Shakespeare è onnipresente nelle opere di Virginia Woolf. Dai diari alle lettere, dagli scritti critici ai romanzi, non c’è testo in cui il nome del drammaturgo non compaia. La grande ammirazione che Woolf provava nei confronti di Shakespeare è giustificata, principalmente, dal fatto che la scrittrice riteneva che i grandi del passato riuscissero a dare ai contemporanei la spinta necessaria per continuare sempre a «cercare». «Cercare» significa, nell’universo woolfiano, sperimentare sempre nuove forme di scrittura per meglio esprimere se stessi e, quindi, per continuare a vivere. Una ricerca di espressione della propria sensibilità che Woolf, instancabile, continuerà a condurre fino all’ultima opera, il romanzo Between the Acts. Questa ricerca si fa ovviamente più intensa prima e dopo i momenti di crisi da lei vissuti: crisi non solo personale, essendo Woolf spesso vittima di gravi depressioni, ma soprattutto le crisi storiche che la sua generazione dovette fronteggiare. È proprio in questi momenti che Woolf sembra maggiormente ricorrere alla propria profonda conoscenza delle opere di Shakespeare – e dei grandi della letteratura in generale. Con questo intervento, si cercherà di mostrare come la presenza del drammaturgo si avverta in modo particolare in Between the Acts, romanzo scritto allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Qui, Woolf prova a rispondere alla crisi generata dall’ansia, personale e collettiva, per il nuovo conflitto con un’opera che evoca volutamente il passato storico-letterario della Gran Bretagna e in cui le allusioni a Shakespeare sono molteplici. Questi rimandi ed echi shakesperiani sono sì «scorie, residui» - come lei stessa li definirà –, ma comunque testimoniano il suo estremo tentativo di arginare il dilagare della disintegrante violenza della guerra con riferimenti a ciò che tiene insieme una comunità: la sua storia e la sua cultura.

“For me Shakespeare sang”. Fronteggiare la crisi con Shakespeare in Virginia Woolf

Ragni C
2017-01-01

Abstract

Shakespeare è onnipresente nelle opere di Virginia Woolf. Dai diari alle lettere, dagli scritti critici ai romanzi, non c’è testo in cui il nome del drammaturgo non compaia. La grande ammirazione che Woolf provava nei confronti di Shakespeare è giustificata, principalmente, dal fatto che la scrittrice riteneva che i grandi del passato riuscissero a dare ai contemporanei la spinta necessaria per continuare sempre a «cercare». «Cercare» significa, nell’universo woolfiano, sperimentare sempre nuove forme di scrittura per meglio esprimere se stessi e, quindi, per continuare a vivere. Una ricerca di espressione della propria sensibilità che Woolf, instancabile, continuerà a condurre fino all’ultima opera, il romanzo Between the Acts. Questa ricerca si fa ovviamente più intensa prima e dopo i momenti di crisi da lei vissuti: crisi non solo personale, essendo Woolf spesso vittima di gravi depressioni, ma soprattutto le crisi storiche che la sua generazione dovette fronteggiare. È proprio in questi momenti che Woolf sembra maggiormente ricorrere alla propria profonda conoscenza delle opere di Shakespeare – e dei grandi della letteratura in generale. Con questo intervento, si cercherà di mostrare come la presenza del drammaturgo si avverta in modo particolare in Between the Acts, romanzo scritto allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Qui, Woolf prova a rispondere alla crisi generata dall’ansia, personale e collettiva, per il nuovo conflitto con un’opera che evoca volutamente il passato storico-letterario della Gran Bretagna e in cui le allusioni a Shakespeare sono molteplici. Questi rimandi ed echi shakesperiani sono sì «scorie, residui» - come lei stessa li definirà –, ma comunque testimoniano il suo estremo tentativo di arginare il dilagare della disintegrante violenza della guerra con riferimenti a ciò che tiene insieme una comunità: la sua storia e la sua cultura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11567/1034406
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