisamente. El resultado final permitirá releer bajo una luz diferente algunos elementos clave del diseño paisajístico. Allí donde las categorías de lo contemporáneo luchan por hacer frente a los problemas ecológicos que alarman al ser humano, el proyecto del jardín en la azotea se revela como una inesperada clave de reinterpretación; es una herramienta de la que tomar prestada una mirada diferente, que trastoca la idea de la alteridad de la naturaleza y rediseña una pequeña parte de la geografía del paisaje, una pieza de un mosaico mayor.
roof garden; hanging garden; landscape; landscape design; urban landscape; renaturing; human-nature relationship
giardino pensile; paesaggio; architettura del paesaggio; paesaggio urbano; rinaturazione; rapporto umano-natura
jardín colgante; paisaje; diseño del paisaje; paisaje urbano; renaturalización; relación hombre-naturaleza
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Descrizione: PhD Thesis
Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1119047
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