L’analisi del processo di obsolescenza che investe diversi edifici residenziali di ispirazione modernista e funzionalista è alla radice del mio intervento. In Rovine e macerie. Il senso del tempo (2003), Marc Augé imputa all’architettura contemporanea di anelare non «all’eternità di un sogno di pietra, ma a un presente “sostituibile” all’infinito». In Come la modernità dimentica (2010), l’antropologo Paul Connerton parla di «una lotta continua in cui dei paesaggi fisici adattati alle necessità del capitalismo vengono prodotti in un particolare momento storico soltanto per essere poi distrutti o smantellati in un momento storico successivo». Le abitazioni inserite in questo processo sono pensate come “edifici-contenitore”, divengono “nonluoghi abitativi” senza identità né storia, incapaci di attivare minimi meccanismi sociali e memoriali. Rabot 4-358 (2013), spettacolo del regista e attore belga Simon Allemeersch, documenta il recupero memoriale avviato all’interno di tre case sociali in via di demolizione nella città di Gand, le “Torri Rabot”, con il duplice obiettivo di costruirvi una comunità di abitanti e di non lasciar cadere la loro storia nell’oblio. Presentando questo caso studio, nel mio intervento vorrei mettere in luce le modalità attraverso cui alcuni artisti contemporanei riescono ad attivare processi identitari e memoriali all’interno di luoghi abitativi “sorpassati” dalla stessa società politica e civile che li ha precedentemente edificati.

Rabot 4-358. Storie contro la demolizione

Matteo Valentini
2020-01-01

Abstract

L’analisi del processo di obsolescenza che investe diversi edifici residenziali di ispirazione modernista e funzionalista è alla radice del mio intervento. In Rovine e macerie. Il senso del tempo (2003), Marc Augé imputa all’architettura contemporanea di anelare non «all’eternità di un sogno di pietra, ma a un presente “sostituibile” all’infinito». In Come la modernità dimentica (2010), l’antropologo Paul Connerton parla di «una lotta continua in cui dei paesaggi fisici adattati alle necessità del capitalismo vengono prodotti in un particolare momento storico soltanto per essere poi distrutti o smantellati in un momento storico successivo». Le abitazioni inserite in questo processo sono pensate come “edifici-contenitore”, divengono “nonluoghi abitativi” senza identità né storia, incapaci di attivare minimi meccanismi sociali e memoriali. Rabot 4-358 (2013), spettacolo del regista e attore belga Simon Allemeersch, documenta il recupero memoriale avviato all’interno di tre case sociali in via di demolizione nella città di Gand, le “Torri Rabot”, con il duplice obiettivo di costruirvi una comunità di abitanti e di non lasciar cadere la loro storia nell’oblio. Presentando questo caso studio, nel mio intervento vorrei mettere in luce le modalità attraverso cui alcuni artisti contemporanei riescono ad attivare processi identitari e memoriali all’interno di luoghi abitativi “sorpassati” dalla stessa società politica e civile che li ha precedentemente edificati.
2020
978-88-3293-405-2
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