Le drammatiche vicende che nel settembre 1943, sulle isole greche di Cefalonia e Corfù, portarono al massacro di numerosi soldati italiani da parte dell’esercito tedesco sono da decenni oggetto di interesse storiografico, nel tentativo di far chiarezza su un episodio bellico maturato in conseguenza allo sbandamento istituzionale, politico e militare che si registrò in Italia dopo l’armistizio con gli Alleati anglo-americani. La memorialistica, acquisendo il paradigma del martirio eroico, ha contribuito alla monumentalizzazione di quei tragici fatti: un’interpretazione funzionale al tentativo di elaborare i traumi di un lutto collettivo reso insopportabile dalla mancanza di certezze sul destino di molti militari, la cui morte – mai accertata ufficialmente – fu dichiarata solo dopo decenni. Non è un caso che la tipologia testuale più presente sui fatti di Cefalonia e Corfù negli archivi di scrittura popolare – su tutti quello di Pieve Santo Stefano, in cui si contano decine di testimonianze – sia la memoria, a fronte di pochissimi epistolari: si tratta quindi di un racconto maturato dopo i fatti, che predilige una lettura sacrificale degli eventi e getta un cono d’ombra sulla quotidianità dei soldati, sui loro sentimenti e sugli stati d’animo vissuti prima della strage. È su tali aspetti ancora poco noti che Patrizia Gabrielli concentra l’attenzione, rivolgendosi ai carteggi inediti custoditi presso l’Istituto storico autonomo della Resistenza dei militari italiani all’estero (Isaremi) con sede nell’Università di Arezzo, diretto dal 2006 da Camillo Brezzi: fonti in grado di restituire – al netto dei condizionamenti peculiari di tali testi, ben noti all’autrice – un tempo e uno spaccato del vissuto bellico fino ad ora quasi inesplorato, dalle sensazioni di curiosità nel momento di approdo in territorio greco al senso di spaesamento, secondo un caleidoscopio di emozioni condizionate dall’andamento del conflitto.

Il quotidiano dei militari italiani a Cefalonia e Corfù attraverso il loro carteggio (recensione a Patrizia Gabrielli, Prima della tragedia. Militari italiani a Cefalonia e a Corfù, Bologna, Il Mulino, 2020)

Caffarena, fabio
2020-01-01

Abstract

Le drammatiche vicende che nel settembre 1943, sulle isole greche di Cefalonia e Corfù, portarono al massacro di numerosi soldati italiani da parte dell’esercito tedesco sono da decenni oggetto di interesse storiografico, nel tentativo di far chiarezza su un episodio bellico maturato in conseguenza allo sbandamento istituzionale, politico e militare che si registrò in Italia dopo l’armistizio con gli Alleati anglo-americani. La memorialistica, acquisendo il paradigma del martirio eroico, ha contribuito alla monumentalizzazione di quei tragici fatti: un’interpretazione funzionale al tentativo di elaborare i traumi di un lutto collettivo reso insopportabile dalla mancanza di certezze sul destino di molti militari, la cui morte – mai accertata ufficialmente – fu dichiarata solo dopo decenni. Non è un caso che la tipologia testuale più presente sui fatti di Cefalonia e Corfù negli archivi di scrittura popolare – su tutti quello di Pieve Santo Stefano, in cui si contano decine di testimonianze – sia la memoria, a fronte di pochissimi epistolari: si tratta quindi di un racconto maturato dopo i fatti, che predilige una lettura sacrificale degli eventi e getta un cono d’ombra sulla quotidianità dei soldati, sui loro sentimenti e sugli stati d’animo vissuti prima della strage. È su tali aspetti ancora poco noti che Patrizia Gabrielli concentra l’attenzione, rivolgendosi ai carteggi inediti custoditi presso l’Istituto storico autonomo della Resistenza dei militari italiani all’estero (Isaremi) con sede nell’Università di Arezzo, diretto dal 2006 da Camillo Brezzi: fonti in grado di restituire – al netto dei condizionamenti peculiari di tali testi, ben noti all’autrice – un tempo e uno spaccato del vissuto bellico fino ad ora quasi inesplorato, dalle sensazioni di curiosità nel momento di approdo in territorio greco al senso di spaesamento, secondo un caleidoscopio di emozioni condizionate dall’andamento del conflitto.
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