L’ambito dello studio presentato è relativo a nuove pratiche e metodi del fare design per contribuire in maniera più impattante nella mission dell’inclusione. Ovvero un design inclusivo non più solo verso la variabilità degli utenti, bensì verso tutti gli animali (oltre all’essere umano), le piante e gli elementi naturali che risentono del progetto. Si tratta di un approccio More-Than-Human Centered, volto a rispondere alle esigenze del periodo storico attuale. Il contributo analizza tre casi studio di progettazione More-Than-Human, individuando strumenti e pratiche adottate, evidenziando difficoltà e soluzioni per riuscire ad includere i non-human agency all’interno del processo progettuale. Si evidenzia come i tre fattori principali che possono aiutare i progettisti in tale compito siano: utilizzo di strumenti tecnologici, testimonianze dell’esperienza diretta di persone che vivono in un preciso contesto, partecipazione al progetto di non-human player anche in qualità di strumento (sebbene quest’ultimo punto ponga diverse questioni etiche). Se tali fattori possono contribuire alla raccolta di informazioni su abitudini, esigenze e problematiche inerenti i vari agency che caratterizzano un ecosistema, si rende poi necessario un importante lavoro di traduzione in un linguaggio universalmente comprensibile, attraverso la rappresentazione dei dati sotto varie forme.
(Metodi HCD x Approcci More-than-human) = Design Inclusivo^3
isabella nevoso;francesco burlando
2022-01-01
Abstract
L’ambito dello studio presentato è relativo a nuove pratiche e metodi del fare design per contribuire in maniera più impattante nella mission dell’inclusione. Ovvero un design inclusivo non più solo verso la variabilità degli utenti, bensì verso tutti gli animali (oltre all’essere umano), le piante e gli elementi naturali che risentono del progetto. Si tratta di un approccio More-Than-Human Centered, volto a rispondere alle esigenze del periodo storico attuale. Il contributo analizza tre casi studio di progettazione More-Than-Human, individuando strumenti e pratiche adottate, evidenziando difficoltà e soluzioni per riuscire ad includere i non-human agency all’interno del processo progettuale. Si evidenzia come i tre fattori principali che possono aiutare i progettisti in tale compito siano: utilizzo di strumenti tecnologici, testimonianze dell’esperienza diretta di persone che vivono in un preciso contesto, partecipazione al progetto di non-human player anche in qualità di strumento (sebbene quest’ultimo punto ponga diverse questioni etiche). Se tali fattori possono contribuire alla raccolta di informazioni su abitudini, esigenze e problematiche inerenti i vari agency che caratterizzano un ecosistema, si rende poi necessario un importante lavoro di traduzione in un linguaggio universalmente comprensibile, attraverso la rappresentazione dei dati sotto varie forme.File | Dimensione | Formato | |
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